Marsica – «Stante la gravità delle circostanze emerse, tra cui un eccessivo ricorso all’affidamento diretto soprattutto verso consulenti, è evidente che sarà mia cura trasmettere il verbale della seduta odierna, relativa alla parte riguardante il CAM, alle Procure competenti.»
Queste le parole di Pietro Smargiassi, presidente della Commissione di Vigilanza della Regione Abruzzo al termine dell’audizione delle persone convocate lo scorso 11 giugno. Fra queste il direttore generale dell’Ersi (Ente regionale Servizio Idrico) Corrado Rossi, il Presidente del Consiglio di Sorveglianza del CAM, Alessandro Pierleoni e dei due consiglieri, Felicia Mazzocchi e Mostacci Antonio oltre a Angelo Venti, giornalista, Direttore della testata Site.it
In realtà l’audizione era stata richiesta dal consigliere della Lega, Simone Angelosante al quale TerreMarsicane ha chiesto un giudizio sull’idea di Smargiassi di interessare le procure sulla questione parcelle.
«Quest’audizione l’ho fortemente voluta e forse per questo ha suscitato la reazione smisurata dei grillini, forse risentiti per non essere stati loro a chiederla. Così, per recuperare terreno sul piano mediatico, hanno rilanciato evocando la magistratura. Ma io non voglio entrare in queste polemiche, che per quanto mi riguarda, lasciano il tempo che trovano.»
Qual è la sua idea sul futuro del CAM
«Il CAM è una società che in meno di dieci anni ha accumulato debiti per 120 milioni di euro. Ritengo giusto aver chiesto l’audizione perché in una situazione di questo genere non si può dire che tutto vada bene. Altro che esprimere soddisfazione. Certo, non è compito mio dire perché sono stati fatti tutti questi debiti ma evidentemente, questo modello di gestione del ciclo idrico integrato non funziona, punto.»
Dove vuole arrivare?
«La mia intenzione è quella di coinvolgere la Regione Abruzzo nel rivedere i canoni di un sistema che ha prodotto questa situazione critica nel CAM. Beninteso, anche gli altri gestori hanno avuto situazioni simili, seppur meno gravi, ma comunque importanti, tipo l’ACA di Pescara, finita in concordato con 90 milioni di debiti. Insomma, per me c’è qualcosa che non va proprio in questo sistema di gestione.»
E quindi?
«Intanto c’è il rischio che i comuni debbano affrontare queste situazioni senza essere attrezzati a farlo col rischio di generare default a catena. È evidente però che se un comune deve sostenere queste spese, saranno i cittadini i primi a soffrirne. L’audizione in commissione ha dato modo di focalizzare l’attenzione sul problema.»
Quali saranno i prossimi passi?
«Il prossimo passo sarà quello di portare il tema nell’apposita Commissione di merito perché non è compito mio indagare sulle cause del problema ma è compito mio dire che il problema c’è. Poi sarà la commissione che si occupa della gestione del Servizio Idrico Integrato fare tutti gli approfondimenti del caso. A mio modo di vedere va pensata una legge globale di riforma del modello di gestione del servizio. Mica vogliamo arrivare a 500 milioni di euro di debito? »
La Lega sta lavorando a un progetto di riforma regionale?
«È presto per dire questo ma è evidente che sul tema vada fatto un ragionamento. Posso capire che i grillini ci siano rimasti male perché sono arrivati secondi sull’argomento, ma questa non deve essere una gara. La questione vera è che i comuni rischiano di andare a rispondere di una gestione con cui non hanno avuto nulla a che fare. »
Però la ex presidente del Consiglio di Gestione, Paola Attili, ha chiamato un causa anche i sindaci, dicendo che in quanto soci, avrebbero votato i bilanci e quindi non potrebbero dire di non sapere.
«Per carità, io non ero sindaco, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato, di certo non i sindaci. »
Quindi dal suo punto di vista i sindaci vanno assolti.
«Guardi, i sindaci votano i bilanci, ora sto facendo il sindaco, e quando si va lì, si votano dei documenti che esprimono dei numeri, se poi quei numeri non corrispondono al vero, o altre cose sono occultate, beh, insomma, che ne può sapere il sindaco. Il voto del sindaco è un voto politico, il ruolo del sindaco è politico, guai se fosse tecnico. Il sindaco si fida dei numeri che gli vengono sottoposti, si fida dei numeri che vede.»
Oggi la Lega presenta il suo candidato per il ruolo di sindaco di Avezzano che è il maggior socio del Cam, con il 22,14% del capitale societario. In caso di successo alle comunali non temete che poi, la grana del Consorzio Acquedottistico, diventi un boomerang contro il suo partito?
«Non credo proprio. Il nostro partito non centra niente con questa situazione. Anzi, proprio per questo bisogna dare spazio a una nuova generazione di amministratori capaci, che vengono dal mondo dell’imprenditoria, giovani e soprattutto, esterni ed estranei a queste situazioni che provengono dal passato. In questo, Tiziano Genovesi è una garanzia.»
Molti su questa candidatura, hanno notato reazioni piuttosto tiepide da parte dei vostri alleati.
«Fratelli d’Italia fa la sua politica come è giusto che sia, ma Fratelli d’Italia si deve ricordare che amministra il capoluogo di Regione e ha la presidenza della Regione Abruzzo, pur essendo elettoralmente meno della metà della Lega. Quindi non vedo questa freddezza da cosa possa nascere.»
Quindi nessun problema con Fratelli d’Italia?
