Il 13 novembre è stata la giornata mondiale della gentilezza, festività istituita nel 1998 per promuovere generosità e altruismo. Madre Teresa di Calcutta centrando la sua vita nella tenerezza invita ad amare “Le parole gentili possono essere brevi e facili da pronunciare, ma il loro eco è infinito”.
In Italia nel 2020, in piena pandemia per covid-19, è stato istituito l’assessorato alla gentilezza, nell’intento di unire tutti in una rete di atti gentili anche tramite l’invenzione di un alfabeto capace di codificare la comunicazione pacifica e solidale. Per educare le nuove generazioni alla logica dell’empatia, l’unico sentimento capace di superare l’indifferenza, gli adulti devono fare propria la pedagogia della relazione significativa. Del resto i giovani privi di pregiudizi e stereotipi sono portati ad avere relazioni sociali amicali: ”si può sempre dare qualcosa, non foss’altro che gentilezza”. Del resto è più importante essere gentile che avere ragione aggredendo gli altri: “Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza!” (Jean Jacques Rousseau).
La Gentilezza come momento infinito avvolto nell’incantesimo di un sorriso, unito alla tenerezza e alla voglia di esserci nel capire gli altri, è luce del mondo che illumina come un abbraccio.
E’gentile tutto ciò che parla al cuore: un’alba, un tramonto, un vecchio che attraversa la strada, un animale abbandonato, una rosa che sboccia fuori stagione, una carezza perduta. Caratteristica della gentilezza è la mitezza, che non è naturale mansuetudine, ma volontaria non violenza, la cortesia, che non è spontaneo e vuoto sentimentalismo, ma amorevolezza, l’umiltà, che non è nascosta mediocrità, ma desiderio di non recare alcuna offesa al prossimo.
A voi tutti, dedico questi pochi versi affinché nulla intacchi la dolcezza dell’animo.
A volte somiglio il mio animo.
A volte somiglio il mio animo
A qualcosa che di straordinario
Non abbia niente da offrire
Ma che sia trasparente
Di luce festosamente chiara
Ardente di sangue acceso
Palpitante di tenera giovinezza
Affinché l’angoscia del presente
Non intacchi nemmeno per gioco
Il più triste dei miei fratelli.