Gran finale per il “Progetto teatro ragazzi e giovani 2023” 

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Compagnie ospiti provenienti da tutta Italia: Theandric, I Teatrini, La Fontemaggiore, La Bottega Teatrale, Granteatrino, Nata, Ortoteatro, Arterie Teatro, Eidos, Teatro dei Fondi, Teatro Invito, La Contrada, Teatro del Cerchio, Teatro P. 

Con il contributo dei Comuni di Avezzano (Teatro dei Marsi e Castello Orsini), Celano, Tagliacozzo (Teatro Talia), Pescina, rapporti istituzionali con Ministero della Cultura e Regione Abruzzo, partecipazione della Fondazione Carispaq, patrocini di Unima Italia e Atf. In collaborazione con le Istituzioni Scolastiche della Marsica.   

Direzione artistica del Teatro dei Colori.
Mercoledì 29 marzo all’Auditorium “Enrico Fermi” di Celano (Progetto Scena Aperta) e giovedì 30 marzo al Teatro San Francesco di Pescina (Itinerari dell’arcobaleno), un gradito ritorno.

La Compagnia FRATELLI DI TAGLIA  ha rappresentato  Cantami o Diva, liberamente tratto da “Iliade” di Omero, di Giovanni Ferma e Daniele Dainelli,  regia di Marina Signorini e Patrizia Signorini, con Daniele Dainelli e Giovanni Ferma, Sand Artist Mauro Masi, Scenografie ideate da “Fratelli di Taglia”.

Non sono questi anni qualunque per leggere l’Iliade. O per “interpretarla”, come hanno fatto i Fratelli di Taglia seguendo le tracce della riscrittura di Alessandro Baricco e la bellissima traduzione in prosa di Maria Grazia Ciani. Questi sono anni di guerra e l’Iliade è una storia di guerra, lo è senza prudenza e senza mezze misure. L’Iliade è un monumento alla guerra.
Una delle cose sorprendenti dell’Iliade è la forza,  la compassione, con cui vi sono tramandate le ragioni dei vinti. Questa capacità, sovrannaturale, di essere voce dell’umanità tutta e non solo di se stessi, l’abbiamo ritrovata lavorando al testo e scoprendo come i Greci, nell’Iliade, abbiano tramandato, tra le righe di un monumento alla guerra, la memoria di un amore ostinato per la pace. A prima vista non è così palese, perché si rimane accecati dai bagliori delle armi e degli eroi. 

Non è mirabile che una civiltà maschilista e guerriera come quella dei Greci abbia scelto di tramandare, il loro desiderio di pace? Portare a compimento quell’intuizione forse è quanto nell’Iliade ci è proposto come eredità, e compito, e dovere. Come svolgere questo compito? Cosa dobbiamo fare per indurre il mondo a seguire la propria inclinazione per la pace? Oggi, il compito di un vero pacifismo dovrebbe essere non tanto demonizzare all’eccesso la guerra, quanto capire che solo quando saremo capaci di un’altra bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra da sempre ci offre. 

Costruire un’altra bellezza è forse l’unica strada verso una pace vera.  Riusciremo, prima o poi, a portar via Achille da quella micidiale guerra. E non saranno la paura né l’orrore a riportarlo a casa. Sarà una qualche, diversa, bellezza, più accecante della sua, e infinitamente più mite.

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