«Noi siamo stati e siamo fedeli. Siamo collaborativi in Regione dove esprimiamo 10 consiglieri regionali rispetto ai 3 di Fratelli d’Italia. Siamo collaborativi al comune dell’Aquila dove siamo di gran lunga il primo partito. È evidente che in democrazia i pesi elettorali contano. Sono certo che Fratelli d’Italia si allineerà a questa scelta della Lega così come abbiamo fatto noi con le loro scelte.»
Quindi non ci saranno discussioni?
«Noi siano aperti a tutte le discussioni ma è chiaro che abbiamo un ruolo che ci viene da una serie di tornate elettorali che ci hanno premiato e ci hanno affidato la responsabilità di portare i nostri dirigenti in prima linea. Non farlo vorrebbe dire non rispondere alla fiducia che la gente ha dato alla politica della Lega e di Salvini.»
Genovesi dal vostro punto di vista è una garanzia per risolvere una volta per tutte il problema del Cam?
«Su questo ti rispondo da sindaco, e ti dico che non si può pretendere che un sindaco abbia la bacchetta magica. Il problema del CAM non lo potrà di certo risolvere il comune di Avezzano da solo. È un problema complesso. Anche se risolvessimo la situazione del concordato, il CAM resterebbe comunque una società che continua a fare deficit.»
A quanto dice, sembrerebbe dura uscirne fuori.
«Basti pensare che dopo l’apertura del concordato sono continuate ad arrivare ulteriori fatture non solvibili. È inutile far finta di niente. Resta da capire perché questo tipo di gestione pubblica crea questi problemi. La Regione farà la sua parte ma è ovvio che il problema è nazionale.»
Si potrebbe arrivare, così come è successo con i Consorzi di Bonifica, a un Commissariamento?
«Beh, sono due cose diverse. Il CAM è un Consorzio ma è anche una società in house providing di proprietà dei comuni. Siamo quindi di fronte a situazioni diverse. Io penso invece che bisogna cominciare ad affrontare il problema al di là degli schemi ideologici, pensando al mercato perché non vedo altra soluzione. O addirittura ritornare al servizio comunale come era 30 anni fa. Non sono aprioristicamente a favore o contro, l’una o l’altra soluzione, di certo 30 anni fa il comune di Ovindoli si gestiva la sua acqua, il comune di Avezzano si gestiva la sua acqua e non avevamo 120 milioni di debiti. Chiedere di ripensare questo modello fallimentare, indipendentemente da chi lo abbia gestito, mi pare il minimo. »
Il giornalista Angelo Venti è stato ascoltato in commissione, ha parlato di partito dell’acqua. Cosa pensa di questo?
«Angelo Venti l’ho chiamato io in audizione perché lo ritengo una delle persone più informate sulle vicende del CAM, a prescindere dal fatto che sul piano delle idee siamo lontani mille anni luce. Di tanto in tanto mi attacca, ma ben venga, questa è la democrazia. Quanto al partito dell’acqua, era vero negli anni 2000. In effetti allora c’era un certo trasversalismo, oggi però siamo di fronte a una realtà che chiede una soluzione a prescindere dalla destra e dalla sinistra. In tal senso è necessario che i sindaci, in quanto soci, facciano degli accordi. Si tratta di garantire un servizio pubblico a tutti i cittadini.»
Quale potere può esercitare la Regione oggi, e cosa potrà fare concretamente l’Ersi per risolvere gli annosi problemi del Cam?
«L’Ersi agisce in forza di leggi dello Stato mentre la Regione può portare sul tavolo tutti i dubbi , le domande e le richieste dei comuni e di conseguenza dei cittadini, ma poi è l’Ersi che ha funzioni operative in merito. Ribadisco, noi come Lega abbiamo portato sotto gli occhi di tutti una situazione fallimentare ma non vogliamo crocifiggere nessuno.»
Tutti colpevoli, nessun colpevole?
«Se ci fossimo trovati di fronte a un buco di 500 mila euro allora si poteva pensare alla mala gestio delinquenziale di un singolo funzionario. Qui invece parliamo di una mala gestio di 120 milioni di euro, ben oltre una eventuale volontà delinquenziale. Evidentemente è il sistema che non funziona.»
Sta dicendo che il CAM non funziona strutturalmente? Che costa troppo solo tenerlo in moto?
«Guardi, lungi da me difendere il CAM, ma conosco la situazione per dire che parliamo di una struttura che serve 135.000 abitanti e impiega circa 120 dipendenti, siamo nella perfetta media nazionale. Abbiamo però ingenti costi per l’energia, uno dei motivi è il pompaggio dell’acqua per superare i dislivelli. Penso però che il cittadino di Opi o di Bisegna, abbia lo stesso diritto del cittadini della borgata Ottavia a Roma, per lo meno questo diritto dovrebbe essere garantito dallo Stato.»
C’è un modo per evitare di continuare ad alimentare le perdite?
«Si tratta di individuare il modello di gestione più efficiente, tenendo conto del territorio, ma anche delle imposizioni assurde che a volte ci vengono dall’Europa. L’Europa ha previsto un regime di concorrenza sul servizio pubblico, poi però permette le gestioni in house. Siamo alla follia totale. Delle due l’una. O fai la concorrenza e non permetti l’ingresso del pubblico, oppure fai tutto pubblico, ma se poi il pubblico lo regoli con un sistema privatistico, accadono i disastri come quello del CAM. Purtroppo l’Europa ci dice questo, ma non mi far parlare di Europa, meglio che evitiamo.»