Dopo lo scioglimento del direttorio provinciale fascista e la nomina del reggente Ferdinando Pierazzi, come conseguenza dell’espulsione dal partito di Alessandro Sardi (sospeso per sei mesi), anche il deputato avezzanese Luigi De Simone fu costretto a dimettersi, con un «Foglio d’Ordini» emanato dal segretario generale Filippo Turati, che aveva agito in seguito alle conclusioni di «un’inchiesta compiuta» (1).
Il 27 marzo 1927 si celebrò in tutta Italia la ricorrenza dell’ottavo anniversario dei Fasci (fondazione 23 marzo 1919). In tale occasione Mussolini pronunciò poche parole agli avanguardisti romani adunati in «Piazza del Popolo» e, nella stessa giornata, parlò agli «Ufficiali ciechi di Guerra». In questi termini si rivolse ai suoi fedeli: «Camicie Nere! Questa cerimonia con la quale voi entrate nella vita civile e nell’organismo della Milizia, deve restare per sempre incancellabile nel vostro ricordo! Oggi avete levate le vostre mani in segno di giuramento e al giuramento non si viene mai meno: in nessuna circostanza, per nessun motivo! Per il Re! Per l’Italia! Per il Fascismo! A noi!» (2).
Nello stesso giorno una grande manifestazione si svolse ad Avezzano: «a tale commemorazione è stato unito l’insediamento del nuovo Direttorio ed il rito solenne del giuramento, della consegna delle tessere e dei distintivi. Alla cerimonia, austera e grandiosa, hanno preso parte tutti i fascisti, tutte le autorità locali e la cittadinanza intera, la quale riafferma la sua fede incrollabile nel Duce del fascismo».
Se tali risultavano il carattere e la funzione del partito in questo momento di pura esaltazione delle masse: «Imboccata la via della costruzione del regime totalitario, la istituzionalizzazione dei riti della rivoluzione procedette speditamente, all’insegna della vittoria trionfale sul regime parlamentare e sulle opposizioni debellate e messe al bando, con la fascistizzazione dello Stato e con la definitiva identificazione della religione fascista con la religione della patria» (3).
La cronaca dell’importante giornata racconta che, alle dieci: «nell’ampia sala del Teatro Margherita, letteralmente gremito, ha avuto inizio la cerimonia. Il Segretario politico, comm. Cambise, ha presentato, immettendoli nella carica, i nuovi membri del Direttorio, il quale è così composto: Avv. Cambise Orazio, segretario politico; sig. Colacicchi Giacomo, segretario amministrativo; avv. Enea Merolli, dott. Corbi Antonio, sig. Matarazzo Guglielmo, cav. Toussan Tito, membri. Poscia il comm. Cambise, con alata e vibrante parola, ha spiegato l’alto significato dell’austera cerimonia; ha ricordato la storica riunione del 23 marzo 1919, nella quale da sessantasei Arditi, con a capo il Duce magnifico, venne lanciato al popolo italiano il grido di rivolta; ha riassunto, con felice ispirazione, i fatti più salienti dell’epopea fascista ed ha concluso infine parlando della leva fascista, di quella leva che ogni anno darà al Regime nuovi uomini, cresciuti, educati e forgiati sotto le insegne Littorie, pronti a dare la loro opera ed il loro sangue per la potenza dell’Italia Fascista» (4). Il futuro podestà di Avezzano, seguito attentamente da un folto uditorio, fu applaudito e fatto segno di reiterate ovazioni. Dopo il discorso ebbe luogo il giuramento, come atto solenne di completa dedizione al regime: «Con unanime voce i fascisti gridarono: giuro!». La distribuzione delle tessere e dei distintivi chiuse l’imponente cerimonia, mentre le bande di S.Pelino e del dopolavoro ferroviario intonavano i soliti inni fascisti. Poi, un lungo corteo sfilò per le vie della cittadina, sciogliendosi presso le sede del fascio. A sera, negli ampi locali del dopolavoro, si svolse «una simpatica e riuscitissima festa danzante perfettamente realizzata dal Consiglio Direttivo», organizzata dal capo gestore delle ferrovie, Ottone Vernacchia.
