Come risaputo oggi, 25 aprile, si commemora il 76esimo anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista, e a catturare l’attenzione nell’ambito del contesto marsicano è la storia di Giovanni D’Alessandro.
Il nome di questo 19enne di Collarmele infatti, oltre a comparire sul monumento ai caduti posto in Piazza Risorgimento, figura nell‘Atlante delle stragi nazifasciste, che dal 2009 raccoglie una serie di dati e di materiali con l’intento di catalogare e analizzare tutte le stragi e le uccisioni di civili e partigiani.
La storia di questo ragazzo infatti non è legata a una morte sul fronte, come tanti suoi compaesani e marsicani che hanno combattuto come soldati nella Seconda guerra mondiale, bensì a un rastrellamento in paese, durante il quale il giovane D’Alessandro fu freddato dai tedeschi la sera del 9 giugno 1944 in località Costa Fontenuova, lungo il crinale occidentale dove sorge l’omonima fonte artesiana.
Secondo quanto riportato dallo studioso Felice Costantino nel suo libro “Dalla Maiella alle Alpi. Guerra e Resistenza in Abruzzo”, il ragazzo cadde in combattimento: “Si immagini dunque la quiete di una serata estiva del nostro paese interrotta dai boati degli scontri a distanza, tra le erbe alte dell’impervia dorsale occidentale del colle. E si immagini la fine dei boati, che coincise con la fine della vita di un diciannovenne spentosi cercando fino all’ultimo secondo di resistere alle truppe tedesche, chissà se da solo o in compagnia di altri combattenti conterranei o d’altri paesi che, quella notte, riuscirono a dileguarsi tra le montagne”.