Le “Faolétte” illustrate di Roberto Cipollone tra storie e filastrocche marsicane

Le "Faolétte" illustrate di Roberto Cipollone tra storie e filastrocche marsicane||
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Avezzano – Le favole non sono solo storie da bambini e il titolo di questa raccolta è volutamente fuorviante. “Faolétte”, infatti, mette insieme dodici invenzioni, o se volete racconti, che traggono ampia ispirazione dai luoghi dell’autore, quel Roberto Cipollone che spazia dalla saggistica alla narrativa con lo stesso desiderio di raccontare il territorio marsicano attraverso personaggi, leggende e segni della tradizione orale.

Accanto a quelle che più somigliano a vere e proprie “favole”, e che attingono alla storia della Marsica, nel libro scorrono composizioni ispirate a filastrocche e canzoni in dialettoche non hanno mai avuto la possibilità di essere riconosciute come vere forme narrative e che continuano a perdersi assieme alle persone”. A questi due filoni si affianca quello delle storie del presente, volute dall’autore “per andare oltre l’idea che scrivere dei nostri luoghi sia solo un verbo al passato: abbiamo ancora da raccontare e da riflettere, ma c’è sempre bisogno di sapere e conoscere per apprezzare il presente e i luoghi”. Gli stessi che il libro riprenderà a percorrere, dopo le anteprime primaverili, con diverse presentazioni programmate a Pescina, Luco dei Marsi, Aielli, Tagliacozzo, Cese.

È una pubblicazione autoprodotta, quella di “Faolétte”, un salto consapevole ma senza rete “per mantenere massima libertà nella cifra stilistica e nelle scelte editoriali”; un ritorno alle origini per il settimo libro dello scrittore di Cese che ha coinvolto nel progetto altri nove illustratori, tutti marsicani: Alleg, Barbara ed Emanuela Cipollone, Vanessa Croce, Fabrizio Del Monaco (unico sulmonese, almeno di nascita), Miriam Murzilli, Eliseo Parisse, Martina Troisi e Violinoviola. Nei desideri dell’autore, d’altra parte, c’era quello di rappresentare alcune storie dei propri luoghi affiancando ai testi la forza dell’arte visiva, senza che nessuna delle due dimensioni prevalesse sull’altra. Un segno di attenzione che nasce dalla voglia di maggiore autenticità e coinvolgimento, di affetto verso certi temi.

Non è un esercizio a sé”, scrive, “ma un’idea di esplorazione verso un’idea mai compiuta, che porta con sé anche il valore di un lavoro corale. Dietro c’è anche la volontà di rappresentare le storie con tratti diversi per tener fede alla loro varietà ed ai diversi toni e stili che accompagnano ognuna”. Sfumano così sullo sfondo le difficoltà nel trovare illustratori in un territorio e in un contesto ristretto come quello marsicano, lo stesso a cui è orgogliosamente attaccato l’autore della prefazione, Domenico Paris. “Oltre ad essere un oggetto bellissimo”, scrive Paris, “questo libro è un dispenser di Saggezza Patria del quale spero che molti genitori si possano dotare per regalare ai propri pupi pillole fiabesche di imperitura Sapienza. E, leggendo queste favole, possano fare anche loro opportuno ripasso di certi Valori e di certa Identità”.

Le ispirazioni del libro hanno dunque una forte radice locale. In una delle prime “faolétte”, in particolare, il lago Fucino torna ad animarsi con il pesce dalle otto pinne descritto da Plinio e andato via assieme agli altri con il prosciugamento, mentre nell’ultima riappare la Dea Angizia, immaginata poco più che bambina con il nome che usavano i Marsi. Ma allo stesso tempo storia e leggende possono incrociarsi e il “mazzamurello”, il folletto dei boschi abruzzesi, può fondersi con i racconti dei briganti consumati sui monti marsicani. La storia, tuttavia, torna prepotentemente quando l’ispirazione si scontra con il terremoto del 1915, in una prima notte di racconti, abbandono e disperata speranza.

Perché, se servono a qualcosa”, scrive l’autore “le favole servono a questo: a dire che una figliastra può diventare una principessa, se conserva la propria cifra” (e così scriveva Antonio De Nino raccogliendo a fine ‘800 le fiabe abruzzesi e marsicane, come “Lu cuscinill” qui riadattato). Sul solco di quella tradizione orale Cipollone trae ispirazione anche da una canzone dialettale scritta dal padre Osvaldo, così come da tre filastrocche delle nonne, “che allora come adesso non hanno la pretesa di raccontare, ma solo di ispirare, incantare, di evocare immagini”. Le stesse che percorrono il presente e che l’autore utilizza per parlare di alcuni temi a lui cari, come il valore degli affetti, dell’amicizia e della forza morale contrapposta al pregiudizio ed all’esaltazione estetica. Temi di massima attenzione e centralità, su cui si può riflettere anche attraverso semplici ma significative “faolétte”.
Contatti e richieste: www.faolette.com – [email protected].

Comunicato stampa

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