Avezzano – Quando Berlusconi era Presidente del Consiglio, molti ricorderanno le battute con cui esortava i miliardari del globo a venire a morire in Italia, considerata un paradiso fiscale per le tasse di successione. Non a caso egli stesso era, ed è ancora oggi, espressione di quel capitalismo spregiudicato che ha prosperato sulle inefficienze delle leggi fiscali dello Stato.
L’Italia, è ancora oggi un paese che sconta elevate imposte sul lavoro, sulle accise, sulle attività produttive, sui consumi, ma per quanto riguarda le imposte di successione, la percentuale è molto bassa rispetto alla media OCSE.
Se investi in Borsa 10.000 € e poi rivendi incassandone 15.000 pagherai il 26% sui 5.000 guadagnati. La cosiddetta imposta sul capital gain. Se erediti un patrimonio paghi invece una tassa di successione del 4%. Facciamo un esempio. Italia: Mario Rossi ha un’azienda a conduzione familiare le cui quote azionarie sono ripartite per il 50% in capo al padre per il restante 50% ai figli.
L’azienda, al netto dell’esposizione verso le banche; dei crediti da clienti e debiti verso fornitori vale, diciamo, 5 milioni di euro. L’azienda ha inoltre titoli di Stato a garanzia di linee di credito per 2 milioni di euro. Il patrimonio personale di Mario è di 3,5 milioni suddivisi per il 50% in titoli di Stato e il restante in azioni, fondi, obbligazioni varie e una polizza del controvalore di 1 milione di euro con beneficiari gli eredi.
Mario passa a miglior vita.
L’ammontare del patrimonio al trapasso è quindi di 2,5 (valore azienda in capo al padre) + 1,75mil. titoli di Stato + 750.000 euro in altri strumenti finanziari + una polizza da 1 milione di euro + 2 mil. titoli di Stato dell’azienda + immobili vari per un totale di 3 milioni.
Abbiamo un asset patrimoniale complessivo di 11 milioni da cui vanno tolti i titoli di Stato che sono esenti dalle imposte di successione e la polizza che è fuori dall’asse ereditario e va direttamente ai beneficiari.
Quindi 11- 4,75 = 6,25
Gli eredi sono i 3 figli + la vedova, il che vale a dire, franchigia di 4 milioni (1 a testa) 6,25 – 4 = 2,25 che tassato al 4% fa 90.000 euro
Ok, d’accordo, sarà un calcolo molto approssimativo ma serve a dare l’idea di come funziona, senza considerare le eventuali detrazioni più altre voci che potrebbero concorrere ad abbattere la tassazione. In pratica i 4 eredi pagheranno 90.000 euro (22.500 a testa) di tasse per prendersi un’eredità di 11 milioni.
90.000 € di tasse, su un patrimonio di 11 milioni fa l’0,82%. Un risparmiatore, titolare di 120.000 euro investiti per metà in titoli di Stato e metà in altri strumenti finanziari, in termini fiscali subisce un’imposta secca annua sul patrimonio pari allo 0,2% + il 12,5% sulle cedole da titoli dello stato + il 26% sui proventi da investimenti diversi dai titoli di stato.
Se il patrimonio in un anno gli rende il 5% cioè 6.000 euro, il risparmiatore pagherà circa 1.500 euro tra capital gain e imposta di bollo sul deposito. Ovvero circa il 1,25% del patrimonio investito. In pratica di più, in termini percentuali, rispetto a chi eredita 11 milioni.
Oggi, il gettito da tasse di successione vale circa 800 milioni di euro sul bilancio dello Stato. Ipotizzando un’aliquota impositiva pari a quella applicata sui titoli governativi, il nuovo gettito sarebbe, largo circa, tre volte quello attuale, ovvero 2 miliardi e mezzo di euro.
Somme che potrebbero alimentare un fondo per l’università e la ricerca dedicato a studenti provenienti dalle famiglie meno ricche fra i quali, chi lo sa, magari potrebbe esserci un futuro Steve Jobs o un Elon Musk, ma questo non lo sapremo mai se continueremo a permettere che i migliori giovani, una volta laureati, vadano all’estero o peggio, abbandonino gli studi perché le famiglie non sono in grado di mantenerli.