Avezzano – Questa è solo la lettera di un padre. Un papà che vede suo figlio uscire di casa alle 7:15 per entrare a scuola alle 8:06 (sic) e tornare a casa alle 14:15 dopo essere uscito alle 13:30. Una scuola piuttosto lontana, si penserà, se i bambini devono trascorrere più di un’ora e mezza al giorno sullo scuolabus. E in effetti Cese è piuttosto lontana da Avezzano, tra i 12 e i 16 chilometri se si considera come destinazione finale il nuovo plesso della Collodi-Marini in via Pereto. Google Maps stima un tragitto di 18 minuti in auto, arrotondiamo a 20, anche a 25 tra traffico e ritardi alla fermata. I nostri ragazzi ce ne mettono tra i 45 e 50.
Il motivo è semplicissimo: nonostante sia distante dal capoluogo, Cese fa parte del Comune di Avezzano, che gestisce il servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e medie tramite affidamento esterno. All’interno di questo servizio sono previsti tre tragitti: Castelnuovo/Antrosano-Avezzano, Caruscino/San Pelino-Paterno e Cese/Borgo Incile/Borgo Via Nova-Avezzano. Quindi lo scuolabus carica i primi bambini a Cese, li porta un po’ a spasso tra Borgo Incile e Borgo Via Nova e infine, 50 minuti dopo, giunge a destinazione (l’ultima tappa è la scuola primaria Gandin di via Pereto). Al ritorno, idem al contrario.
Una scelta super-logica. D’altra parte perché non lasciare i bambini tutti insieme su uno scuolabus per il doppio del tempo necessario, ancor più in un contesto di emergenza sanitaria in cui le istituzioni si gloriano degli sbandierati “rientri in sicurezza”? Ben inteso, i bambini indossano la propria mascherina (da poco è necessaria la ffp2) e sono in generale diligenti, così come diligenti sono i gestori del servizio, ma il problema di fondo resta intatto. Quando si parla di garantire parità, di non creare cittadini di serie A e di serie B, di non ledere la dignità dei bambini, si parla di questo. Perché un’ora in più al giorno impiegata per il trasporto è un’ora tolta ai compiti, alle attività sportive e artistiche, alla famiglia, al riposo, alle proprie possibilità di crescita e maturazione.
Di questo al Comune di Avezzano sono ben consapevoli. Più volte negli ultimi anni abbiamo richiesto un servizio dedicato esclusivamente ai bambini di Cese, con lettere e raccolte firme indirizzate ai Dirigenti preposti e con l’interessamento dei referenti locali. E a poco è servito motivare la richiesta, oltre che con il giusto beneficio per i bambini coinvolti, anche con l’incremento di fruibilità ed attrattività del servizio nei confronti di altri genitori/utenti di Cese che alle attuali condizioni giudicano lo stesso inadeguato e, in definitiva, inutilizzabile. Nel frattempo si sono rinnovati i bandi per la gestione del servizio (l’ultimo a maggio 2021) e nulla si è mosso.
Si dirà che i bambini di Avezzano non ce l’hanno neanche, il servizio scuolabus (nel bando è scritto in grassetto, “domiciliati prevalentemente in zone periferiche del territorio comunale e distanti dai plessi scolastici di destinazione”), e che in fondo abbiamo scelto noi di abitare in paese, in tranquillità. Non vorremmo pure le comodità della città?!? Troppa grazia, non ambiamo a tanto, chiediamo semplicemente che non si scarichi sui nostri bambini la scarsa efficienza dell’amministrazione avezzanese, che a quanto pare risparmia 20/30 mila euro annui sulla parità e sulla dignità di alcuni suoi piccoli cittadini per poi finanziare attività ed iniziative di utilità più che opinabile con importi ben superiori.
Per inciso, il servizio di trasporto scolastico prevede una quota mensile individuale di 20€ in caso di ISEE superiore a 6.000€, quota che quest’anno non siamo ancora riusciti a pagare perché il Comune deve ancora inviare i bollettini. E, ancora per inciso, proprio oggi il Comune ha pubblicato in albo pretorio la lista nominativa degli esenti e dei tenuti al pagamento, in barba alle previsioni minime in termini di privacy. Se vogliamo dirla tutta, alla fine, la scuola in presenza è cosa antica; basterà la DAD a risolvere tutto, e nessuno penserà più al problema. D’altra parte questa è solo la lettera di un padre. Un papà convinto che le cose non debbano andare per forza così. (Roberto Cipollone)