Morte di Denise, il gip si oppone all’archivizione per il primario di pediatria. Chiesta imputazione coatta

La vicenda risale a sei anni fa e i genitori hanno citato in giudizio anche la Asl di Avezzano. Già rinviati a giudizio tre medici

Avezzano. L’imputazione coatta per il reato di omicidio colposo è stata chiesta dal gip del tribunale di Avezzano Maria Proia, per un quarto medico dell’ospedale di Avezzano, in merito alla morte della piccola Denise. Si tratta dell’allora primario del reparto di pediatria, Italo Cipollone.

L'avvocato Andrea Rosa
L’avvocato Andrea Rosa

Il pm per la posizione del medico avevano chiesto l’archiviazione ma al termine dell’udienza che ha visto il rinvio a giudizio dei pediatri Nando Di Renzo e Gabriella Bottone e del primario del reparto di ginecologia, Giuseppe Ruggeri, il gip si è opposto all’archiviazione. Il gip, sulla base del carteggio processuale e delle perizie medico legali svolte dai consulenti del tribunale con provvedimento del 28 giugno 2016, ha disposto l’imputazione coatta per omicidio colposo a carico anche di Cipollone.

A distanza di sei anni, i familiari della piccola morta dopo 48 ore dalla nascita, attendono ancora di sapere se Denise poteva salvarsi. La vicenda risale a sei anni fa e i genitori hanno citato in giudizio anche la Asl di Avezzano, chiedendo un risarcimento di due milioni. Denise nacque il 16 giugno del 2010, alle 17.45, all’ospedale di Avezzano. La madre, Angela Anna Ianìa, era stata ricoverata nel reparto di ginecologia dopo una gravidanza che non aveva dato problemi. Dopo il parto la piccola era stata presa in cura dal reparto di pediatria e neonatologia. Tutto bene nei primi istanti di vita ma la sera dello stesso giorno la bimba non era stata riportata dalla madre perché presentava delle difficoltà respiratorie e per questo i medici la sistemarono in un’incubatrice. La sera del giorno dopo ci fu il peggioramento e dall’ospedale di Avezzano fu deciso il trasferimento nella divisione di terapia intensiva neonatale del policlinico di Chieti.

Ma il 18 giugno alle 4.20 la piccola morì. I genitori chiesero da subito la verità sulla morte della piccola e presentarono una denuncia. Da qui l’inchiesta avviata dalla Procura. La prima consulenza legale fu quella del medico Cristian D’Ovidio che eseguì un primo esame autoptico. Poi arrivò una seconda consulenza di un professore dell’Umberto I di Roma. Inizialmente furono diciotto le posizioni di medici e degli infermieri vagliate dalla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri coordinata all’epoca dal luogotenente Bruno Tarantini. Secondo l’accusa la neonata morta avrebbe accusato un distress respiratorio. Secondo il pm il trasferimento a Chieti andava fatto prima. I genitori della piccola sono assistiti dall’avvocato Andrea Rosa.

I medici Di Renzo e Ruggeri sono difesi dall’avvocato Franco Colucci e Mario Flammini e Bottone da Antonio Milo.

I tre medici già rinviato a giudizio dovranno comparire davanti al tribunale di Avezzano, l’8 maggio del 2017. Per il quarto medico si attende ora la formulazione del capo di imputazione, così come richiesto dal gip.

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