A molti sarà capitato di recarsi presso la celeberrima Fontana di Trevi, a Roma. Ebbene, forse qualche marsicano avrà notato che proprio di fronte alle grandiosa fontana romana, opera di Nicola Salvi, che riprese i progetti di papa Urbano VIII e di Bernini, si trova una chiesa, per la precisione la Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi.
Sulla facciata, bene in vista, si può notare chiaramente il nome del cardinale marsicano (era nato a Pescina nel 1602), proprio sopra l’architrave dell’ingresso. Le origini dell’edificio sacro sono da far risalire al Medioevo, ma l’attuale architettura fu realizzata, tra il 1644 e il 1650, da Martino Longhi il Giovane proprio per ordine del cardinale Mazzarino.
La personalità di Mazzarino è nota a tutti ancora oggi: si tratta di un personaggio ambizioso, potente, autorevole e, come molti, anche un pochino narcisista. Sarà anche per questa ragione che ha voluto porre sulla facciata della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi un grande cappello cardinalizio a rappresentare il suo potere. Ma le curiosità, attorno a questa chiesa, sono diverse.
Tra le più stravaganti, sicuramente, la presenza di un volto femminile posto al centro del secondo timpano arcuato. Secondo alcuni potrebbe trattarsi di Maria Mancini, nipote di Mazzarino, moglie del principe Lorenzo Onofrio Colonna ma anche amante di Luigi XIV. Per qualcun altro, invece, si tratterebbe di un’altra sua nipote, ossia la bellissima Ortensia Mancini, giovane “protetta” di diversi nobili esponenti dell’aristocrazia europea, la quale, andò in sposa, dopo diverse traversie, al marchese Armand de la Porte de la Meilleraye dal quale poi si separò per andare a vivere con il cavaliere de Saint-Evremond in Inghilterra.
La presenza di un volto femminile “laico” e, soprattutto, riferibile a donne che ebbero una vita sentimentale piuttosto complessa, è qualcosa di molto inusuale tanto che questa è l’unica chiesa di Roma con la presenza di una figura non religiosa sulla propria facciata. Altro dettaglio piuttosto eccentrico e introvabile tra le chiese romane: due grandi statue di fanciulle a seno nudo, poste lateralmente alla facciata, che sostengono, a braccia alzate, la trabeazione del secondo ordine.
La facciata risulta originalissima anche per l’elevato numero di colonne: 18 in tutto. Ce ne sono dieci nell’ordine inferiore, sei nell’ordine superiore e altre due ai lati del finestrone centrale. Un numero così importante di colonne, su una facciata tutto sommato ristretta, indusse i romani a ribattezzare questa chiesa col nome di “Canneto“.
Un ultimo elemento, forse un po’ inquietante, che rende la chiesa ricostruita da Mazzarino molto singolare: nell’abside vengono conservati, all’interno di specifici contenitori, i cosiddetti “precordi” (organi umani che si trovano nella cavità toracica, vicino al cuore) tolti ai pontefici prima di imbalsamarne il corpo. Sisto V, nel 1590, fu il primo ad inaugurare questo uso, mantenutosi fino a Leone XIII, morto nel 1903. Questa tradizione fu interrotta dal papa successivo, Pio X.