La caccia fotografica che uccide

Si fa di tutto pur di riuscire a fotografare un animale selvatico, specialmente se l’animale in questione è un orso. Le immagini di animali che attraversano i comuni del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise fanno il giro del web in poco tempo e contribuiscono a dipingere in modo affascinante l’intera zona protetta.

L’alto numero di foto presenti sui social trasformano in normalità l’osservazione di cervi, orsi e altri animali mentre vagano per le strade dei paesi, immagini che sono divenute simbolo di un Abruzzo selvaggio, dove fauna e uomini vivono serenamente insieme.

Quest’estate sono stati diffusi diversi video e immagini che immortalano orsi che mangiano da buste abbandonate all’interno di centri abitati o che corrono spaventati tra i fari delle automobili, senza dimenticare quelle dei tanti cervi che si fanno avvicinare senza avere più paura dell’uomo.

Comportamenti fuori natura, che evidenziano un cambiamento negativo delle abitudini degli animali. Gli animali selvatici infatti, in quanto tali, hanno bisogno di vivere lontano dei centri abitati e dovrebbero procurarsi il cibo in modo autonomo e non da secchi dell’immondizia o da buste lasciate da turisti (spesso proprio con lo scopo di far avvicinare l’animale). Il comportamento degli animali viene così influenzato da quello dell’uomo, che può indurre una negativa evoluzione artificiale che metterebbe in crisi la stessa sopravvivenza della specie.

Questa estate, la grande affluenza di turisti ha incrementato il fenomeno e ha allarmato molti degli esperti ai lavori. Lo stesso comune di Pescasseroli, con l’ordinanza N.42 del 26/08/2019, ha cercato di affrontare il problema della gestione degli orsi confidenti, ordinando il divieto di avvicinarsi agli stessi, il divieto di puntare sull’animale fonti luminose e il divieto di intercettare gli esemplari dotati di collare radio.

Regole necessarie per evitare che si arrivi a commentare nuovamente eventi come quello di Rionero Sannitico, dove un esemplare di orso è stato investito ed è morto, o come le immagini di orsi che corrono impauriti tra i fari delle macchine, casomai perdendo anche i loro cuccioli, come è successo pochi giorni fa in uno dei centri più importanti del Parco.

Fotografare gli animali è bello e stimolante, ma va fatto a debita distanza e nel loro habitat naturale, evitando di assumere comportamenti dannosi per l’animale stesso.

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