Le Croci di vetta nell’Appennino, sul monte Marsicano di Opi ”Picche i Calanga”

Opi – Il giorno 13 maggio 2023, alle ore 17,00, presso la sala Consiliare del Comune di Tagliacozzo, è stato presentato il libro di Ines Millesimi, dal titolo: “Croci di Vetta nell’Appennino” Editore Ciampi – Roma con prefazione di Erri De Luca.

Non sappiamo se all’interno del libro innanzi citato sia stata riportata anche la storia della Croce del monte Marsicano, “PICCHE I CALANGA”. Va però ricordato che all’epoca del suo ritorno in vetta, avvenuta in data 14 agosto 2006, se ne parlò sulla testata giornalistica di “Marsica Domani”, rivista giornalistica diretta da Cesidio Di Gravio n. 14/2006 e ne “Il Borghetto” n. 68/2006, di proprietà della Pro Loco APS di Opi.

Tralasciamo la storia della Croce del Marsicano, che molti abitanti di Opi ricorderanno: alla fine degli anni Cinquanta, infatti, venne issata per la prima volta.

La Croce, realizzata in legno, fu eretta sul monte da un gruppo di studenti dei “Gabrierlini” durante una vacanza a Opi, presso la scuola elementare. Questo simbolo ha vegliato su Opi e sull’intera valle dell’Alto Sangro fino a quando non è caduto a terra. Successivamente, un gruppo di giovani ha installato una nuova Croce, questa volta in ferro.

Quella croce in legno, rimasta per lunghi anni, visibile da Opi e da altre parti dell’Alto Sangro, con passar del tempo e le intemperie, è stata abbattuta. Poi, come innanzi detto, venne di nuova issata.

L’anno successivo, la struttura subì alcune modifiche per aumentarne la visibilità da lontano. L’impianto fotovoltaico, inizialmente previsto, si rivelò difficile da realizzare sia dal punto di vista tecnico che economico. Secondo il progetto, la croce, realizzata dai volontari, sarebbe stata dotata di un impianto fotovoltaico per garantirne la visibilità anche nelle ore notturne.

La grande Croce, costituita da un traliccio triangolare, non ha retto e, per alcuni anni, è rimasta “sdraiata” al suolo, in attesa di essere issata di nuovo. Sappiamo che è stata riposizionata durante la passata stagione da alcuni giovani di Opi e adesso è di nuovo visibile.

Ora mi chiedo: perché sulle vette ci sono spesso le Croci? E poi, perché il Club Alpino Italino propone di non istallarne più?

Secondo l’alpinista Reinhold Messner, non serve fare polemica: ”Lasciamo le Croci esistenti e non piazziamone altre”. Secondo Messner, le Croci che venivano piantate sulle vette non avevano alcun significato religioso o di ringraziamento a Dio per aver conquistato la cima. Gli alpinisti che arrivavano in vetta solitamente lasciavano una bottiglia con un biglietto su cui era scritto il nome e la data della spedizione.

Nel XVIII secolo, in Tirolo, la teoria dell’Illuminismo, proveniente da Francia e Gran Bretagna, era vista come una minaccia, poiché cercava di valicare le Alpi per raggiungere l’Italia. Durante il periodo fascista, invece, le croci acquisirono un significato nazionalistico.

Conclude Messner: le Croci in montagna ci sono sempre state, ma erano posizionate più in basso rispetto alla cima del monte, come quella di “Picche i Calanga”, sul Monte Marsicano di Opi.

Secondo Erri De Luca, “il lavoro di Ines Millesimi, rende omaggio al simbolo sacro che più di ogni altro indica il messaggio della Cristianità”. Mentre Mauro Corona sostiene che lasciare un biglietto recante la data e il nome non è giusto, magari altri l’hanno raggiunta prima di lui.

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