Gatto sbranato da cinque cani nel centro di Avezzano, una cittadina: “potrebbe toccare a me che torno a casa la sera”

Gatto sbranato da cinque cani nel centro di Avezzano

Avezzano – Affranto e indignato il racconto di una giovane di Avezzano che, attraverso i social, denuncia un grave fatto che è accaduto solo un paio di giorni fa. Scrive la ragazza: “Verso le due di notte, mentre tornavo a casa, mi sono imbattuta in un gatto letteralmente in fin di vita, un signore che aveva assistito alla scena mi ha spiegato che era dovuto intervenire per separare il gatto da un branco di 5 cani di varie taglie (tra media e grande) mettendoli in fuga“.

La cittadina ha provato a contattare il personale che avrebbe dovuto prestare soccorso ma ha trovato enormi difficoltà a farsi ascoltare e a reperire qualcuno che potesse aiutare il povero gatto. Alla fine, dopo un lungo giro di chiamate, ha trovato il dirigente veterinario della ASL di Avezzano che “è arrivato in tempo record, ha prelevato il gatto (in condizioni disperate) e lo ha portato all’ambulatorio veterinario del gattile di Sante Marie“.

Il gatto, purtroppo, non ce l’ha fatta. Le ferite riportate erano troppo serie e importanti: i cinque cani che vagavano liberamente per le strade di Avezzano ne hanno causato la morte. Alla fine del suo racconto, la ragazza mette l’accento su alcuni elementi allarmanti: “oggi è toccato ad un gatto randagio di cui non frega (per fortuna quasi) a nessuno, domani potrebbe toccare a me che torno a casa la sera, o a chicchessia e solo quando succederà l’irreparabile allora la comunità si accorgerà di un problema che continua ad ignorare“.

Si pone quindi il problema legato alla presenza di cani, randagi o meno, che sono liberi di circolare lungo le strade. Cani che, in determinate circostanze, come è accaduto solo un paio di giorni fa, risultano pericolosi per altri animali e potenzialmente rischiosi anche per le persone. Conclude la giovane: “perché in questa comunità deve sempre concretizzarsi una tragedia prima che le persone inizino a rendersi conto di una problematica? È così difficile prevenire invece che curare?“.

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