Collarmele – “Poggiate lo sguardo su questa piazza. E immaginate centinaia di rivoluzioni sedute sui gradoni del suo anfiteatro. Questo sarà il Festival dei giovani dell’Appennino. Ospiti Franco Arminio, L’abruzzese fuori sede, e dieci rappresentanze giovanili dei paesi dell’Abruzzo interno”. A scrivere queste righe è il Consigliere del Comune di Collarmele Filiberto Ciaglia sulla sua pagina social accompagnate dalla pubblicazione della locandina del Festival dei Giovani dell’Appennino.
Il Festival si terrà il prossimo 3 agosto a Collarmele nella piazza dell’Orologio dove i giovani dell’Abruzzo, delle “terre senza voce”, si riuniranno per far sentire il loro grido.
Questo il lungo e bellissimo messaggio web di Ciaglia: “Il prossimo 3 agosto il Festival dei Giovani dell’Appennino diverrà realtà a Collarmele, nel suo anfiteatro sorto sulle ceneri del borgo perduto che si trasformerà nel più spontaneo e grande crogiuolo di identità abruzzesi mai venuto a costituirsi, in un parlamento “a modo nostro”, a cielo aperto, spontaneo e rivoluzionario, in attesa d’un coraggio e d’una forza ancora senza nome. Qui i giovani dell’Abruzzo interno convergeranno portando in spalla la loro particolare storia del mondo, la propria paura del futuro. Il primo e più grande evento dei giovani dell’Abruzzo profondo sarà coronato dalla presenza del letterato e poeta Franco Arminio, che ha raccontato e racconta le aree interne da anni in tutta la penisola. Con lui niente meno che l’Abruzzese fuori sede e altre 9 delegazioni giovanili interverranno con proiezioni di foto, racconti, canti, balli, grida di rabbia e commozioni figlie di chi ha scelto di abitare lo spazio scosceso compreso tra l’incapacità d’andare via del tutto e la complessità del restare. Ci saranno ragazze e ragazzi di Caramanico, Collarmele, Roccavivi, Beffi, Rendinara, Cerchio, Faraone Antico, Martinsicuro, Aielli, Arsita, rappresentanze della geografia commossa della nostra terra, villaggi tra loro anche estremamente distanti. Alcuni impiegheranno 3 ore dal loro angolo d’Abruzzo a raggiungere la piazza e il suo anfiteatro, e per quantificare il fiume in piena di fermento che portano dentro basti immaginare che sono stati proprio loro, i più lontani, i primi a dire che sarebbero partiti ad ogni costo. Ho creduto e credo che nel meridione impantanato esistano delle rivoluzioni disseminate, alcune più timide e meno pronunciate d’altre più irruenti, più scattanti e pur sempre isolate dal resto. Ebbene il Festival dei Giovani dell’Appennino unirà ogni piccola rivoluzione in corso, affinché si renda cosciente più pubblico possibile del fatto che i giovani delle terre senza voce possono gridare nello stesso istante, raggiungere i palinsesti istituzionali, le aule dei ministeri dove i paesi giacciono esanimi sotto una luce gonfia di retorica, un riflettore apparente. Siamo identità urlanti, inquiete, stanche, siamo la prua del mondo e dinanzi alla prua non c’è altro che mare da solcare verso i lidi che saremo in grado di raggiungere. Siamo noi giovani dell’Abruzzo interno il patrocinio di noi stessi, rappresentiamo la terra abbandonata sotto i nostri piedi e la sua storia millenaria, la spina dorsale affaticata dell’Appennino mosso dal sisma e spento dalla discesa forzata verso la città delle sue generazioni. Forse saremo 100, forse 500. Forse, sognando, saremo 1000 e in quel caso resterà complesso distribuirsi senza stare troppo stretti, ma ci riusciremo perché vi aspettiamo tutti quanti. Vi aspettiamo tutti qui. Perché è il nostro festival, di ognuno e per ognuno di noi. Nello spazio d’una piazza esploderà la sintesi degli spazi geografici smisurati e diversi dei paesi lontani che accorreranno carichi dei loro sogni e delle criticità particolari d’ogni luogo, del peso delle loro nevi, dell’impeto dei loro torrenti, dell’inquietudine e della serenità dei loro concittadini, della pietra antica che compone, fragile, l’immagine dignitosa e provvisoria delle loro fortezze in malora, dei castelli malinconici, dei vicoli infiniti di finestre spente e porte chiuse dalla fine dell’ultima guerra. Grazie ai ragazzi e alle ragazze che si sono uniti con le loro delegazioni in corso di formazione, alla squadra variegata di giovani che costituirà la spontanea macchina organizzativa, ai pregevoli ospiti Franco Arminio e L’abruzzese fuori sede, a chiunque verrà e contribuirà a comporre lo spettacolo di un pugno di generazione che, finalmente, ha scelto di liberarsi come un fuoco d’artificio nel buio, di mostrarsi e di mostrare a più mondo possibile che essa incarna l’anima dei luoghi e che finché i luoghi avranno un’anima riabitare e riscoprire l’Italia profonda sarà ancora nelle nostre possibilità. Noi siamo i giovani dell’Appennino, e il 3 agosto scriveremo il primo manifesto dell’Abruzzo profondo. Ci vediamo a Collarmele, nell’anfiteatro di Piazza dell’Orologio, il 3 agosto per tutto il giorno”.