Torricella Peligna – Dal 24 al 26 agosto, il comune di Torricella Peligna, con la direzione artistica di Giovanna Di Lello, ha organizzato la XIII edizione del “John Fante Festival – Il dio di mio padre”.
L’anteprima della manifestazione avrà luogo il 23 agosto, a Pescara, alle 18.30 presso la Sala conferenza Museo Arte Moderna Vittoria Colonna.
Tra i vari ospiti d’eccezione, da segnalare la presenza dei due figli dell’autore: Jim e Victoria Fante. Il festival è stato organizzato per celebrare gli ottant’anni dall’uscita del primo romanzo dello scrittore italo-americano “Aspetta primavera, Bandini”.
Per l’occasione abbiamo intervistato il direttore artistico dell’evento, Giovanna Di Lello.
“Buongiorno Dottoressa, come è nata l’idea di questo festival e perché lei si è appassionata così tanto a John Fante?”
“L’idea del festival nasce nel 2006, quando fui contattata dal comune di Torricella per realizzarne la 1° edizione. Il paese voleva omaggiare il figlio di Nicola Fante, muratore torricellano che si trasferì in America agli inizi del ‘900. Realizzammo, dunque, una manifestazione di tipo anglosassone che ricorda Fante ma si affaccia anche su altri autori dai contenuti simili. Il comune mi chiamò poiché girai un documentario sullo scrittore tre anni prima, nel 2003, proprio a Torricella. Videro in me una persona molto interessata a questa figura, affascinata dal tema della migrazione degli italiani che mi tocca personalmente, essendo anche io figlia di migranti. Naturalmente anche la bravura letteraria dell’autore contribuì a aumentare il mio interesse. Inoltre il cognome “Fante” per me è molto familiare poiché è quello della mia nonna materna.”
“Quanto può e deve contribuire il festival a rendere ancora più conosciuto Fante in Italia?”
“Il festival contribuisce attivamente alla divulgazione dell’opera di Fante. Grazie al nostro programma articolato che cerca di attualizzare l’autore, la manifestazione è un’importante fonte di divulgazione alla quale partecipano ospiti di livello nazionale ed internazionale. Torricella è diventato in questi anni, infatti, un punto di riferimento, per quanto riguarda John Fante, non solo per l’Italia, anche dagli Stati Uniti, ad esempio, riceviamo spesso richieste di informazioni da parte di studenti interessati alle sue opere.”
“In un periodo nel quale l’immigrazione è un tema all’ordine del giorno in Italia, quanto è importante leggere le opere di John Fante?”
“È fondamentale analizzare Fante per capire il fenomeno dell’immigrazione. Nelle sue opere, infatti, riversa la sua condizione di figlio di migrante. Ritroviamo nei suoi romanzi i disagi di quello che vuol dire vivere in un paese diverso con la voglia di emergere e con la difficoltà di vivere a metà strada fra due culture. Tutto ciò è molto vicino a ciò che provano molte persone costrette a fuggire dalla propria terra al giorno d’oggi. Capiamo, grazie a Fante, come è controverso il rapporto fra la cultura d’approdo e quella d’origine e quanto sia complicato trovare una propria identità in un paese con tradizioni diverse. John Fante è necessario per comprendere non solo l’immigrazione di oggi, ma anche quella dei nostri concittadini che cercavano fortuna in altre nazioni. Consiglierei di far leggere alcuni dei suoi libri anche nelle scuole per sensibilizzare i giovani su temi così attuali.”
“A questa XIII edizione parteciperanno anche Jim e Victoria Fante, che rapporto hanno con la loro terra di origine?”
“Jim e Victoria hanno vissuto tramite le opere del padre il rapporto con questa terra. Grazie proprio ai libri di John Fante e anche grazie al nostro festival hanno sentito la voglia di venire a visitare il paese. Hanno un rapporto molto empatico con l’Italia, percepiscono il calore dell’Abruzzo e di Torricella e si riconoscono in molti dei valori di questa terra, valori come l’accoglienza e la famiglia.”
“Come viene descritto l’Abruzzo da John Fante? L’autore è mai tornato in Italia?”
“È descritto tramite gli occhi nostalgici del padre, Nicola, che gli ha raccontato la vita povera ma piena di umanità e solidarietà in Abruzzo. Egli cita esplicitamente Torricella Peligna e descrive la nostalgia della sua famiglia verso il paesino in cui hanno vissuto. John Fante parla di una regione antica, anacronistica, lontana dall’America degli anni ’30 che però lo affascina.
Lo scrittore venne due volte in Italia, a Roma e a Napoli, per scrivere delle sceneggiature ma da quanto sappiamo non tornò mai a Torricella. C’è un racconto incompiuto in cui descrive il viaggio da Roma verso il paese del padre, un viaggio che, probabilmente, non ha mai fatto. Forse aveva paura di tornare in un luogo di cui era innamorato e non trovarlo uguale ai racconti che aveva ascoltato.”
“Dottoressa, da parte della redazione di Terre Marsicane, la ringrazio per averci dedicato il suo prezioso tempo, arrivederci e in bocca al lupo per i progetti futuri.”
“Grazie a voi, è stato un piacere!”