Marsica – Il 13 gennaio del 1915 è una data che ogni marsicano conosce proprio perché marsicano. Citarla equivale ad evocare uno dei momenti più tragici della Storia: il terremoto che devastò paesi, uccise decine di migliaia di persone e stravolse l’esistenza di chi riuscì a sopravvivere. La memoria di quel che avvenne è stata per tanto tempo affidata ai racconti di chi ha visto, ha sentito, ha vissuto.
Proprio come ha fatto nonna Erminia Di Legge, nata a Collarmele nel 1901 e scomparsa nel 1989, con sua nipote Sara D’Agostino. Nonna Erminia ha insegnato a sua nipote una canzone che ricorda, ancora oggi, a chiunque l’ascolti, i drammatici momenti di quel che avvenne nella mattina del lontano 13 gennaio del 1915. Sara ha imparato quella canzone e, grazie alla chitarra suonata da Paolo Antidormi alla registrazione di Gianni Tirabassi, ha inciso il brano di nonna Erminia. Ecco il testo e l’audio.
Oh misera Avezzano con tutti i tuoi dintorni
Il popolo italiano vi piange da quei giorni
Era graziosa la tua città
Era maestra di civiltà
Era graziosa la tua città
Era maestra di civiltà
A Sora un sacerdote che stava comunicando
Con cinque o sei devoti che stavano pregando
Cascò la chiesa, tutta crollò
Con l’ostia in mano il prete restò
Cascò la chiesa, tutta crollò
Con l’ostia in mano il prete restò
C’era una giovinetta che era nata muta
Le venne la favella per la paura avuta
“Aiuto mamma” ella gridò
Mamma era morta, lei si salvò
“Aiuto mamma” ella gridò
Mamma era morta, lei si salvò
Duecento giovinetti sepolti vivi a scuola
Gridavan poveretti aiuto a squarciagola
Cento lamenti di qua e di là
A chi li sente fanno pietà
Cento lamenti di qua e di là
A chi li sente fanno pietà