Regione – Una riflessione sul cosiddetto “Turismo delle radici”, il viaggio di chi ricerca l’origine, la discendenza e le tracce di famiglia, è stata inviata alla nostra Redazione da Andrea Di Marino, noto pubblicista marsicano, per 25 anni Presidente della Pro Loco di Opi e per 5 Presidente dell’UNPLI Regionale Abruzzo e membro del relativo Consiglio Nazionale, che vi riportiamo integralmente.
“Da tempo volevo parlare di questo argomento su “IL BORGHETTO” giornalino della Associazione Pro Loco, nato proprio per gli opiani in Opi, per gli Opiani in Italia e per gli Opiani sparsi nel Mondo e ve ne sono tanti e noi più anziani ne ricordiamo addirittura la loro partenza in terre lontane, almeno per alcuni, voi più giovani non avete avuto modo di conoscerli.
Noi rimasti ad Opi, siamo veramente pochi.
Ora vado per ordine per parlare di questo argomento che non è solo riferito ad Opi e dei nostri paesani, ma di tutta la nostra alta Val di Sangro o Alta Marsica, dell’Abruzzo e della nostra amata Italia.
Tra l’altro il nostro giornalino che ha tagliato il traguardo di 27 anni di età informando tutti i nostri paesani dislocati in ogni angolo del Mondo, ha raccontato la storia del nostro Borgo e che continua a raccontate ancora oggi.
Il cosiddetto “Turismo delle radici” o “Turismo genealogico” che fino a qualche tempo fa rianimava il nostro paese ma anche altri paesi; almeno per Opi sta scomparendo.
L’ultimo rientro dei nostri connazionali e loro discendenti risale a qualche tempo fa, quando Enzo Paglia e la sorella Amalia, con un gruppo di giovani, sia essi nipoti ed amici, vennero a visitare o a rivisitare il paese dei loro avi, ed era l’anno 2017.
Non voglio soffermarmi sulle località dove si trovano, i nostri paesani, lo abbiamo detto in tutto il Mondo, ma un tempo i nostri piccoli paesi Abruzzesi, soprattutto montani, conoscevano nel periodo estivo una nuova vita.
I vicoli, le piazze, le scalinate, si riempivano di voci, si riaprivano le porte e le finestre, magari solo per pochi giorni e sostanzialmente per la festa del Santo patrono che per noi opiani è il 24 e 25 giugno, San Giovanni Battista e San Vincenzo Ferreri.
Si sentiva parlare lingue diverse, soprattutto francese e inglese, naturalmente con l’accento americano o accenti di altre lingue, ma anche vecchie espressioni dialettali, mentre si parlava con i parenti e gli amici rimasti in paese.
Tornano meno anche gli opiani sparsi per l’Italia, non solo dall’estero e questo fa aumentare la solitudine dei pochi parenti rimasti in paese.
Ci sono piccoli paesi o borghi che hanno perduto perfino l’unico Bar, luogo di incontro essenziale per le comunità.
Alcuni Bar nei piccoli paesi, distribuiscono anche il pane ed altre cose e chissà quante norme potrebbero essere violate semplicemente per assicurare un servizio indispensabile alla popolazione, esempio nel vicino paese di Bisegna.
Inoltre con poche somme a disposizione i Comuni, le Pro Loco e le Associazioni regolarmente riconosciute, coinvolgendo altre associazioni o privati cittadini e di volontariato, fanno l’impossibile per non far tramontare le nostre radici.
“Un paese ci vuole” scriveva Cesare Pavese nel suo romanzo” La Luna e i Falò” e nei nostri paesi “Il turismo delle radici” non dovrebbe mai finire, invece ci troviamo di fronte al fenomeno inverso, notizie di amici, sparsi per il Mondo, che l’asciano questo terra”.