Avezzano – Sabato mattina 26 ottobre, nella Cappella dell’Ospedale di Avezzano, il vescovo Giovanni Massaro ha incontrato un gruppo ristretto di medici della sezione di Avezzano dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, alla presenza della presidente Amci, la dottoressa Cristina Carmignani, e di don Fredrick, Cappellano dell’Ospedale di Avezzano e di padre Basilio, Cappellano dell’Ospedale di Tagliacozzo.
«Tra i segni di speranza che papa Francesco indica nella Bolla di indizione del prossimo Giubileo – dice il presule – ci sono quelli che andranno offerti agli ammalati che si trovano a casa o in ospedale. Il Giubileo assegna agli operatori sanitari un compito ben preciso, quello di essere segni di speranza per gli ammalati». Il vescovo nell’intervento ha riletto gli atteggiamenti che Gesù aveva nei confronti degli ammalati: li visitava, li ascoltava e li guariva.«Colui che “visita” l’altro – ha spiegato Massaro – nella malattia gli narra l’interesse e l’amore che Dio ha per lui. Poi c’è l’ascolto. Il malato chiede a chi gli si fa vicino di essere “ascoltato”, compreso, raggiunto in ciò che egli è. Chiede di essere accettato nella sua relazione.
La guarigione diventa così una relazione perché non vi sarà nessun accompagnamento del malato, se prima di tutto non ci si mette alla sua scuola, non si entra cioè nell’empatia con lui». E poi citando la nuova carta degli operatori sanitari, il vescovo ha affermato che «la pratica professionale dell’operatore sanitario altro non è che una vocazione, cioè una risposta ad un appello trascendente, che prende forma nel volto sofferente dell’altro. Questa attività è il prolungamento e l’attuazione dell’amore di Cristo, il quale passò beneficando e sanando tutti. In questa luce l’operatore sanitario può essere considerato come “ministro di Dio”, che nella scrittura è presentato come amante della vita».
Il vescovo ha concluso dicendo che la «Chiesa considera il servizio ai malati come parte integrante della sua missione. Medici, infermieri, altri operatori della salute, volontari sono chiamati ad essere l’immagine che vive di Cristo e della sua Chiesa nell’amore verso i malati ed i sofferenti».
