Nel museo di Yed Vashem di Gerusalemme, l’emozione di trovare Don Gaetano Tantalo tra i giusti delle nazioni

Villavallelonga / Tagliacozzo –  É il museo sulla Shoah più importante al mondo e si chiama Yed Vashem, e l’orgoglio è forte nel trovare Don gaetano Tantalo, un marsicano, tra i giusti delle nazioni. Per non dimenticare gli orrori della “soluzione finale dei nazisti”, ricordiamo la figura del Venerabile Don Gaetano Tantalo, attraverso la testimonianza diretta dei fatti accaduti a Tagliacozzo durante la guerra che testimoniano lo straordinario esempio di Uomo che era.

Il termine Giusti tra le nazioni (in ebraico: חסידי אומות העולם, traslitterato Chasidei Umot HaOlam) è stato utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah.

La leggenda dei 36 giusti

Secondo Talmud ogni generazione conosce 36 lamedvavnikim, ossia 36 uomini dalla cui condotta dipende il destino dell’umanità. Secondo la tradizione svolgerebbero lavori umili e verrebbero sostituiti dopo la morte: eserciterebbero il loro potere quando su Israele incombe una minaccia, per poi scomparire dopo averla eliminata.

Nel 1963, una commissione guidata dalla Corte Suprema di Israele ha ricevuto l’incarico di conferire il titolo onorifico di Giusto tra le nazioni. La Commissione, composta da 35 membri, è formata da personalità pubbliche volontarie, da professionisti e da storici, molti dei quali sono essi stessi dei sopravvissuti. Per svolgere il proprio compito la Commissione segue criteri meticolosi ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio e il rischio che i salvatori hanno affrontato per salvare gli ebrei dalla Shoah.

Il 31 maggio 1978, Yad Vashem ( l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele, ) riconobbe don Gaetano Tantalo come Giusto tra le nazioni.

La testimonianza

Un piccolo pezzo di carta con numeri scritti a mano nel Museo Yad Vashem della storia dell’Olocausto racconta la straordinaria storia della celebrazione della Pasqua ebraica a casa di un parroco italiano durante l’occupazione tedesca dell’Italia nel 1944. È la pagina in cui Don Tantalo fece i suoi calcoli per determinare la data esatta della Pasqua. Non solo salvò sette ebrei dalla deportazione e dall’omicidio, ma manifestò un profondo rispetto per la loro identità religiosa e fece di tutto per permettere loro di eseguire i rituali ebraici

Don Gaetano Tantalo di Tagliacozzo Alto, in Italia, non solo nascose sette membri delle famiglie di Orvieto e Pacifici, ma fece di tutto per consentirgli di eseguire i rituali ebraici.

Don Gaetano Tantalo, nato nel 1905, a Villavallelonga, in provincia dell’Aquila, nell’agosto 1940 incontrò i membri delle famiglie Orvieto e Pacifici, a Magliano dei Marsi (L’Aquila). Erano in una località estiva dove le famiglie abitavano di solito e svilupparono relazioni amichevoli con gli abitanti locali, incluso il sacerdote locale. Quest’ultimo li presentò al suo amico don Gaetano Tantalo, il prete nella chiesa di San Pietro in Tagliacozzo Alto. Lo incontrarono di nuovo nell’estate del 1941 e nel 1942. Enrico Orvieto e Tantalo divennero amici. La vita cambiò dopo la resa italiana l’8 settembre 1943 e le famiglie Orvieto-Pacifici fuggirono a Magliano dei Marsi.

Quando non si sentirono più al sicuro, si trasferirono in un villaggio vicino, Poggio Filippo. Erano appena 12 ore prima che le truppe tedesche entrassero nella zona, stabilendo il loro quartier generale nell’ex casa delle due famiglie ebree di Magliano de Marsi. Così, sembrava anche rischioso rimanere a Poggio Filippo. Enrico decise quindi di chiedere l’aiuto del suo amico Don Tantalo a Tagliacozzo Alto.

Quando arrivò, però, il suo amico non c’era, e si rivolse alla sorella di Don Tantalo, Domenica, e al marito, Adolfo d’Angelo, che lo trattarono da un giorno all’altro. Il giorno dopo Tantalo tornò e fu felice di trovare il suo amico con la sua famiglia. Si offrì di ospitare le famiglie Orvieto-Pacifici – tra cui Mario Pacifici, sua moglie, Gilda Borghi Pacifici, Enrico Orvieto, Giuditta Orvieto, e i loro figli Gualtiero, Giuliano e Natan Orvieto – nella casa parrocchiale, nonostante il pericolo.

Tantalo li presentò ai suoi vicini come parenti. Durante i nove mesi in cui furono ospitati nella chiesa, Tantalo esibì un’autentica amicizia. Da cattolico devoto, era anche sensibile alle loro esigenze religiose. Li ha forniti con le Bibbie; li ha salutati con “Shabbat Shalom” ogni venerdì sera; e li aiutò a determinare le date delle festività ebraiche, in particolare la Pasqua ebraica, secondo il calendario ebraico. Per il Seder, li ha forniti con piatti nuovi di zecca e ha aiutato a organizzare tutti gli ingredienti necessari. Un piccolo pezzo di matzah (pane non lievitato) cotto da quella Pasqua di buon auspicio rimase nascosto tra le sue cose.

Nel luglio del 1944, le famiglie Orvieto-Pacifici lasciarono la Chiesa di San Pietro, a Tagliacozzo Alto, e tornarono a Roma. Sono rimasti in stretti contatti con il loro salvatore. Quando padre Tantalo soffriva di malattie polmonari, La famiglia di Orvieto lo ha aiutato a ottenere le migliori cure mediche. Morì nel 1947.

Don Tantalo con le famiglie Pacifici e Orvieto (prima della guerra)

 

Il calcolo di Don Tantalo per determinare la data della Pasqua
L’albero piantato in onore dei Giusti tra le Nazioni Don Gaetano Tantalo, Yad Vashem
Cartolina Don Tantalo inviato ai sopravvissuti con una citazione ebraica dei Salmi, nell’ottobre del 1946, che segna “la fine del processo di Norimberga”
Don Gaetano Tantalo

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