La classe IV G del Liceo Scientifico di Avezzano scrive alla preside dopo aver assistito al monologo del professor Galimberti

Avezzano – Gli alunni della classe IV G del Liceo Scientifico M. Vitruvio P. di Avezzano scrivono alla preside per condividere con lei l’esperienza al Teatro dei Marsi dove, lo scorso 9 gennaio, hanno assistito al monologo del professor Umberto Galimberti.

«Or ti piaccia gradir la sua venuta: / libertà va cercando, ch’è si cara, / come sa chi per lei vita rifiuta.» Dante Alighieri.

Egregia Dirigente,

Come, nel primo canto del Purgatorio, Virgilio presenta Dante a Catone I’Uticense qual cercatore della Libertà, così noi alunni del IV G, con grande entusiasmo e riconoscenza, desideriamo condividere con Lei la nostra recente esperienza presso il Teatro dei Marsi. Il 9 gennaio 2025, alle 21, su iniziativa della professoressa Costanza Spina, che ci ha accompagnato, abbiamo assistito al monologo tenuto dal filosofo, Prof. Umberto Galimberti, dal titolo “L’illusione della libertà”.

Questo incontro ha rappresentato un’opportunità formativa unica, che ha arricchito il nostro percorso educativo in modo significativo. La tematica trattata, centrale nelle nostre riflessioni, ci ha stimolato a un confronto profondo e ci ha fornito spunti di riflessione sulla libertà, questione che ci coinvolge particolarmente in questa fase della nostra vita. Il filosofo ha iniziato il suo intervento delineando due grandi eredità della cultura occidentale: quella greca e quella giudaico-cristiana. Il pensiero greco, infatti, rifiutava l’idea di libertà assoluta, concentrandosi sul bene comune della polis e creando una morale che privilegiava il bene della società. Con l’avvento del Cristianesimo, invece, l’attenzione si sposta sull’individuo e sulla sua autodeterminazione, dando spazio a una visione più personalistica della libertà. Tuttavia, Galimberti ha sottolineato come, nel corso dei secoli, questa concezione si sia pervertita in una “libertà illusoria”, soprattutto nell’era moderna, dominata dal capitalismo e dalla tecnica.

Il filosofo ha spiegato che l’idea di libertà, nell’attuale contesto sociale ed economico, è diventata una mera illusione. La crescente disuguaglianza economica e sociale, alimentata da un capitalismo che sfrutta i bisogni umani per creare nuovi desideri e consumi, ha ridotto la libertà a un concetto vuoto e irraggiungibile. Il denaro e la produttività sono diventati valori assoluti, a scapito della dimensione umanistica e relazionale dell’individuo. L’uomo, così, non è più libero di scegliere davvero, ma è schiavo delle sue necessità e dei suoi impulsi, dominato dalla tecnica e dalla sua incessante ricerca di efficienza. Oggi si pone la “τέχνη”, la tecnica, al di sopra dell’umanitas. Mentre quest’ultima, è l’attenzione sincera verso il prossimo, lo studio della cultura umanistica e, modernamente, anche di quella scientifica se col fine d’ampliar la propria conoscenza, la tecnica, derivata dal pensiero baconiano «Sapere è potere», implica l’egoismo, il rifiuto degli «studia humanitatis» e lo sfruttamento delle scienze col solo scopo di guadagnare.

Galimberti chiama dunque l’era che stiamo vivendo «della tecnica», in quanto caratterizzata dall’innalzamento dell’efficienza e della produttività a valori ultimi. Eppure, ciò va contro la natura imperfetta e sociale dell’Uomo, che si sente, dunque sopraffatto, anzi schiacciato da una società che corre senza meta in guisa degl’ignavi dell’Inferno dantesco, prigionieri d’una frenesia oltre la loro podestà: dov’è ivi la Libertà, quando i poveri son schiavi dei ricchi e questi del denaro? è questa una vita che può dirsi franca? L’Uomo insegue – ormai senza possibilità di voltarsi indietro, l’inarrivabile, perché più si specula, e più le valute si svalutano.

Pur riconoscendo la forza della sua argomentazione, non siamo completamente d’accordo con la visione di Galimberti. Se è vero che l’uomo è influenzato dai propri impulsi naturali, è anche innegabile che la ragione e la consapevolezza etica ci permettano di esercitare una forma di libertà più complessa e articolata. Come suggeriva Cicerone nel De Officiis, l’uomo non è solo schiavo dei propri impulsi, ma può governarli attraverso un consapevole discernimento tra il dovere e il desiderio. La libertà, quindi, non è solo una reazione agli impulsi naturali, ma una scelta che implica responsabilità e consapevolezza, come dimostrano le riflessioni dei grandi filosofi della tradizione occidentale. Tuttavia, la discussione sulla libertà, così come Galimberti l’ha proposta, ci ha portato a riflettere anche su come il contesto sociale e culturale influenzi le nostre scelte e decisioni. Riconoscere questa influenza non significa rassegnarsi a un determinismo sociale, ma prendere coscienza delle dinamiche che governano il nostro comportamento, per esercitare una libertà più autentica.

La visione di Galimberti, sebbene provocatoria, ci ha spinto a interrogarci sulla nostra condizione di “schiavi” nella società moderna e ci ha messo di fronte alla necessità di una riflessione critica sulla libertà e sull’autodeterminazione. “L ‘uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi.» La conferenza di Galimberti ha quindi rappresentato un’occasione non solo per ascoltare un illustre pensatore, ma anche per alimentare un dibattito costruttivo tra di noi. Pur non condividendo completamente le sue tesi, abbiamo apprezzato l’opportunità di confrontarci con idee diverse, affinando il nostro pensiero e approfondendo le nostre convinzioni. In questo senso, la partecipazione a iniziative come questa ha un valore educativo che va oltre il semplice apprendimento teorico: ci permette di sviluppare una visione più ampia della realtà, di mettere in discussione le nostre certezze e di acquisire una consapevolezza critica che è fondamentale per la nostra crescita personale e intellettuale.

Inoltre, riflettendo sull’importanza della libertà nella nostra vita quotidiana, possiamo osservare come essa si declini anche nell’ambito scolastico. La libertà, infatti, non è solo un ideale astratto, ma la possibilità di scegliere responsabilmente, di autodeterminarsi nel rispetto degli altri e di esprimere il proprio potenziale. L’educazione, quindi, deve promuovere una visione della libertà che unisce autonomia di pensiero e responsabilità verso la comunità. In questo contesto, la partecipazione a conferenze come quella di Galimberti è un esempio concreto di come la scuola possa stimolare una riflessione critica e attiva sulla libertà, creando uno spazio di dialogo e di crescita collettiva. Siamo convinti che esperienze come questa possano continuare a costituire un arricchimento fondamentale per il nostro percorso educativo, contribuendo a una formazione che vada oltre le mura scolastiche e che ci prepari ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo con maggiore consapevolezza. Si fa scuola anche fuori le mura.

Con stima.

La classe IV G

Andreucci Laura , Canoni Anna, Ciaglia Luca, D’Ascanio Erica, De Cristofaro Melissa, De Luca Mattia, Di Desidero Andrea, Doschi Filippo, Felli Sara, Incarnati Marika, Lazzaro Elisa, Pompili Lorenzo, Ricci Riccardo, Rossi Giada, Seritti Federica, Sorgi Caterina, Sorgi Sofia, Venditti Maria Celeste.

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