Pescina – «Chi vuole fare questo progetto, fa in primis, un cattivo servizio agli agricoltori.» Queste le prime parole pronunciate da Augusto De Sanctis, del Forum H2O, nel suo intervento all’assemblea pubblica sul progetto irriguo del Fucino, convocata domenica scorsa dall’amministrazione comunale di Pescina.
De Sanctis non ha lesinato critiche nei confronti del presidente di Confagricoltura, Fabrizi, favorevole alla realizzazione delle vasche di stoccaggio dell’acqua, nella valle di Amplero. «Fabrizi si preoccupa tanto dei costi della vasca di accumulo a valle di Pescina, ma non dice che Amplero costerebbe 180 milioni di euro. Dice di essere preoccupato per l’entità dei movimenti terra, figuriamoci cosa devono essere i movimenti terra ad Amplero!»
De Sanctis rivolto a Fabrizi rincara la dose. «Il cattivo servizio perpetrato a danno degli agricoltori è una responsabilità anche delle associazioni di categoria come la sua. Dovreste chiedervi, ma l’acqua, nel Giovenco, c’è o no? Perché come contribuente, prima ancora che come ambientalista, mi ritroverei a finanziare un grande progetto di irrigazione senza l’acqua, che è come avere una Ferrari senza avere la benzina.»
Secondo i dati forniti dal referente del Forum H2O, non solo il Giovenco dispone di poca acqua, ma il fiume versa anche in cattive condizioni di salute. De Sanctis esorta la Regione Abruzzo a spiegare come intenderebbe risanarlo. Questo è il vero tema secondo lui, che cita le cifre dell’ARTA a certificare il pessimo stato delle acque rispetto ai parametri stabiliti dalla Commissione Europea.
«L’Italia.» continua De Sanctis «è sottoposta dal 2014, a una procedura preliminare di infrazione per aver autorizzato eccessivi emungimenti dai fiumi. Questo vuol dire che il Giovenco, già così come sta, non riesce a sopportare l’attuale gestione. L’idea di voler captare ulteriore acqua dal giovenco è quindi surreale, il progettista che ha pensato questo ha qualche problema.»
E ribadisce che nel progetto non v’è alcuna traccia di valutazione di incidenza ambientale, che, a suo dire, non è una semplice formalità, ma rappresenta una scelta preliminare che va a definire i contorni dentro cui può essere calato un progetto così invasivo.
«Un altro problema che mi sono posto» dice De Sanctis. «È che la Regione ha pagato a Beta Studio, un milione e ottocentomila euro per una ricerca che evidenzia un fabbisogno idrico per ettaro di 21,6 mc. Non faccio l’agronomo e quindi mi fido di Beta Studio. Però nel rapporto dell’ARAP, sul nuovo progetto di fattibilità, si prevede un fabbisogno idrico di 57 mc per ettaro. Sono dati molto lontani fra loro che lasciano più di qualche perplessità.»
Chi ha ragione? Ci si chiede in sala. Beta Studio o ARAP? Intanto De Sanctis continua con le sue osservazioni. Secondo lui, i documenti allegati allo studio di fattibilità, non prendono per nulla in considerazione i cambiamenti climatici in corso. Ciò vale a dire che l’agricoltura del Fucino per De Sanctis dovrebbe iniziare a rivedere le tipologie di colture da mettere a dimora puntando magari su quelle meno esigenti in termini di acqua.
Anche la depurazione delle acque diventa motivo di forti divergenze. All’affermazione di Fabrizi che aveva parlato degli alti costi della depurazione e criticato aspramente la risoluzione proposta in regione dal consigliere Silvio Paolucci, De Sanctis ha replicato che non è possibile comparare i costi della depurazione con quelli sostenuti da chi utilizza i pozzi per captare, per lo più abusivamente, acqua di falda.
«Che si debba andare verso un utilizzo sempre più massiccio delle acque derivanti dalla depurazione non lo dico io non lo diciamo noi del Forum H2O» afferma sarcastico De Sanctis «Lo dice la Commissione Europea, lo Stato italiano, ciò vuol dire che occorre impegnarsi in quella direzione. Se al Giovenco togli una porzione di acqua nelle fasi di picco della portata, destinandole alla vasca di accumulo a valle dell’abitato, allora fai un’operazione sensata.»
La logica del nuovo progetto ARAP, secondo De Sanctis, è di emungere il Giovenco anche in estate, e con i cambiamenti climatici che mettono sempre più a repentaglio la qualità dei fiumi, ritiene le associazioni del mondo dell’agricoltura colpevoli della sottovalutazione di questi aspetti.
Altro aspetto evidenziato dal De Sanctis è stato quello attinente l’irrigazione. Secondo lui, conferire l’acqua in pressione disinteressandosi di come l’agricoltore impiega la risorsa vuol dire non aver chiaro il quadro completo dell’intero ciclo. È fondamentale fornire agli agricoltori precisi indirizzi per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua.
«Si irriga a pioggia o a goccia? O ognuno fa come vuole? Se nessuno se ne preoccupa, sarà l’agricoltore a decidere come usare l’acqua ma questo significherebbe continuare ad alimentare gli sprechi e un scarsa coscienza ambientalista.»
Per il Forum H2O, sono due i punti essenziali su cui focalizzare l’attenzione per investire al meglio i 50 milioni del masterplan. Uno riguarda i sistemi di irrigazione, l’altro il riutilizzo delle acque depurate. Fare un progetto di condotte forzate, in un momento di carenza d’acqua, diventa un assoluto controsenso.
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