LFoundry, sindacati impegnati su vari tavoli di confronto per costruire un futuro con maggiori certezze

Avezzano – L’incontro annunciato nei giorni scorsi dal capogruppo del Partito Democratico alla Regione Abruzzo fra una delegazione del sindacato in rappresentanza delle maestranze di LFoundry e il Senatore Antonio Misiani, responsabile economico del PD, ha avuto luogo lunedì scorso.
La circostanza è servita al sindacato per riepilogare a Misiani le criticità dello stabilimento di Avezzano dopo il blocco del 27 dicembre. Presenti all’incontro anche all’Onorevole Stefania Pezzopane, Giovanni Lolli e Francesco Piacente, segretario PD per la provincia dell’Aquila. Già fissato un ulteriore incontro fra un paio di settimane.
La politica entra in scena dopo che il tavolo di confronto fra azienda e sindacato del 18 gennaio, organizzato da Confindustria, era terminato lasciando con l’amaro in bocca i rappresentanti dei lavoratori, insoddisfatti per non aver ottenuto alcuna risposta alle domande poste.   
Per il sindacato queste riunioni non sono meeting aziendali nell’ambito dei quali chi rappresenta l’azienda si può arrogare il diritto di abbandonare il tavolo. Ciò è quanto sarebbe accaduto in occasione dell’incontro del 18 gennaio. Per tale ragione la riunione, sarebbe da ritenersi non conclusa.   

Nel merito, le organizzazioni sindacali snocciolano una serie di questioni rimaste senza spiegazioni. Si parte dagli indicatori di bilancio il cui presunto miglioramento, non sarebbe stato spiegato e, in particolare, non sarebbe stato chiarito se, e in quale misura, tale miglioramento, sia ascrivibile a operazioni industriali o a meri riassetti di natura organizzativa e/o finanziaria.
Il nuovo assetto aziendale, con la nascita di SPARC EU e SPARC HK sarebbe un buon motivo, secondo il sindacato, affinché l’azienda dia contezza dei flussi finanziari tra LFoundry e il resto del mondo SPARC.
In relazione al piano di produzione proiettato al 2025, il sindacato afferma che non sarebbe stato spiegato come possano essere compatibili i volumi ipotizzati di CIS e POWER con la dichiarata necessità di operare una sostituzione importante di macchinari di produzione che, secondo loro, vedrà l’eliminazione graduale degli equipaggiamenti industriali incompatibili con gli stessi POWER.

Altra fonte di preoccupazione manifestata dal sindacato deriverebbe dall’adeguamento alle nuove produzioni, che a loro dire, comporterebbero un irreversibile abbassamento del livello tecnologico dello stabilimento. A tal proposito viene ritenuto necessario un chiarimento sulle eventuali ricadute occupazionali per scongiurare ripercussioni negative sul numero degli addetti.
Sui carichi di lavoro il sindacato chiede di acquisire lo studio di cui si è avvalsa l’azienda per dimostrare che i carichi di lavoro sono in linea con quelli del settore. Ciò per capire, attraverso i dati mostrati, le ragioni del ricorso a personale con contratto a termine per fronteggiare la diminuzione del personale con contratto a tempo indeterminato.

Secondo il sindacato, dati aziendali alla mano, nell’ultimo anno e mezzo ci sarebbe stato un forte aumento dei carichi di lavoro. I dati mostrati si presterebbero a una lettura secondo la quale, il personale somministrato sarebbe a tutti gli effetti una presenza strutturale, tale da avviare percorsi di stabilizzazione.
Altra nota dolente, per le organizzazioni sindacali, è quella inerente la formazione. Circa il fondo nuove competenze, per il quale l’azienda avrebbe ricevuto circa 2.5 milioni di euro, il sindacato chiede come questa, vada nella direzione di acquisire e sviluppare le competenze necessarie all’attuazione del piano che porterà alla piena produzione di POWER.

Tale considerazione nasce dal dubbio che un vero e proprio piano per il recupero delle competenze perse, con le numerose uscite degli ultimi 2 anni, non ci sarebbe. Mancherebbe inoltre, la rendicontazione delle spese e dei rimborsi.
Anche la Cogenerazione suscita un serrato dibattito circa l’ipotesi di affidare o cedere a terzi l’impianto. Per il sindacato è preoccupante che LFoundry stia valutando di privarsi di un asset strategico per l’ottimizzazione dei costi energetici, in un momento in cui tutte le compagnie investono nel comparto per aggiungere ulteriore valore all’azienda attraverso la vendita dell’energia prodotta in eccesso.
Ultimo tema di riflessione, non meno importante per il sindacato, è quello del mancato ricorso ai finanziamenti pubblici. I progetti tutt’ora in essere, sarebbero quelli attivati dalla vecchia proprietà, alcuni dei quali non più utilizzati per precisa scelta aziendale.

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