La leggenda è un tipo di racconto molto antico che fa parte del patrimonio culturale di ogni popolo, appartiene alla tradizione orale e nella parola tramandata si mescola il reale al meraviglioso. Tra storie vere e non vere è certo che il Fucino ha sempre sollevato molte curiosità, tante polemiche,divergenze di opinioni, anche sulle cause della sua origine. Una delle tante leggende, forse la più interessante, racconta di un Abruzzo antico completamente ricoperto dalle acque del mare, affiorato grazie al ritiro delle acque del Diluvio universale e del quale è rimasta come unica traccia il Lago del Fucino.
Più avvincente, anche se più fantasiosa della prima, è la versione popolare della nascita del Fucino che racconta di un’antica città chiamata Marsiglia esistita nella conca marsicana. Era così grande che contava centomila fuochi.
Gesù Cristo nel suo pellegrinare per il mondo, capitò una volta a Marsiglia per cercare la bontà dei suoi abitanti Ma tutti gli negarono l’elemosina dicendo: “Perché non vai a lavorare?” Sfinito dalla fame e dalla stanchezza Gesù disse: “Questo popolo mi ha negato un tozzo di pane, ma non mi negherà un ricovero”. Scese la notte e Gesù picchiò inutilmente alle porte per chiedere ricovero. Solo una povera vecchietta ebbe compassione e dette ospitalità all’illustre pellegrino, il quale, la mattina successiva, invitò la donna a seguirlo fino ad Arciprete (forse l’antichissima Archippe?) con l’ammonimento di non voltarsi mai indietro. Ma come giunsero a sul posto Gesù sparì. Allora la vecchia si voltò indietro ma il suo sguardo non vide più Marsiglia. Al posto della città era sorto il lago del Fucino.
Un altro mito più antico, sempre secondo una credenza abruzzese, legata alla
tradizione delle grandi catastrofi telluriche succedute all’apparizione dell’antico lago Fucino, racconta di una leggenda diluviana legata alla versione greca dei tre principali cataclismi che avevano distrutto il mondo: il diluvio di Ogyge, quello di Deucalione e quello di Dardano. La convergenza fra loro di queste leggende della Grecia e quella abruzzese del lago Fucino, dipende soprattutto delle vicende geologiche d’un ciclo tematico di fondo comune. La caratteristica delle acque del Fucino, di crescite improvvise e abbondanti e di
decrescenze altrettanto rapide e disastrose, ricorda un’altra tradizione secondo la quale in epoche lontanissime sorgeva nell’attuale pianura dov’era il lago Fucino, una grande città chiamata Marsia”, sommersa improvvisamente quando si ruppero le dighe che riparavano la pianura dalle esondazioni.
Il Fucino era un lago capriccioso: bello e generoso in alcuni momenti, diventava orribile e crudele in altri. E le popolazioni che vivevano sulle rive erano in continuo allarme, soggette com’erano alle bizze delle acque, di fronte alle quali spesso non erano sufficienti le difese costruite dall’uomo. Fu, senza dubbio, questa la ragione che, fin dalle epoche arcaiche, aveva suggerito ai popoli del posto l’identificazione del Fucino con la divinità di “Genio del Fucino” (o dio selvaggio) a cui gli antichi Marsi dedicarono templi, altari votivi ed epigrafi. Alla miticità del lago Fucino si aggiunse anche quella del fiume le cui acque si immettevano nel lago: quelle del fiume Pitonio, oggi detto Giovenco. E queste due “divinità” (il dio Pitonio e il dio Fucino) erano, come tutte le altre divinità, generose e crudeli: cattive, per la loro violenza e la loro forza distruttiva; buone, perché le loro acque apportavano salute e benessere.
Sparito il lago, sparite le divinità. Ma la conca del Fucino, oggi fertile terra agricola è rimasta soggetta a quegli stessi dei capricciosi che con le bizze del tempo controllano tutt’ora questo fazzoletto di terra.