Abruzzo – “Faccio i miei complimenti a D’Amico perché ha avuto la capacità di mettere insieme il diavolo e l’acquasanta. Una coalizione che in certi momenti ha convissuto con toni anche grotteschi, ma in ogni caso, con molte difficoltà, è stato in grado di metterla insieme e di renderla competitiva”. Lo ha detto il presidente Marco Marsilio, confermato alla guida della Regione Abruzzo, nella conferenza stampa tenutasi questa mattina.
I sondaggi e il silenzio elettorale – “Ma noi? Avevamo una marcia in più. Avevamo almeno un paio di sondaggi. Entrambi ci davano il risultato, esattamente il risultato che è emerso dalle urne, che non si è mai modificato nel corso della campagna elettorale. La narrazione mediatica sul vento sardo, la rimonta, i sondaggi finti che sono stati annunciati anche in spregio della legge che ne vietava la pubblicazione, la diffusione negli ultimi 15 giorni. Legge che io spero venga superata. Io l’ho suggerito anche a Giorgia Meloni quando ci siamo confrontati su questo tema. La sacralità di questo silenzio è da 70 anni, dalla nascita della Costituzione, che viene sancita, ma comporta una sanzione amministrativa ridicola, che infatti non spaventa nessuno dal violarla prevedendo 1.000 euro di sanzione. Allora aboliamo queste regole. Par condicio? Silenzio elettorale? Divieto di pubblicazione di sondaggi? Io penso che gli elettori siano adulti, maturi, responsabili. Che non si facciano condizionare troppo.
Gli attacchi – La Regione Abruzzo non meritava di essere su certe testate, dipinta come una regione allo sbando, con la sanità allo sfascio, con i giovani che scappano, con l’economia in crisi, tutti in ginocchio, tutta una catastrofe. Scendendo su attacchi di tipo personale che sono poi tracimati nella calunnia. E una folla di troll da tastiera, ai quali, ovviamente, darò appuntamento in tribunale. È l’onorabilità mia e della mia famiglia, non accetto che venga messa in discussione per creare una bella campagna elettorale. Combattiamo sulle cose da fare. Ci contestavano la rete ospedaliera, non ci hanno mai detto quale sarebbe stata l’alternativa, ma ci sta. Ci contestano i finanziamenti, le ferrovie, gli ospedali. Quando ho fatto politica vent’anni a Roma e nei 5 anni in cui l’ho fatto qui in Abruzzo e non tutti i presidenti di regione che mi hanno preceduto possono dire altrettanto, siamo usciti immacolati da 5 anni di amministrazione, gestendo emergenze che avrebbero motivato attenzioni particolari. Che abbiamo saputo gestire nella massima trasparenza.
Gli avversari – Gli avversari hanno presentato Luciano D’Amico, il professore, garbato, competente, che quando era nella Tua non comprava gli autobus, che quando era rettore dell’università si perdevano il 20% degli studenti, che quando D’Alfonso gli ha dato 48 milioni a Teramo per fare delle cose ne ha spesi solo 5. Questo è stato lasciato tutto in secondo piano. Riuscivano a trasmettere un’immagine rassicurante, nuova, di competenza, di capacità e così via. Ma è bastato, come dire, grattare un po’ la patina che è emersa tutta la vecchia classe dirigente del PD, di cui nessuno ha nostalgia in Abruzzo e si è dimostrato nelle urne.
