Abruzzo – L’attuazione di programmi di conservazione e lo spopolamento di vaste aree collinare e montane hanno favorito l’incremento della popolazione e l’ampliamento dell’areale del Lupo Appenninico, dopo un secolo di persecuzioni, che oggi va dalle Alpi Marittime sino alla Calabria e talora si allontana anche dalla catena appenninica come accade in Toscana e nel Lazio.
Le persecuzioni, però, non sono terminate e si stima che annualmente il 15-20% della popolazione venga illegalmente ucciso, per mezzo di bocconi avvelenati o di fucilate. Da notare che spesso, negli ultimi anni, il lupo viene ritenuto responsabile di aggressioni al bestiame in realtà compiute da cani rinselvatichiti o da cani erratici che, pur avendo un proprietario, sono liberi di spostarsi e, occasionalmente, anche di attaccare il bestiame.
Bisogna ricordare che il lupo, principale vittima del veleno, è una specie di grande importanza nel mantenimento dell’equilibrio della biodiversità e per il controllo delle popolazioni di cinghiale, sua preda prediletta. Nel territorio del Parco del Gran Sasso sono stati censiti tra i 13 e i 15 nuclei riproduttivi. Lunga vita al lupo!
Fonte: Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga