La propaganda agraria fascista nella Marsica e l’inaugurazione della Casa dell’Agricoltore a Trasacco (ottobre 1925)

A metà del 1925 «quando ormai il riflusso dell’ondata d’indignazione suscitata dal delitto Matteotti era già chiaramente in atto», la disillusione provocata dall’incapacità delle opposizioni di organizzare politicamente una concreta reazione antifascista, aveva preso la forma in una stanchezza e sfiducia nella vecchia classe dirigente e nei grandi partiti di massa (1). Una sorta di frustrazione morale, incapace di reagire al terribile corso politico prese piede anche nella Marsica, con iniziative clandestine organizzate da Filippo Carusi, che culminarono ben presto «nella riorganizzazione della sezione socialista unitaria di Celano», cui aderì anche il sorvegliato politico Pietrantonio Palladini; mentre, in altra sede, nasceva la federazione giovanile marsicana con: Alberto Mancini, Virgilio Spera, Gino Fosca, Dante Toni e altri. Naturalmente, perquisizioni e arresti furono eseguiti dalle autorità di polizia che avevano trovato nella casa di Ernesto Zanni manifesti rivoluzionari con chiari obiettivi della «penetrazione sovversiva nelle campagne» (2). Tuttavia, il rafforzarsi delle repressioni, spinse il controllo fascista verso nomi di rilievo; tra essi venne preso di mira Antonio Iatosti, già amministratore del giornale l’Abruzzo Socialista collaboratore dell’Avvenire, segretario della camera del lavoro e suo figlio Prampolino (insegnante a Castellafiume).

Nel bel mezzo di violente persecuzioni squadriste, la stampa fascista annunciò la morte del generale di Corpo d’Armata Asclepia Gandolfo (31 agosto 1925), membro del Gran Consiglio, conosciuto nella Marsica per la sua visita ad Avezzano qualche anno prima. Con titoli a carattere cubitali, la redazione de Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, intese esaltare la figura del graduato, scrivendo: «L’Abruzzo s’inchina all’eroe scomparso» (3).

Non mancavano certo altre notizie importanti sulla Marsica. A settembre dello stesso anno, nei locali «dell’Associazione agricola, Casa dell’Agricoltore, ha avuto luogo la nomina del Comitato di Trasacco per la propaganda granaria, che a fianco ed alle dirette dipendenze della Commissione Provinciale, composta di uomini molto conosciuti dai nostri agricoltori, come il Marchese Cappelli, il comm. Cavallini, Direttore della Società Romana, il Prof. Cosmo ecc. sorreggerà validamente l’opera nobilissima voluta dal Duce». Il comitato era composto da: Tito Favoriti, sindaco di Trasacco; dal cavalier Pietro Giuggioloni (amministrazione Torlonia); dal dottor Giuseppe Pojer (veterinario mandamentale); da Erminio Vincenti (maestro agrario); dal  reverendo abate don Giuseppe Cuciz; da Guido Marcellitti (insegnante); da Eugenio Taricone (segretario sindacato agricoltori); Pasquale Retico (presidente della casa dell’agricoltore); Francesco Recchia (agricoltore); Gino Marcellitti (segretario politico); Donato Ippoliti, Giovanni Zarroli, Cesidio Fosca, Paolo Cardarelli, Federico Oddi, Gisberto Calabrese, Aurelio Tarantelli (tutti appartenenti al sindacato tecnico degli agricoltori). Il nuovo intervento sull’agricoltura, che dette il via alla «battaglia» per l’economia generale della nazione, fu «gridato da S.E.Mussolini, l’uomo tenace e geniale che ha saputo fulmineamente mobilitare l’imponente esercito degli agricoltori sparsi in tutte le campagne della grande Italia». Per questo, incitati dal duce: «i forti agricoltori marsicani da qualche tempo combattono questa grande battaglia dell’agricoltura; ma oggi, spinti da una forza di volontà, cercano e otterranno la vittoria decisiva», questo il commento del corrispondente. Oltretutto, alla presenza del comitato furono premiati giovani contadini, ai quali vennero distribuiti i certificati di frequenza rilasciati dalla direzione generale dell’agricoltura, libri e una coppia di coltelli per innesto, ricevuti dalla «Cattedra di Agricoltura di Aquila». Nella stessa settimana fu fondato anche il comitato di Luco dei Marsi, alla presenza del comandante della «Terza Coorte» Marcellitti, che pronunciò «un forte discorso per la Battaglia del grano». Identica solenne cerimonia, si svolse a Villavallelonga, presieduta dal segretario politico Francesco Giancursio; poi a Collelongo, con il dottor Francesco De Medicis e a Gioia dei Marsi (4).

