Avezzano – La scrittrice e sceneggiatrice Mariolina Venezia ha incontrato gli studenti del Liceo Scientifico “Vitruvio Pollione” di Avezzano nell’ambito del progetto “Gli scrittori si raccontano”, per parlare dei suoi due libri “Mille anni che sto qui” (vincitore del Premio Campiello 2007) e “Rione Serra Venerdì” (2018).
L’incontro, a cui hanno partecipato le classi IVP, IB, IIIF, IH, IIF, II, IIIS, VB, ID, IIA, IA rispettivamente accompagnate dai Prof. Nardis, Di Natale, D’Innocenzo R., Pulsoni, Capuzza, Di Nicola R., Berardi, Bianchi, Di Biase, D’Angelo I., Mascitti e Nanni, ha avuto inizio con il benvenuto della prof.ssa Claudia Di Biase, promotrice dell’evento.
Dopo i ringraziamenti iniziali della scrittrice gli studenti hanno voluto fare una serie di domande.
Nel romanzo “Mille anni che sto qui” durante la lettura si riscontra una reciprocità tra gli eventi raccontati nel libro e i fatti storici dell’Italia in quel periodo. Ma il libro è scritto secondo diversi stili. C’è un legame tra gli stili del libro, i personaggi e le vicende storiche?
“Si. Ci sono alcuni lettori che si lamentano della differenza stilistica in questo libro. Invece la domanda coglie proprio nel segno. Nel momento in cui ho cercato di raccontare il sud così poco esplorato e le vicende straordinarie e quotidiane della famiglia Falcone ho cercato di rappresentare il mondo com’era all’inizio della Repubblica Italiana, dopo l’Unità d’Italia a metà dell’800. Lo stile non è una cosa aggiuntiva ma è un modo di raccontare, cioè di far entrare il lettore nell’atmosfera. Due cose ho adottato in questo libro. L’uso del dialetto che è un modo di guardare il mondo e il ritmo nella scrittura che viene dato dalla sintassi.”
Con questo romanzo vuole spronare il lettore ad intravedere nella storia qualcosa che vada al di là della successione degli eventi?
“Si, la storia è fatta di tante storie. Con questo romanzo ho voluto raccontare la storia da parte di quelli che non vengono nominati sui libri di storia, quelli cioè senza nomi. Ma in realtà sono le grandi masse che fanno la storia. Attraverso la storia della famiglia Falcone, che si mescola ad altre famiglie, ho raccontato la storia d’Italia dal 1861 fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989 e quindi l’inizio della globalizzazione. Ho poi scelto di ambientare quasi tutti i miei libri in Basilicata non solo perché ci sono nata ma perché è una terra dove ci sono dei contrasti molto forti. Questa Regione è rimasta a lungo arcaica ma poi tutto questo è stato recuperato velocemente. La modernità è arrivata in Basilicata in maniera molto rapida e quindi ha creato più scompensi che in altri parti d’Italia.”
Il profondo distacco tra Nord e Sud emerge nel romanzo. Secondo lei la questione meridionale è ancora una problematica attuale ed irrisolta?
“Si. Non è affatto superata anzi oggi purtroppo ha un’importanza maggiore. Quando una persona si trova al sud trova una ricchezza grandissima. Il sud non è nato povero ma lo è diventato. Questo si capisce guardando il paesaggio. Un paesaggio che spesso nei miei libri volutamente racconto.”
Cosa l’ha spinta a scrivere il genere poliziesco dopo aver scritto “Mille anni che sto qui”?
“Sono state diverse cose. Prima di tutto avevo voglia di raccontare la terra della Basilicata con le sue storie che in qualche modo raccontano l’Italia, e sono voluta partire da dove avevo interrotto cioè dopo l’inizio della globalizzazione e la mia Regione diventa un paese moderno come tutti gli altri. Per raccontare il passato la forma della saga familiare era adatta, per raccontare invece la modernità il genere poliziesco era più idoneo. E’ venuto così fuori il personaggio di Imma Tataranni, ispirato anche a personaggi reali e paradossali.”
Presto i suoi libri daranno vita ad una serie televisiva. Secondo lei questa città e la Basilicata possano avere lo stesso valore della Sicilia per Montalbano? E poi il 2019 è l’anno di Matera, patrimonio dell’Unesco e capitale europea della cultura. Imma è infastidita dal turismo “mordi e fuggi” nella città. Come vive l’esplosione turistica in questa città?
“Molti tendono ad identificare Imma con me. Non è così. Però nello stile del libro il punto di vista spesso mi appartiene. Oggi Matera è una città diversa, molto cambiata rispetto a quando ero una bambina. Certe abitudini purtroppo si sono perse. Io sono fortunata perché i miei libri mi permettono di affrontare ogni volta un tema legato alla mia Regione. “Come piante fra i sassi” affronto il tema delle scorie nucleari, in “Maltempo” quello del petrolio e in “Mille anni che sto qui” quello del turismo e della questione meridionale. Tutto questo mi permette di fare una critica agli eventi e permette anche al lettore di farsi una sua opinione.”
Quali sono le letture che consiglia ai giovani d’oggi?
“Qualunque lettura che piace. La lettura deve essere un piacere non un dovere, perciò cerco sempre di scrivere dei libri che diano piacere ai miei lettori. Per me questo è importante.”
Alla fine dell’incontro, a cui hanno partecipato con entusiasmo circa 240 studenti, la classe IH ha consegnato un Graphic Novel, il racconto del libro del Premio Campiello 2007 attraverso il fumetto.