Gli orsi si avvicinano ai paesi per fame? No, gli orsi bruni marsicani non stanno “morendo di fame”

Abruzzo – “Gli orsi si avvicinano ai paesi in cerca di cibo e per la fame, allora perché non gli mettete da mangiare?!“. Questa è una delle critiche più frequenti che riceviamo in merito alla gestione degli orsi confidenti. L’associazione causa-effetto, e conseguente, problema-soluzione, è semplice, immediata e di istinto, per chi conosce poco l’etologia degli orsi e il fenomeno dalla confidenza.

Ma tant’è che questa opinione, cioè che gli orsi scendono in paese perché hanno poco cibo in montagna, si è ormai radicata nei pensieri di diverse persone, le stesse che poi sostengono che la soluzione più semplice e diretta al problema degli orsi confidenti risieda nell’alimentazione artificiale dei plantigradi tramite il posizionamento di carcasse di animali domestici e/o selvatici o di cumuli di frutta in natura, lontano dai paesi. Ma siamo proprio sicuri che sia così?

Analizzeremo la questione sotto due punti di vista e con due diversi post per capire se:
1) Gli orsi hanno davvero “fame”? 
2) L’alimentazione artificiale può essere una pratica da prendere seriamente in considerazione?

La disponibilità di risorse trofiche per gli animali selvatici può variare in base ai cicli degli ecosistemi naturali. Il processo evolutivo ha però fatto sì che gli stessi animali sviluppassero meccanismi di adattamento a queste variazioni, che accadono da sempre.

È anche corretto affermare che le variazioni stagionali possono essere uno dei tanti – anzi tantissimi – motivi a spingere un orso a frequentare un paese per alimentarsi. Ma per la popolazione di orsi bruni marsicani questo è un motivo marginale. Anche se ad oggi non è stato ancora realizzato uno studio sulla disponibilità alimentare complessiva dell’area del Parco, le evidenze scientifiche dalle ricerche condotte ci permetto di poter rispondere ugualmente alla domanda…

1. Gli orsi mangiano bene e in tutte le stagioni
Studi condotti tra il 2006 e il 2014, mostrano che la dieta degli orsi è molto diversificata in tutte le stagioni e ricca di nutrienti come proteine, grassi e carboidrati. Nell’area interessata dalle ricerche, gli orsi dispongono di tutto il necessario per crescere in maniera ottimale, e sono in grado di adattare i loro gusti alle variazioni naturali e stagionali di abbondanza dei cibi di cui sono ghiotti. Questo è dimostrato scientificamente.

2. La bilancia non mente mai
Dagli inizi degli anni 2000, tecnici e studiosi del PNALM hanno catturato, misurato e pesato 32 orsi nel Parco (il 64% della popolazione). Un numero rappresentativo, se pensiamo che erano circa 50 gli orsi stimati nel Parco tra il 2004 e il 2014. Nessuno degli orsi esaminati presentava uno stato di denutrizione. Inoltre il buono stato nutrizionale è stato constatato in tutte le stagioni. A parità di peso, gli indici di biomassa degli orsi appenninici sono del tutto confrontabili con quelli di orsi bruni che vivono in contesti nordamericani biologicamente molto produttivi.
Questo è dimostrato scientificamente.

3. E gli escrementi lo confermano
Nel 2014 uno studio condotto in collaborazione con l’Università La Sapienza ha analizzato da un punto di vista qualitativo la disponibilità di risorse trofiche naturali nel Parco e, contestualmente, ha esaminato un campione di escrementi di orso dalla cui analisi è emerso che: “Gli orsi bruni marsicani consumano un’alta varietà di cibo di qualità e non è stata trovata alcuna prova scientifica di stress nutrizionali e di dipendenza da risorse alimentari antropogeniche“. Anche questo è dimostrato scientificamente.

Esistono per caso prove scientifiche che affermano e/o dimostrano la mancanza di cibo naturale per gli orsi o la lontana possibilità che ciò sia plausibile? No. Grazie a tutto ciò è possibile rispondere alla prima domanda che ci siamo posti. NO, gli orsi bruni marsicani non stanno “morendo di fame”. Quindi dobbiamo sforzarci di mantenere sempre un approccio scientifico alla conservazione e all’analisi dei problemi. Nel 2021 sostenere rapporti causali senza prove ed evidenze è ascientifico e pericoloso per l’orso stesso.

Fonte: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

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