Le disastrose escrescenze del lago di Fucino (1780-1791)

Carta topografica del Fucino (Afan De Rivera 1823)

Già dal 1780 si era manifestata di nuovo una forte escrescenza del lago, con grande innalzamento delle acque del Fucino salite sopra i quattro metri rispetto al normale livello. Nel 1784 l’abate avezzanese don Giuseppe Lolli aveva cercato con tutti i mezzi di convincere la stessa corte del re Ferdinando sulla necessità di ripristinare il funzionamento dell’emissario claudiano. Infatti: «corse a Napoli nel 1786, con la speranza fondata di liberare dalla terribile calamità dell’invasione del lago, non solo Avezzano suo paese nativo, ma tutti i paesi della costa». Presentò al sovrano un dettagliato memoriale con il quale intendeva dimostrare che l’espurgo del condotto avrebbe riportato «sicurezza e benessere ad un’intera regione». Nella sua lunga permanenza alla corte di Napoli, chiese aiuto anche all’archeologo inglese William Hamilton che, nel gennaio 1786, scrisse una lettera alla Royal Society di Londra cercando sostegni per la costosa impresa di ripulitura della galleria romana. L’ambasciatore anglosassone, dopo aver esaminato i suoi progetti, tornato a Napoli lo appoggiò di nuovo, raccomandando «fortemente al Re e l’Abate e la sua petizione» (1). Tra l’altro, nella sua relazione si legge: «Nel gran spazio che passa tra Albe, e il Fucino, geme ora la bella, e sventurata città di Avezzano, ornamento, e sostegno di quella Provincia: circondata prima dalle più floride campagne vestite di tante fruttifere piante, di alberi, frutti, vigneti, e seminati di ogni genere, ed ora quei ricchi prodotti con diverse abitazioni e paesi, li piange sotto le acque del lago, e trema della sua ultima rovina anche quell’aere che respirava tanto soave incomincia a cambiarsi, e si nutrisce sol di sospiri!» (2).

D’altronde, i recenti allagamenti, come il solito, avevano cagionato gravi danni in tutti i paesi ripuari e il sovrano, per questo, esonerò i paesi di Avezzano e Ortucchio dal versamento di alcune tasse (maggio 1786). In realtà, furono sospesi momentaneamente: «l’esazione dei pagamenti, tanto ordinari, che straordinari, fino a nuovo ordine» (3). L’anno dopo il giovane monarca «spedì sul luogo l’ingegnere Carletti perché tutto esaminasse colla scorta del Lolli, ed i migliori partiti proponesse. A lui parve che non era da tentare il nettamento dell’Emissario, come opera di cui sarebbe stata immensa la spesa, dubbia la riuscita». Infatti, mentre l’architetto Giovanni Bompiede approvò il progetto dell’abate, Nicolò Carletti lo respinse,  proponendo una soluzione alternativa mai realizzata (4). Nel giugno del 1788 il re incaricò l’ingegnere militare Ferdinando Ruberti di redigere un nuovo progetto per risolvere l’annoso problema delle escrescenze. Il capitano napoletano, dopo essersi recato sul posto per esaminare la situazione del canale, scrisse una relazione contraria alla proposta di Carletti, appoggiando, invece, la relazione di Lolli. Nella stessa prospettiva, furono inoltrati altri disegni come quelli di La Pira e Targioni che, tuttavia, sostennero le tesi di Carletti, affermando di nuovo l’inefficacia di ripulire il canale di Claudio: «il primo propose lo stravagante progetto di formarsi un canale scoverto a lato dello stesso Emissario, e l’altro un canale scoverto dal lato di Avezzano, che immettesse le acque del lago al fiume Liri. Costoro furono spediti a bella posta al lago nel 1807 per osservare i lavori, che vi aveva felicemente incominciato il canonico Lolli di Avezzano per ordine del Governo, da cui si voleva ripristinare l’antico acquedotto di Claudio, e preservare le inondate terre di Luco, di Trasacco, di Ortucchio, di S.Benedetto, e di Avezzano dalla rovina. A buon conto questi due architetti, e livellisti, invece di approvare le sagge vedute del canonico Lolli eseguite colla guida degli altri architetti Stile, Ruberti, e Ponticelli, non fecero altro, che biasimarle per proporre altri progetti [] Del resto, se si fosse incoraggiata l’intrapresa del Canonico Lolli oggi avremmo il piacere di veder terminata un’opera così utile, e gloriosa. Egli fece ripulire nell’apertura verso il Liri circa 200 canne di lunghezza interna e dippiù il primo spiraglio presso la stessa bocca largo palmi 14, ed alto 430, che fece restaurare nelle parti mancanti. Tutto questo lavoro eseguito allora celermente colla costruzione d’infinite macchine a ruote, e colla provvisione di tanti legnami, funi, ferramenti, mattoni, calce, sassi, cassoni, strumenti fabbrili, ed altro, non costò al Governo, che circa 13 mila ducati. L’invidia, l’ignoranza, il maltalento, ed il dispetto arrestò nel nascere un’impresa, che avrebbe fatto molto onore al Governo» (5).