Gli alleati – Questo voto può avere valenza nazionale, in particolare non solo sul rafforzamento del governo, l’ha già detto, ma anche su quello che può essere il futuro. Io ero molto consapevole del fatto che l’Abruzzo, Sardegna o non Sardegna, sarebbe comunque diventato un test nazionale perché è una regione su cui la classe dirigente che oggi governa il paese ha investito molto. A cominciare appunto dalla presenza di Giorgia Meloni, eletta al governo nel collegio di L’Aquila-Teramo. Ringrazio i partiti alleati, che sono tutti qui presenti, per il grande sforzo che hanno fatto, hanno tutti dimostrato di essere in ottima salute. I nostri partiti tutti hanno ottenuto un risultato importante. Lasciatemi, anche con un pizzico di orgoglio personale, sottolineare un risultato importante della lista che porta il mio nome e che fa sostanzialmente la differenza. Porta il valore aggiunto che ci consente di passare dal 48,30 di 5 anni fa al 50,03 di oggi. Io sto ricevendo dall’Italia intera, a parte i miei colleghi presidenti di regione, congratulazioni e sentimenti di partecipazione. Si era creata una grossa attesa perché era evidente che questa era la prima occasione in cui erano tutti contro il centrodestra. Tutti, ma tutti tutti, tutti, nessuno escluso, tant’è che non ci sono neanche terze candidature magari di disturbo di liste minori di realtà locali. No, qui era proprio uno contro uno, un derby totale. Derby stravinto? Credo che faccia bene anche come analisi politica al governo. Il consenso dei cittadini è alto e continuerà ad esserlo per lungo tempo, soprattutto se continua a governare bene come sta facendo fino adesso.
Affluenza alle urne – Quello dell’affluenza è un problema che esiste in tutta Italia che ormai da almeno una decina di anni e l’Italia che sembrava il paradiso, diciamo felice, della democrazia occidentale, perché in altri paesi delle democrazie occidentali il crollo dell’affluenza e della partecipazione degli elettori alle urne era già manifestato. Da molto tempo negli Stati Uniti si fa fatica ad avere un 50% di persone che vota, eppure è la democrazia più grande e più antica del mondo. A me dispiace che non ci sia tanta partecipazione. Ho anche sollecitato una revisione della nostra legge elettorale perché ci sono alcuni meccanismi, ad esempio quello di liste più lunghe che favorirebbero maggiore partecipazione quando si candidano troppe poche persone e interi territori, non hanno rappresentanti locali che possano, in qualche maniera capitalizzare il consenso, la fiducia dei cittadini. La distanza crea anche la disaffezione. Dopodiché condivido che siamo tutti impegnati, destra e sinistra, a recuperare il consenso dei cittadini e il modo migliore in cui possiamo farlo è quello di dimostrare l’efficacia della nostra azione. Noi abbiamo lasciato una serie di opere pronte ad andare in gara d’appalto, di cantieri aperti che si possono concludere. Ecco, Io credo che se in questi 5 anni faremo vedere gli ospedali che si realizzano, le ferrovie che si cominciano a realizzare le strade che si rimettono a posto, insomma, se facciamo vedere questo, Io credo che questa sia la ricetta migliore per riportare i cittadini a votare.
Campagna elettorale degli avversari – Shlein, Conte hanno passato intere settimane in Abruzzo, sono venuti Calenda, Renzi, tutto il mondo, e in particolare Schlein e Conte sono stati portati a spasso, a zonzo, paese per paese, città per città, raccontando la loro versione dei fatti. Ma tanto per dire: viene portata la Schlein a Tagliacozzo per la questione che riguarda l’ospedale, lo chiudiamo eccetera eccetera. Ha vinto Marsilio, 55 a 45 anche a Tagliacozzo. Perché i cittadini sapevano quello che accadeva. Poi la Schlein si fida della sua classe dirigente e delle cose che le hanno raccontato e le hanno messo in bocca, delle cose anche stupide, come la polemica sulla mia romanità. Che a me stupisce che una persona che di doppia o tripla nazionalità come Schlein faccia fatica a comprendere la mia condizione, di abruzzese e romano allo stesso tempo. Dopodiché questi leader nazionali, invece di portare magari un contributo politico, una discussione sui temi, si sono fatti mettere in bocca delle barzellette come quella dei tre mari che finché raccontano i ragazzini su facebook, commentando e sfottendo sotto i miei post questa barzelletta va anche bene. Ma sentirlo dire da Calenda, da Bonelli, da leader politici nazionali. Grossolanità del genere che poi finisce su alcuni quotidiani, su alcune testate. Ma insomma, ma si può fare una campagna elettorale pensando che non il presidente della Regione, uno qualunque, in Italia, possa pensare che il Mar Ionio bagni l’Abruzzo? Eppure è stato ripetuto all’infinito. Una campagna elettorale di un livello così agghiacciante che non poteva che essere rispedita al mittente, perché? A un certo punto passavo dalla rabbia di essere, come dire, dipinto come uno zotico di un’ignoranza talmente abissale da non rendermi conto di dove sto io. Che poi da bambino già il primo mare che ho conosciuto è quello di Montesilvano, perché lì m’hanno portato la prima volta al mare, quindi potevo non sapere dove stesse? E si è continuato al limite della diffamazione. Dopodiché la Schlein ha perso completamente la partita, perché? Era anche curioso assistere alla calata in massa delle vecchie glorie Bersani, Vendola, non so chi altro potessero riesumare per galvanizzare l’elettorato. No. Effetto simpatia, pacche sulle spalle. Zio Bersani, nonno Vendola, dai, ci siamo tutti adesso a questi li cappottiamo, vinciamo noi, vinciamo noi, vinciamo noi. Perdono in maniera anche abbastanza netta. Non catastrofica, magari. Ma insomma, netta, abbastanza netta.
