In questo momento di pandemia in cui le nostre abitudini quotidiane sono state stravolte dall’isolamento soprattutto i giovani, sia come bulli che come vittime, mostrano la loro fragilità. L’indagine dell’Ordine degli psicologi ha rilevato che i nostri ragazzi sono tristi, spesso depressi e inclini a sbalzi d’umore.
Spetta agli adulti accompagnare preadolescenti ed adolescenti, mentre vivono esperienze esteriori ed interiori fondamentali per la loro crescita futura, nella costruzione di quell’edificio complesso che è l’identità personale. Se gli spazi social vengono spesso usati come fossero album di famiglia o diari segreti in luoghi virtuali, nessuno e niente può sostituire la relazione vissuta nella concretezza di sani rapporti interpersonali. Quando le loro storie sono attraversate da atti di bullismo o di cyberbullismo, raccontano spesso fallimenti ed errori causati dall’esposizione a violenze fisiche e morali. L’incomprensione del loro dolore spesso ha conseguenze drammatiche. Accedere alla caverna sigillata dei desideri di distruzione delle vittime di soprusi significa non rinunciare alla propria responsabilità educativa. Essere figure significative in un’età di fluidità mentale e di fragilità emozionale come quella degli adolescenti significa operare in un contesto valoriale contro il nichilismo.
La famiglia, la scuola, le istituzioni per il tempo libero e la società tutta devono avere la capacità di offrire un messaggio alle nuove generazioni di fiducia nella vita. Diventare adulti non è stato facile per nessun periodo storico, basta leggere alcuni brani del testo “Cuore” di Edmondo de Amicis per rendersi conto come spesso l’esclusione e l’emarginazione regoli i rapporti tra scolari. Tutta la comunità contemporanea deve potenziare tramite “L’educazione” l’importanza di sentimenti, ricordi, emozioni, fantasie, sogni, luoghi e persone. La comunicazione della saggezza permette ai giovani di vivere sempre con passione le mille piccole e grandi avventure d di ogni giorno, con i suoi alti e bassi, ma senza perdere la fiducia in sé e negli altri e nel domani. Nonostante tutto.
Solo la conoscenza del proprio “ego”, come persona tra persone, consapevole della propria ed altrui interiorità può costruire un atteggiamento “Empatico”. Immedesimarsi nelle vittime di bullismo, permette di vedere chiaro i rischi che si nascondono dietro uno smartphone o un computer. Il messaggio è evidente: facciamo tutti qualcosa contro il bullismo. Lo facciano gli adulti, sia come genitori, sia come insegnanti, lo facciano i ragazzi, sviluppando comportamenti di accoglienza e tolleranza verso chi è in qualche modo diverso, ascoltando gli altri senza indifferenza nei confronti di coloro che vivono nel disagio emotivo. Occorre ripartire dall’”Uomo”, soggettività degna di rispetto come valore assoluto e universale.
Poiché i mezzi multimediali non hanno un’anima è necessario concepire schemi di significato che danno senso alla vita. Fondare, pertanto, nel mondo contemporaneo, un rinnovato “umanesimo” come filosofia della dignità, della libertà e della giustizia. Abbiamo anche bisogno di capire perché un individuo cede a comportamenti violenti e perché è più facile essere aggressivi quando si è in tanti. Una diagnosi complessa questa che ci invita ad un esame di coscienza.
Quando si parla di bullismo e di baby band ci accorgiamo del male più grande del nostro tempo”: “L’incomunicabilità generazionale” come incapacità di dare alle nuove generazioni regole e norme per una cittadinanza consapevole.
Le parole di Papa Benedetto XVI: “Il rischio per le sorti della famiglia umana è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali”.