Lo stesso giorno, alle ore dieci e trenta, presso Carsoli: «con fremiti nuovi di giovinezza purificata e ritemprata, il Fascio di Carsoli, uno dei più numerosi dell’Aquilano, con una cerimonia austera e solenne che rispecchia indubbiamente la maturità nella quale il fascismo locale è pervenuto, è stata commemorata la ricorrenza dell’ottavo annuale della fondazione dei fasci di combattimento». L’articolo, fortemente caratterizzato dal linguaggio della romanità, usata a beneficio del culto del littorio, ben rappresenta la passione fascista tanto in voga: «Questa mattina la vita normale di Carsoli si è differenziata da quella degli altri giorni. Ondate di giovinezza frenetica, bandiere tricolori esposte alle varie finestre, numerose camice nere in giro. Carsoli, la fascistissima Carsoli, che con passione veramente grande seguì i suoi figli che presero parte alla Marcia su Roma, non poteva non commemorare più degnamente sì fausta ricorrenza». Infine, un lungo corteo con in testa i gagliardetti e le bandiere delle varie associazioni, si diresse silenzioso verso il cimitero per rendere omaggio alla tomba del «Seniore Angelini», primo fondatore del fascio.
Altra cerimonia solennemente preparata dal segretario politico Cesare Bizzarri, si svolse nel pomeriggio a Capistrello: «L’atto solenne e significativo è stato preceduto da un breve suo discorso che, attentamente ascoltato dagli intervenuti numerosissimi, fu alla fine salutato da una entusiastica ovazione […] Il paese, tutto geloso della propria tranquillità, sotto l’egida del fascio Littorio, s’avvia gagliardamente verso la realizzazione di ogni benessere».
Anche a Lecce ne’ Marsi, ben cinquanta camice nere, si riunirono per giurare «al Duce di difendere con ogni mezzo la causa del Fascismo». La cerimonia fu presieduta dal podestà Biagio Barile, dall’arciprete don Giovanni Zazzara, dal segretario politico Felice Giandomenico, dal segretario comunale Attilio Pierleoni e dai maestri Rodomonte Spallone (decurione della milizia) e da Paolino Di Tizio (istruttore degli avanguardisti-balilla).

Prese subito la parola Spallone che: «con la sua conosciuta eloquenza, con rapida sintesi ha affrontato il tema dell’Italia di ieri e quella di oggi. Ha tratteggiato la storia del fascismo ed accennato alle sue più belle vittorie. Ha chiuso il suo discorso inneggiando, tra gli applausi degli intervenuti, al Duce ed all’Italia». Dopo aver pronunciato l’attesa formula del giuramento, accolta dai fascisti con entusiasmo, consegnò tessere e distintivi. Il rito si concluse con un rinfresco offerto dal comune.
La manifestazione di Morino, invece, fu organizzata dal centurione della milizia Pasquale Cerimele, segretario politico del fascio. Alle ore dieci un folto corteo di camicie nere, preceduto dalle autorità del paese, celebrò la ricorrenza «più degna, più consone ai sentiti sentimenti di devozione e fedeltà al regime che sempre hanno animato il generoso e forte popolo di Morino» (5).
NOTE
- R.Colapietra, Fucino Ieri, 1878-1951, Ente Fucino, Stabilimento roto-litografico «Abruzzo-Press», L’Aquila, ottobre 1998, p.158. Cfr., G.Jetti, Camillo Corradini nella storia politica dei suoi tempi, Arti Grafiche Pellecchia, Atripalda (AV), settembre 2004, p. 209. Negli Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura XXVII, 1ª Sessione, Discussioni, Tornata del 23 febbraio 1927, p.6565, Dimissioni di deputati, si legge: «Anche l’onorevole Luigi De Simone ha fatto pervenire alla Presidenza una lettera colla quale rassegna le proprie dimissioni da deputato (sono accettate)». Sardi, invece, fu riammesso soltanto nel 1938, come consigliere dell’Ente nazionale della moda.
- B.Mussolini, Le opere i discorsi e gli scritti (1914-1942), VI, dal 1927 al 1928, Hoepli, Milano, 1934.
- Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Num.693 – Roma, 31 Marzo 1927. Corriere di Avezzano. La celebrazione dell’ottavo annuale dei fasci. Lo storico Gentile trae queste conclusioni da un articolo pubblicato su Il Popolo d’Italia: E.Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Economica Laterza, Gius.Laterza & Figli, Bari-Roma, Prima edizione 2001, p.87.
- Ibidem, Corriere di Lecce dei Marsi. La cerimonia del giuramento dei fascisti.
- Ibidem, Corriere di Morino.