La lezione politica – Come ho detto ieri, all’una di notte già si poteva andare a dormire. Non c’è stata nessuna tensione, nessun testa a testa, nessuna lunga attesa. E così via. Io penso che questa sia anche una lezione politica, però, perché poi mentre c’era questa calata dei lanzichenecchi all’assalto dell’Abruzzo, a dire tutto il male possibile dell’Abruzzo. Era anche un po’ schizofrenica come campagna elettorale, perché non è che si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Andavano in giro a incontrare quei contadini sui trattori e poi andavano al borsacchio a recitare il funerale che avevamo liberato i contadini dei trattori da una riserva che per vent’anni aveva costituito solo un vincolo e un danno all’economia agricola del territorio. Questa è un po la schizofrenia. E però qual era il problema? Che arrivavano i ministri? Ah però ecco la calata dei ministri. Siccome i ministri del governo Meloni in Abruzzo ci vengono ormai da un anno e mezzo e ci vengono settimanalmente. Sfido a trovare una sola settimana in cui in Abruzzo non ci sia stato almeno un ministro o un sottosegretario. Al netto dei due sottosegretari abruzzesi che stanno qui. Quindi è un’attenzione costante, hanno fatto bene a venire. Il problema dell’Abruzzo non è che sono venuti troppo ministri, è che per trent’anni ce ne sono venuti troppo pochi. E adesso che ci vengono? Abbiamo creato certo delle aspettative che dobbiamo saper anche in qualche maniera inverare. Non è che i ministri arrivano con la bacchetta magica o con la valigia piena di soldi, come sono stati anche lì, grottescamente dipinti? Perché sono venuti a rivendicare il lavoro che avevano già fatto e già messo in campo in questo anno e mezzo e che porteremo avanti per tutta la durata della legislatura in un forte spirito di collaborazione.
Il centro-destra campione di preferenze – La classe dirigente c’è, funziona. Si esprime sui territori e il fatto che le nostre liste siano, come dire, ben nutrite di campioni di preferenze e di consenso significa che sono persone che sanno fare politica, sanno amministrare, perché se non sapessero amministrare, se non fossero classe dirigente, stia certo che i voti non li avrebbero presi. Io non voglio né enfatizzare né minimizzare il contributo che può dare la calata dei ministri durante una campagna elettorale. Secondo me la differenza vera non l’ha fatta la presenza dei ministri in campagna elettorale, ma la loro credibilità, perché non era la prima volta che venivano. Cioè Meloni, Salvini, Tajani e tutto il seguito, cito solo i tre leader. Presidente e Vicepresidenti del Consiglio. Ma tutto il seguito dell’intero governo che si è speso in lungo e largo per l’Abruzzo non lo ha fatto a 7 giorni dal voto dopo la paura sarda. Perché se fosse stato questo avrebbe avuto l’effetto contrario, perché nessuno è fesso e neanche gli abruzzesi”.