Dopo il mancato attentato a Mussolini del 4 novembre 1925, ci furono nella Marsica dimostrazioni di simpatia e di solidarietà. I giornali fascisti riportarono la notizia alcuni giorni dopo, mostrando il giubilo delle popolazioni abruzzesi: «Si sono svolte manifestazioni, col concorso unanime delle popolazioni, inneggianti al Duce miracolosamente scampato alla criminosa follia». Ad Avezzano, una folla immensa prese parte a un’imponente corteo di partecipazione e dissenso. Intervenne il regio commissario del comune; il Seniore Ferri; il segretario politico del fascio commendatore Cambise, e infine: «salutato da una frenetica ovazione, S.E. Mons.Bagnoli, Vescovo dei Marsi», che celebrò un solenne Te Deum di ringraziamento nella chiesa di S.Giovanni. Il paese di Capistrello ne seguì subito l’esempio, organizzando un «rendimento di grazie» condotto dal monsignor Vaccari. Per l’occasione, il comune di Pescina e la sezione fascista, definirono Mussolini: «l’uomo sacro all’Italia e agli italiani», promuovendo un concerto cittadino al suono di «Giovinezza» (5). In realtà, i fatti ci raccontano che gli attentatori, dall’albergo Dragoni (di fronte al balcone di Palazzo Chigi da cui si sarebbe dovuto affacciare il duce per celebrare l’anniversario della vittoria), avrebbero dovuto far fuoco con un fucile di precisione austriaco. Immediatamente, l’OVRA (opera di vigilanza e di repressione dell’antifascismo), che da tempo sorvegliava l’azione dei due, sventò l’attentato, arrestando il deputato socialista unitario Tito Zaniboni e il generale Luigi Capello. 

Molti storici sostengono che gli attentati contro Mussolini del 1925 e quelli dell’anno successivo, rafforzarono purtroppo anche nella Marsica il mito del duce, grazie ad una «massiccia azione di propaganda fascista». Dopo il mancato delitto, nel pomeriggio, L’Idea Nazionale e L’Epoca annunciarono a caratteri cubitali l’arresto dell’onorevole Tito Zaniboni avvenuto a Roma e del generale Luigi Capello, catturato mentre fuggiva alla volta di Torino, con l’accusa di aver organizzato il tentativo criminoso contro Mussolini. Il Popolo d’Italia definì l’atto: «la congiura della disperazione», dimostrando così la sconfitta degli oppositori del regime che stavano tentando di: «gettare l’Italia in balia del caos che avrebbe potuto trasformarla in un lago di sangue». 

Queste testimonianze, però, dimostrano che i vari tentativi di uccidere il duce, in quel particolare momento, fecero capire una sola cosa: «Che se Mussolini fosse stato ucciso nulla sarebbe stato risolto ma si sarebbe aperto solo un nuovo periodo di accese lotte politiche e probabilmente civili, delle quali nulla lasciava prevedere la conclusione tranne quella o di una vittoria bolscevica o di un ritorno alla situazione e al governo degli anni del dopoguerra». Senza negare la gravità della crisi, permasero prospettive inquietanti, quando il giornalista e filosofo antifascista Piero Gobetti scrisse a ben ragione sulla sua rivista (La Rivoluzione Liberale) che ormai la maggioranza degli italiani era diventata fascista e se la popolazione fosse stata messa al bivio tra le labili tradizioni democratiche e il governo attuale, avrebbe votato Mussolini, cercando così «la soluzione apparentemente più facile e meno dolorosa» (6). 

 

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il fascista, II. L’organizzazione dello Stato Fascista, 1925-1929, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, pp.70-71.
  2. R.Colapietra, Fucino Ieri, 1878-1951, Ente Fucino, Stabilimento roto-litografico «Abruzzo-Press», L’Aquila, ottobre 1998, pp. 153-170. 
  3. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VII – Num.544 – Roma, 3 Settembre 1925, La morte di S.E.Gandolfo. Per le visite nella Marsica del generale si veda: Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Carte Gandolfo, ms.40; Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Carteggio riservato, 12.186R; Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Biografie, 33/15. Nel corposo carteggio sono evidenti speciali benemerenze acquisite durante il conflitto mondiale e l’adesione al regime fascista nel 1921.
  4. Ivi, Anno VII – Num.552, Roma, 1° Ottobre 1925, La “Casa dell’Agricoltore” a Trasacco.
  5. Ivi, Anno VII – Num.563 – Roma, 12 Novembre 1925.
  6. R.De Felice, cit.,pp.70-71-140. Cfr. P.Gobetti, La rivoluzione liberale. Rivista Storica Settimanale di Politica, 31 maggio 1925, in Amendola (Antologia della Rivoluzione Liberale, p.503 sgg.). Gobetti morirà a Parigi l’anno dopo, per i postumi di un’aggressione squadrista (aveva solo 25 anni).

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