Massa d’Albe – Livia Tossici-Bolt, 64 anni, ricercatrice medica in pensione residente a Bournemouth, è al centro di una controversia legale che ha attirato l’attenzione di media internazionali, inclusi giornali inglesi, americani e italiani come Avvenire.
La donna, che da 50 anni possiede una casa e frequenta assiduamente il paese marsicano di Massa d’Albe durante l’estate, è stata denunciata per il suo attivismo pro-life e affronterà un processo presso il tribunale di Poole.
La Tossici-Bolt è accusata di aver violato una “zona cuscinetto” istituita all’esterno di una clinica per aborti a Bournemouth.
Secondo le autorità locali, la sua presenza con un cartello che offriva “conversazioni consensuali” alle donne che entravano nella struttura costituiva una violazione dell’ordine di protezione degli spazi pubblici (PSPO), che vieta qualsiasi espressione di approvazione o disapprovazione dell’aborto.
La donna si è rifiutata di pagare la sanzione, sostenendo di non aver violato i termini del PSPO e di aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione, garantito dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La sua difesa è supportata da ADF UK, un’organizzazione internazionale che difende la libertà religiosa.
Il caso di Livia Tossici-Bolt ha riacceso il dibattito sulle “zone cuscinetto“, criticate da molti per i loro effetti sulla libertà di parola.
Livia ha spiegato che il suo comportamento era assolutamente pacifico e che non aveva mai cercato di influenzare la scelta di nessuna delle donne che si avvicinavano a lei.
Alcune si erano anche fermate per chiedere consigli e discutere dei loro dubbi. Nonostante ciò, le autorità l’hanno multata e l’hanno denunciata per non aver rispettato il divieto imposto dalla zona cuscinetto, un provvedimento che vieta qualsiasi forma di comunicazione relativa all’aborto.
Il 4 Aprile 2025, Livia Tossici-Bolt sarà sottoposta a sentenza e si deciderà il suo destino. La sua battaglia legale ha attirato l’attenzione non solo sulla libertà di espressione, ma anche sul diritto di manifestare pacificamente le proprie convinzioni in pubblico.