Avezzano. Sono tre classi, una sessantina di alunni e studiano sotto il livello della strada, nel seminterrato della Mazzini – Fermi, la scuola più nota di Avezzano, in pieno centro.
Su queste classi, all’inizio dell’anno scolastico, si accesero i riflettori della Rai. Per un’altra scuola, San Simeo, chiusa a settembre, all’indomani della fine del “giardino estivo” che invece ci fu regolarmente, come se niente fosse, arrivarono ad Avezzano, anche le telecamere di Sky.
La scuola San Simeo ha bisogno di un adeguamento sismico e quindi è stata chiusa, le tre classi della Mazzini – Fermi sono state, invece, confermate nel seminterrato.
Per qualche giorno il tg regionale ha parlato di quelle poche decine di genitori che mettendoci la faccia gridavano dissenso e allo stesso tempo chiedevano “Aiuto”. Sono questi i genitori che non volevano e continuano a non volere che i loro piccoli vadano a scuola in aule che si trovano in un seminterrato.
Il terremoto “ci corre sotto i piedi”, i media sono esautorati di messaggi di angoscia, morte e distruzione e la loro è pura e semplice paura.
Sono genitori che non si vergognano ad ammetterlo e a chiedere sicurezza.
Questa mattina in una classe c’erano otto bambini, in un’altra 11.
La sicurezza nelle scuole non è problema solo di Avezzano, è chiaro. A Tagliacozzo i bambini entrano anche in scuole vecchie centinaia di anni.
Il fatto è che oggi, come non accadde nel 2009, la commissione Grandi Rischi ha parlato chiaramente. Viviamo in una zona dove ci sarà ancora una grande scossa di terremoto. Quando e dove di preciso, non si sa. Ma si sa che ci sarà.
Il terremoto di Amatrice ci “ha ricordato” che le scuole italiane non sono sicure. Perché le scuole italiane, con i terremoti, crollano. E i figli non muoiono solo perché finora la furia omicida del terremoto è arrivata di notte. Non è difficile immaginare cosa sarebbe accaduto se il terremoto dell’Aquila ci fosse stato un giorno qualsiasi della settimana e non di domenica notte, la domenica delle Palme, dove l’80 per cento degli studenti era già tornato a casa. Chi studiava a palazzo Camponeschi non farà fatica a ricordare che durante gli esami i professori uscivano nei corridori e li facevano sgomberare. Il palazzo era vecchio, in pieno centro storico. Era quella però la location più esclusiva per la facoltà più antica della città. Diciamo che nella sventura, c’è chi ha avuto anche un po’ di fortuna.
La commissione Grandi Rischi questa volta ci ha messo la faccia? No, concordo con il giornalista Giustino Parisse. Ha detto quello che “avrebbe potuto dire anche un bambino di dieci anni”. E cioè che siamo in una zona sismica e che il terremoto rifarà.
Concordo anche con il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente che in tv ha detto: “In Italia siamo bravissimi a mettere toppe ma non siamo capaci a cucire un vestito”. Perché tanto poi si sa, in Italia, c’è sempre il fiume di solidarietà, il fiume dei soccorritori instancabili che scavano sotto le macerie e che non temono di lavorare anche 24 ore al giorno e sotto 4 metri di neve. La prevenzione, però, non c’è. Le scuole sono sempre le stesse, sono vecchie e non sono la priorità delle amministrazioni comunali. Altrimenti non entreremmo ancora nelle scuole di Mussolini o di quelle storiche costruite dai religiosi.
Ad Avezzano i soldi per i Musp (Moduli ad uso scolastico provvisori) non ci stanno e non è difficile immaginare che non stanno nemmeno in altri Comuni. Ma in altri Comuni sotto la terra non scorre l’acqua dei torrenti che una volta confluivano in quello che era un lago, che oggi non c’è più ma il cui letto rimane là. L’acqua c’è, è che non si vede.
Fatto sta oggi sul sito del Comune è comparsa la tanto attesa relazione dell’Enea sulla Mazzini -Fermi. O meglio, è comparsa la dichiarazione che attesta che è stata fatta. Il dirigente del settore tecnico Francesco Di Stefano è chiaro. I valori che ne attestano la sicurezza, rispetto alla precedente relazione, sono superiori.
Sul sito del Comune la relazione non è stata pubblicata. A Celano il sindaco, benché decine e decine di pagine sottoscritte da ingegneri e architetti siano pressoché incomprensibili ai più, ha pubblicato tutte le verifiche.
Ad oggi non si sa nulla nemmeno degli esposti alle procure di Avezzano e L’Aquila, della minoranza consiliare, che ha denunciato che il sindaco Gianni Di Pangrazio non ha risposto, come dovrebbe per legge, alle interrogazioni consiliari sulla sicurezza delle scuole.
Questi sono statti i temi chiave di un lungo “battibecco” che si è tenuto questa mattina alla sala conferenze del Comune, tra i genitori e l’amministrazione. Oltre al sindaco c’erano il suo vice, Nando Boccia, il tecnico Pepe e il dirigente Montanari. Per l’opposizione c’era Mariano Santomaggio e Pissino Gallese.
Le altre scuole sono sicure. Lo dicono i tecnici incaricati per le verifiche seguite al terremoto di qualche giorno fa. Le verifiche sono state “visive” e senza nessun apparecchio o marchingegno di quelli usati da ingegneri e tecnici con il “baschetto” giallo che si vedono in tv. “Visive”, cioè è stato accertato che non ci sono crepe.
La soluzione a cui si è giunti stamane in Comune?
Il sindaco ha detto alle mamme: “Voi aiutate me e io aiuto voi. Io non dormo la notte per trovare una soluzione. Giovedì vediamoci con voi mamme. Istituiamo un tavolo tecnico e lavoriamo in sinergia. Portatemi voi delle soluzioni e le valuteremo insieme”. Simona Santullo, del comitato dei genitori risponde attonita: “Siamo noi che dobbiamo sostituirci alle amministrazioni pubbliche?”.
La lunghissima partita che si sta giocando al tavolo della prefettura a cui si siedono presidente della provincia, dirigenti regionali, forze dell’ordine e rappresentanti di tutti i reparti tecnici della protezione civile è quasi conclusa. Il tavolo ha stabilito: “Il cerino rimane in mano ai sindaci”.
Cosa fa il sindaco di Avezzano?
Prima di spegnere il cerino chiede alle mamme di sedersi a un tavolo tecnico. Speriamo che quantomeno tra le mamme ci siano tanti ingegneri.
Intanto tratteniamo tutti il respiro e speriamo di non ricordarcelo un terremoto che abbatta le scuole.
Se poi arriverà e le farà crollare su nipoti e pronipoti potremmo quantomeno dire che noi non c’eravamo già più.