Impianti da sci dismessi, il documentarista Stefano Ardito: “Un immondezzaio di muri, cavi, piloni e altri rottami”

Abruzzo – Per gli appassionati di montagna, di natura, di escursioni e di sci l’Abruzzo è, senza dubbio, una meta fondamentale. L’Abruzzo piace a molti e rappresenta la destinazione ideale grazie alle sue bellezze ambientali, faunistiche e paesaggistiche. Eppure ci sono elementi che deturpano i nostri territori da anni senza che venga fatto granché per risolvere il problema.

A tal proposito interviene il noto giornalista, scrittore, fotografo e documentarista Stefano Ardito che, attraverso un post condiviso online, richiama l’attenzione sul problema degli impianti da sci abbandonati presenti in diversi luoghi d’Abruzzo. “Non capisco” scrive Ardito “come fa un mondo che vive di natura e di sci a sopportare al suo interno (e dentro ai confini di un Parco! e accanto a una statua della Madonna dedicata a San Giovanni Paolo II!) una vetta ridotta a un immondezzaio di muri, cavi, piloni e altri rottami in abbandono“.

Continua quindi l’esperto di montagna “Perché gli impiantisti di Campo Felice e il Parco Sirente-Velino non eliminano questo orrore? Costa davvero troppo farlo? Non sarebbe anche un investimento di immagine? La domanda riguarda anche Prato Selva e Monte Cristo al Gran Sasso, Passo Godi nel PNALM, la Tavola Rotonda alla Maiella. Fuori dai confini dell’Abruzzo ci sono il Monte Bove, il Terminilletto e molte altre porcherie. Il dossier “Nevediversa” di Legambiente ha appena censito 234 impianti dismessi ma non smantellati, 135 strutture temporaneamente chiuse e 149 agonizzanti. Possibile che non si riesca a eliminare nemmeno un bullone? E perché?“.

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