Mal di schiena da “Sindrome faccettale lombare”. Il dottor Ettore Carpineta ci parla delle cause e le possibilita’ di trattamento terapeutico

La lombalgia, comunemente nota come “mal di schiena”, è un disturbo molto diffuso che può condizionare significativamente le attività quotidiane. I sintomi principali consistono in un “dolore a fascia lombare”, che aumenta nella posizione eretta e durante la movimentazione di carichi. Spesso, la lombalgia è occasionale e si risolve spontaneamente. In questi casi, il dolore è legato a una sofferenza transitoria dei muscoli paravertebrali, che circondano posteriormente la colonna vertebrale e contribuiscono al mantenimento della postura.

La lombalgia acuta occasionale può essere trattata efficacemente con farmaci analgesici, miorilassanti e un programma fisioterapico mirato. Tuttavia, in alcuni casi, la lombalgia tende a recidivare, trasformandosi in una condizione cronica e invalidante. Questa situazione è spesso causata dalla degenerazione del rachide lombare, in particolare da un processo artrosico che coinvolge le faccette articolari, strutture posteriori delle vertebre fondamentali per il mantenimento dell’allineamento della colonna. Questa condizione è conosciuta come “sindrome faccettale”, alla cui base possono esserci fattori come età avanzata, obesità, sedentarietà e sovraccarico funzionale.

La degenerazione delle faccette articolari lombari provoca l’irritazione delle terminazioni nervose, che porta a una contrattura muscolare riflessa, alimentando il dolore cronico lombare recidivante. Una RM lombosacrale standard permette di confermare la diagnosi di sindrome faccettale su base artrosica. Il corretto inquadramento diagnostico si completa con un attento esame obiettivo. Il dolore, tipicamente a fascia, interessa la regione lombare e si intensifica in posizione di massima estensione del rachide, mentre la flessione del busto in avanti migliora il dolore, poiché riduce il carico sulle faccette articolari.

Il trattamento iniziale è conservativo e comprende:

  • Perdita di peso;
  • Fisioterapia specifica;
  • Somministrazione di farmaci analgesici come FANS, COXIB e miorilassanti.

In caso di fallimento del trattamento conservativo, è possibile ricorrere a una procedura mini-invasiva in anestesia locale, nota come termoablazione delle faccette articolari lombari. Questa metodica, eseguita in sala operatoria per garantire la massima sterilità, prevede l’inserimento di aghi per via percutanea sulle faccette articolari. Attraverso questi aghi viene erogata una corrente che provoca l’ablazione delle terminazioni nervose, eliminando il dolore. La procedura dura circa 30 minuti ed è eseguita in day surgery (senza ricovero).

Il successo del trattamento dipende da una corretta diagnosi e dalla scelta della procedura più appropriata. La figura professionale più indicata per garantire un percorso terapeutico efficace è il chirurgo spinale, che valuta quando intervenire chirurgicamente e quando ricorrere a un trattamento conservativo, sempre nell’interesse della salute del paziente.

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