Tagliacozzo. «Accuso la mia ignoranza in materia amministrativa», così ha esordito questa mattina il sindaco, Vincenzo Giovagnorio, davanti a una sala gremita di genitori. «In campagna elettorale ho detto tante sciocchezze anche perché non c’era questa coscienza che si è venuta a creare dopo il terremoto di Amatrice». La sala consiliare del Municipio oggi, infatti, era piena di persone – tra tecnici, amministratori, stampa, genitori e cittadini – che hanno preso parte all’assemblea pubblica sulla sicurezza nelle scuole, convocata dal Comitato Autonomo Genitori. L’attenzione sull’argomento è alta da mesi e ora la popolazione vuole risposte certe sulla sicurezza dei ragazzi che frequentano le scuole di Tagliacozzo. «Prima di programmare opere su un orizzonte temporale più lungo occorre mettere in sicurezza i nostri ragazzi», questa la posizione del comitato. I genitori, dunque, bocciano l’idea del nuovo polo scolastico come soluzione al problema della scarsa sicurezza sismica delle scuole della città poiché «richiede tempi troppo lunghi». A parlare è la presidente del comitato, Cristina Pascucci, che legge una relazione figlia del lungo lavoro di studio e approfondimento svolto dai genitori nel corso del primo anno di “attività”. «Prima di uscire pubblicamente», spiega la presidente, «abbiamo voluto e dovuto documentarci personalmente, reperendo le carte, ascoltando diversi tecnici, frequentando le sedi istituzionali di Comune, Regione e Provincia». Da quest’opera di studio è emerso che «le scuole di Tagliacozzo non sono sicure e nel caso si verificasse un terremoto simile a quello dell’Aquila o di Amatrice non reggerebbero. Non è allarmismo – continua – si chiama prevenzione. La stessa prevenzione che tutti invocano dopo che si consuma una tragedia».
Il nodo dunque è quello delle tempistiche e, su questo, il disaccordo con il sindaco è netto. Il comitato chiede di mettere in sicurezza i ragazzi senza dover aspettare i tempi lunghi della realizzazione, peraltro ancora incerta, del polo. Il sindaco, invece, intende puntare tutto sulla costruzione della nuova scuola, che ospiterà i ragazzi delle scuole elementari e della scuola media. Fino ad allora «il rischio non è tamponabile», afferma Giovagnorio. L’area indicata dagli amministratori per l’edificazione del plesso comprende la scuola “Bevilacqua”, lo stadio “Leo Attili” e il parcheggio adiacente il circolo tennis. L’opera verrebbe a costare – secondo quanto stimato dall’amministrazione comunale – circa 4,5 milioni di euro. Quello che va chiarito, però, è che al momento non ci sono certezze sulla possibilità di reperire finanziamenti per la costruzione del nuovo polo né sui tempi. Nel frattempo, si è chiuso da poco il bando per l’incarico di progettazione, per il quale sono stati stanziati 150mila euro. Passeranno, quindi, mesi per l’assegnazione e la realizzazione del progetto, che poi dovrà essere utilizzato per il reperimento dei fondi. Dopo, nel caso in cui arrivassero i soldi, passerà altro tempo per la realizzazione del plesso.
Il dissenso, però, non è solo quello tra il sindaco e i genitori. Anche in consiglio comunale, infatti, emergono posizioni distanti. Se, da un lato, le opposizioni propongono già da un anno come soluzione alternativa quella dei MUSP, dall’altro Giovagnorio oggi ammette che «c’è nella maggioranza qualcuno che ha delle perplessità e che, al momento, è anche in disaccordo con noi». Infatti, l’assessore all’Edilizia Scolastica, Manuela Marletta, nell’ultimo consiglio comunale aveva tenuto a precisare che la sua linea riguardo la situazione scuole non combacia con quella della Giunta di cui fa parte, spiegando che avrebbe preferito prima mettere in sicurezza i ragazzi e, solo dopo, pensare alla realizzazione del nuovo plesso scolastico. Proprio per chiarire le idee riguardo le condizioni degli edifici scolastici di Tagliacozzo, sono intervenuti diversi tecnici che hanno spiegato come l’indice di vulnerabilità sismica e la vita nominale residua siano dei dati utili più agli amministratori – per programmare interventi sulle strutture e reperire fondi – che alla sicurezza degli studenti. Questi dati, infatti, sono calcolati in maniera probabilistica e quindi non sono in grado di rivelare con certezza come si comporterà l’edificio nel caso di un sisma. Si è parlato anche degli interventi svolti sulla “Argoli” nel settembre 2016. A tal riguardo «l’assessore all’Urbanistica, Roberto Giovagnorio, aveva più volte dichiarato che la vita nominale residua della scuola si era allungata fino al 2019 e che ciò si poteva dedurre dalle prove di vulnerabilità sismica dell’edificio in questione», ha affermato il segretario del comitato, Andrea Lupi. «In realtà, nella relazione finale dei lavori si legge che le opere succitate non costituiscono adeguamento strutturale del fabbricato alle normative sismiche».
All’assemblea di questa mattina non erano presenti né l’assessore Marletta né l’assessore Giovagnorio impegnati – come ha spiegato il sindaco – da altre parti. Un’assenza, la loro, che non è passata inosservata tra i genitori, i quali sembrano comunque intenzionati ad andare avanti. «Sappiamo che i terremoti sono imprevedibili e che possono verificarsi in qualsiasi momento». Per questo, insiste il presidente del Comitato Autonomo Genitori, «noi torniamo a chiedere agli amministratori soluzioni chiare e certe da prendere in tempi brevi. Bisogna tirare fuori i bambini dalle scuole non sicure e sistemarli in strutture che ne garantiscano l’incolumità in caso di terremoto».
A seguito dell’articolo, riceviamo e pubblichiamo la nota del Sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio.
“Nell’articolo pubblicato dal vostro giornale il 29 Ottobre 2017, riguardante la delicata questione delle scuole di Tagliacozzo, l’incipit è stato scritto con due frasi a me attribuite (tra l’altro mal riportate) estrapolate strumentalmente dal contesto del discorso, con l’unico scopo o risultato di mettere in cattiva luce la mia persona o ledere la mia dignità. Io mi domando se due frasi troncate e non attinenti all’argomento in questione possano essere l’apertura di un articolo giornalistico su un argomento di pubblico interesse come quello della sicurezza dei bambini. Io mi domando inoltre che tipo di giornalismo sia questo. L’articolo viene aperto con due dichiarazioni (una dietro l’altra) di carattere generale, che non colgono affatto il senso dell’intervento, addirittura isolate tra loro, mal estrapolate dal discorso che ho pronunciato pubblicamente, e prive di collegamento logico con il prosieguo dell’articolo.Per tale motivo chiedo la pubblicazione della mia rettifica. Riservandomi azioni nelle opportune sedi giudiziarie, le ricordo, inoltre, che l’articolo 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicati pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità oppure contrari a verità, purché queste rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”.