Pescasseroli – I muri a secco sono un inconfondibile elemento che caratterizza i paesaggi rurali di molte zone del nostro Paese. Strutture che, storicamente, sono state legate all’agricoltura, all’allevamento, alla viabilità e in generale a molteplici attività legate all’uso che l’uomo ha fatto del territorio, modellandolo e rendendolo funzionale alle proprie esigenze, ottimizzando le risorse locali, soprattutto quelle naturali, usate per la loro realizzazione.
I muri a secco, dovunque realizzati, hanno rappresentato l’essenza della presenza dell’uomo nel territorio che li ha usati per tracciare confini, fra terreni confinanti o con le strade di collegamento, per regimare le acque superficiali o contenere pendii divenuti spesso meno stabili a seguito del disboscamento che sempre l’uomo aveva compiuto per trasformare i boschi in pascoli o coltivi.
Originariamente vitali proprio per le funzioni cui erano destinati, col tempo, e coi profondi cambiamenti sociali ed economici, hanno assunto più spesso una funzione storica, culturale e paesaggistica, soggetti al degrado e all’abbandono che ne ha determinato talvolta la scomparsa, richiedendo interventi straordinari di manutenzione per il loro ripristino conservativo.
Le molteplici funzioni cui erano destinati hanno consentito di sviluppare, nel corso dei secoli, tecniche costruttive differenti a seconda delle finalità e dei materiali utilizzati, creando un “sapere” tramandato dapprima nelle comunità rurali, direttamente interessate, e dopo tra i professionisti del settore edile. Una vera e propria Arte che, nel 2018 è stata iscritta nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.
Oggi, con l’abbandono delle aree rurali e con i cambiamenti che nel tempo si sono avuti nella produzione agricola, i muretti a secco testimoniano un tempo passato e la cura per il paesaggio montano agricolo, ma anche uno spazio vitale importante per diversi animali di piccola taglia, insetti e piante, che qui, tra le fessure delle pietre, trovano condizioni favorevoli per vivere: micro habitat che diventano uno vero scrigno di biodiversità.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a partire dal 2022, grazie ad uno specifico finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, destinato al recupero ed alla valorizzazione dei muri a secco, ha avviato una campagna di censimento e catalogazione delle principali strutture presenti sul territorio che ha permesso di valorizzare anche precedenti iniziative analoghe. Ne sono poi derivati un ciclo di interventi finalizzati al ripristino e al recupero, lungo tracciati pubblici, i cui obiettivi principali sono stati:
- Ricomporre le cortine murarie degradate con l’utilizzo esclusivo solo del materiale di crollo presente sul posto;
- Ricostruire le tipologie di tessiture murarie preesistenti;
- Ripristinare la funzione di difesa del suolo delle strutture lapidee con la messa in equilibrio dei versanti e conseguente mitigazione dei dissesti idrogeologici;
- Rendere visibile, percorribile e fruibile il patrimonio della viabilità antica valorizzando gli aspetti storici e culturali;
- Conservare la funzione ecologica delle strutture murarie, quali strutture litiche porose, ricche di cavità interstiziali ospitanti microhabitat per fauna e flora.
I lavori hanno interessato i Comuni di Barrea, Bisegna, Civitella Alfedena, Opi, Pescasseroli e Villetta Barrea a seguito del lavoro di analisi e censimento di strutture di interesse pubblico, condotto in collaborazione con lo studio dell’Architetto Gerardo D’Addezio. Prezioso e qualificato anche l’impegno delle imprese edili coinvolte che hanno saputo ridare forma e nuova vita a strutture antiche, permettendo ai visitatori di fare un viaggio nella storia e nella cultura dei territori
Foto: Archivio PNALM, Andrea Amici