Ennesimo incarico di redigere un progetto per il controllo delle acque del Fucino fu assegnato stavolta a Ignazio Stile (architetto del Regno), il quale si recò il 13 novembre 1789 a visitare l’emissario di Claudio accompagnato dal canonico Lolli. Anche Stile nella sua lunga relazione al re, sostenne con forza la necessità di riattivare subito l’emissario romano vista la nuova escrescenza del lago (in quel momento il paese di Ortucchio era diventato un’isola). In conclusione, il lungo periodo d’incremento delle acque del Lago Fucino cominciò con le inondazioni del 1780, che si accentuarono poi dal 1783 e fino al 1787, quando il livello ordinario delle acque si alzo più di otto metri. I lavori dell’espurgo della galleria claudiana furono iniziati nel 1791 dall’abate Lolli, il quale da più di quaranta anni patrocinò la faticosa impresa senza vederne però i risultati finali.

NOTE

  1. K.U.De Salis Marschlins, Nel Regno di Napoli: viaggi attraverso varie provincie nel 1789 Trani, V.Vecchi editore tipografo, 1906, p.51. 
  2. Risposta Del Regio Canonico D.Giuseppe Lolli Sopraintendente della grand’Opera del Fucino, e de’ Regi scavi di antichità in quella Provincia, colla quale si mettono in chiaro tutte le difficoltà insorte finora, e si mette in sicuro la felice riuscita di sì grand’opera, p.23
  3. Archivio Storico Comune di Avezzano, Libro dei Consigli di Avezzano dal 1785 al 1801. Cfr., C.Castellani, Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica. Un secolo e mezzo di scoperte archeologiche, Edizioni Kirke, Avezzano 2021, pp.43-46; R.Parisi, Il prosciugamento del lago Fucino, in «13 gennaio 1915. Il terremoto nella Marsica», a c.di S.Castenetto-F.Galadini, Roma 1999, pp.147-167.
  4. Del Lago di Fucino. Relazione dell’Architetto I.S. scritta verso il cadere del Secolo XVIII. Pel signor Cav. Ferdinando De Luca, Segretario perpetuo dell’Accademia delle scienze; la relazione di don Giuseppe Lolli si trova al N.16, nelle pp.57-61. Cfr.,  Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, Fascicolo XCIX, vol. L, Gennaio e Febbraio, Napoli 1854, pp.39-69. Id., Biblioteca Storico-Topografica degli Abruzzi, composta sulla propria collezione da Camillo Minieri Riccio, Direttore della Reale Biblioteca Palatina di Napoli, Pe’ Tipi di V.Priggiobba, 1862, Carletti (Niccola) Memoria per confutare il progetto del canonico Lolli intorno al prosciugamento del lago Fucino, ms citato da Carlo Afan de Rivera alle pp.47-48 delle sue Considerazioni sul progetto di prosciugare il Lago Fucino ecc., Napoli 1823, Appendice p.356. 
  5. Antica Topografia Istorica del Regno di Napoli dell’Abate Domenico Romanelli, Prefetto della Biblioteca de’ Ministri e Socio di varie accademie, Parte Terza, Napoli, Nella Stamperia Reale, 1819, pp. 204-206.

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