I liberalia nell’antica Roma e il culto di Cerere a Opi

Opi – Nell’antica Roma, il 17 Marzo di ogni anno, si tenevano i festeggiamenti in onore degli dei Cerere, Libero e Libera. Essi segnavano il passaggio dei ragazzi e delle ragazze dall’età impubere a quella della pubertà, ossia dalla fanciullezza alla maturità.

Essere pubere o impubere, ai tempi, era molto importante, sia per l’adolescente che per il “Pater familias”, padre di famiglia.

All’epoca era d’obbligo, per il “pater familias“, procedere a ispezionare il corpo del figlio o della figlia (“inspetio corporis”), per accertarsi della presenza dei segni esteriori di maturità: si trattava di un vero e proprio esame di “maturità corporea”.

Cerere, Libero e Libera erano antichissime divinità della natura. A una di esse si fa risalire il nome di Opi, non a caso sul lato orientale della torre campanaria della chiesa di Santa Maria Assunta di Opi si trova incastonata l’epigrafe “SACERDOS CERIALIS” che, secondo alcuni storici, è riferita a un tempio dedicato alla dea Cerere e ai sacerdoti di Cerere. Si può supporre, quindi, che tale festività si celebrasse anche a Opi.

A questo punto mi pare il caso di soffermarmi, per un momento, sulla derivazione del nome Opi.

In alcuni scritti antichi, ma anche moderni, si trovano termini come OPI, OPE, OPIUM, OPIS, OPICI, OPEI, OPINI, OPESI, OPIA, OPPIDI, OPSCI-grecamente opici-OPIE, OPIESI, OPIFERI, OPPIDANI ma, ad oggi, gli abitanti di Opi si chiamano opiani. Vista poi la posizione sull’altura dove si trova Opi, si può pensare al termine latino OPPIDUM, fortificazione sulla cima o vetta fortificata.

Io sono di Opi e riferirsi a noi come Oppidani non è corretto, gli abitanti di Opi si chiamano opiani.

Risalire poi alle festività dei liberalia ad Opi non è cosa facile, posso però ipotizzare che quelle feste si svolgessero anche qui, vista la presenza del tempio di Cerere e considerando anche il gonfalone comunale, rimasto in uso fino al 26 dicembre 1963, raffigurante la dea Opi, detta anche la dea della cornucopia.

Cerere, Libero e Libera, erano delle divinità della natura, della fertilità, dell’abbondanza. A loro erano dedicate feste pagane. Mi chiedo: perché non riproporle? Naturalmente con metodi attuali e rispettando le leggi che regolano la nostra vita odierna.

Il tutto all’interno di una rievocazione della nascita di Opi, che si fa risalire intorno al 293 e 218 a.C., richiamando le gesta dei Romani che presero una pietra dal tempio di Opi nel 186 a.C. e la portarono a Roma, sul Campidoglio, per costruire un altare. Nel 144 a.C. ne presero un’altra e la posizionarono presso il costruendo Foro Romano, che venne chiamato Opifero.

Queste celebrazioni in onore della dea, però, non si legano a quelle dei LIBERALIA.  Esse avvenivano due volte l’anno: il 25 agosto e il 19 dicembre, giorni in cui i Romani presero quelle pietre e le trasportarono a Roma.

Il culto degli dei era praticato per ottenere la protezione del raccolto della terra e del corpo. Considerando la stretta associazione tra la dea Opi e Cerere, divinità dell’abbondanza, è ragionevole ipotizzare che riti e celebrazioni in suo onore si tenessero anche nel territorio opiano.

Se si pensa che Antonio Pio, condottiero romano, fece coniare una moneta con l’effigie della dea chiamata Opifera, ci sarebbero tutti i presupposti per una rappresentazione storica, o meglio una rievocazione, da svolgere ad Opi.

Sebbene Opi fosse una divinità particolarmente venerata, non va dimenticato che il pantheon romano era ricco di altre figure divine. Venere, dea dell’amore, ad esempio, godeva di un culto diffuso, come testimonia l’edificazione del Campidoglio nel 217 a.C.

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