La morte dell’anarchico Francesco Ippoliti e del principe Giovanni Torlonia. L’arrivo di Mussolini ad Avezzano (gennaio-agosto 1938)

Mussolini ad Avezzano||||
Mussolini ad Avezzano||||

L’8 gennaio 1938, moriva a S. Benedetto dei Marsi l’anarchico marsicano Francesco Ippoliti (73 anni), assistito dal fedele Francesco De Rubeis, che era appena tornato dal confino di Lampedusa. Le sue schiette dichiarazioni descrivono la tragica fine dell’amico: «Spegnevasi serenamente, povero, abbandonato da tutti i ricchi parenti» (1). 

Nel mese di marzo, invece, cessò di vivere improvvisamente Gabriele d’Annunzio. I giornali di regime descrissero gli ultimi istanti prima del trapasso: «Il poeta soldato si è spento alle 20,05 di ieri sera davanti al suo tavolo da lavoro». Le esequie dell’insigne poeta abruzzese (a differenza del povero dottore marsicano abbandonato da tutti), si celebrarono con grande rilievo: la salma indossava la divisa da generale dell’aviazione con le decorazioni della Grande Guerra e con quelle dell’impresa fiumana. La bara fu trasportata su un affusto di cannone. D’altronde, lo stesso d’Annunzio aveva in qualche modo annunciato la sua prossima dipartita qualche tempo prima, scrivendo: «Carico di anni e sazio di solitudine, voglio alfine morire» (2).

   Ad aprile dello stesso anno, scomparve anche il principe Giovanni Torlonia. In proposito, il fratello Carlo «dei Principi di Fucino e figli», la marchesa Gerini e figli, la duchessa Sforza Cesarini e congiunti fecero pubblicare il seguente necrologio: « […] Partecipano con profondo dolore che stamane alle ore 5,30 dopo lunga e penosa malattia, munito dei conforti religiosi e della benedizione del Santo Padre è spirato S.E. il Principe Torlonia, Ministro di Stato, Senatore del Regno loro rispettivo fratello, cognato e zio. Roma, lì 8 Aprile 1938». Con il supporto d’importanti rilievi visivi (cinegiornale dell’Istituto Luce), si può notare che il feretro del principe romano (partito da Villa Torlonia sulla Nomentana per poi giungere alla tomba di famiglia, presso la chiesa di San Giovanni in Laterano), fu seguito dalle alte cariche del governo fascista. Lo stesso Mussolini, con comportamento austero e solenne, camminava accanto al fratello Carlo Torlonia (3).

   In questo scenario, altri importanti aspetti della storia fascista caratterizzarono il susseguirsi dei convulsi avvenimenti. Nel mese di maggio, imponenti manifestazioni militari accolsero Hitler: «Dinanzi al Führer ai Sovrani e al Duce sfilano oltre trentamila uomini, 400 cannoni, 400 carri armati e 1000 automezzi in formidabili colonne serrate». Oltretutto, ben trecentomila persone parteciparono all’acclamazione dei due capi di Stato, poi diretti al pranzo ufficiale organizzato a Palazzo Venezia (4). 

   Nello stesso periodo si realizzarono in tutta la Marsica, imponenti manifestazioni riguardanti il ventiquattresimo anniversario della rivoluzione fascista. Affinità così evidenti per mantenere viva una fede collettiva, furono espresse nella prima mostra nazionale del Dopolavoro (Circo Massimo) e nel «Rito Guerriero della leva Fascista solennemente compiuto alla presenza del Duce nella giornata della solidarietà con la Spagna di Franco», con la partecipazione di oltre centomila spettatori, pronti ad applaudire gli atleti partecipanti al «Saggio Ginnico Nazionale» (5). 

Alla vigilia della visita di Mussolini ad Avezzano, le sue precisazioni sulla razza (espresse da Forlì), suscitarono un’eco internazionale: «Gli ebrei in Italia, nel territorio metropolitano, sono 44.000, secondo i dati statistici ebraici, che dovranno però essere controllati da un prossimo censimento. La proporzione sarebbe quindi di un ebreo su mille italiani […] Quindi la partecipazione degli ebrei alla vita globale dello Stato dovrà essere e sarà adeguata a tale rapporto». Esplicite rimangono ancora altre sue dichiarazioni: «Anche nella questione della razza noi tireremo dritto» (6). 

Le grandi manovre nella Piana del Cavaliere (1938)

Del resto, i capisaldi della politica razzista del regime, furono così riassunti nelle indicazioni esternate in cinque punti da Achille Starace, segretario del partito, tra cui vanno annoverati: «Individuazione dei caratteri tipici e permanenti della razza italiana, da Roma ad oggi; Impostazione, continuità e sviluppi dell’azione del Regime in difesa della razza; Nuovi aspetti e nuova importanza del problema, dopo la conquista dell’Impero; La coscienza del problema della razza, in funzione dell’autarchia spirituale della Nazione; Il problema ebraico nel mondo e in Italia» (7). 

   Ad agosto del 1938, ben cinquecento ufficiali e dodicimila soldati furono passati in rivista dal re e da Mussolini, schierati a Colli di Monte Bove durante le esercitazioni militari. Inclusi nelle manovre dell’esercito, i territori di Arsoli, Carsoli, Tagliacozzo, Scurcola Marsicana, Pietrasecca, Pereto e gran parte della statale Tiburtina Valeria. Le parole infuocate di Mussolini, raggiunsero presto tutti i militari che parteciparono all’evento: «Ufficiali, Sottoufficiali, Camice Nere, Soldati! Voi appartenete alla nuova gioventù italiana. Non prepararsi alla guerra è un delitto. Viva il Re!». Ancora una volta, con l’aiuto del prezioso documentario dell’Istituto Luce, intitolato: «Esercitazioni militari del 1938», possiamo renderci conto delle manovre militari tra lo schieramento dei «rossi» contro gli «azzurri», vere e proprie azioni di guerra appoggiate da cannonate e fuoco intenso di mitragliatrici che riempirono l’aria di fumi e di esplosioni: immagini in bianco e nero molto spettacolari, con interi battaglioni che avanzavano impavidi sotto il fuoco delle artiglierie (amiche) (8).

Lo stesso giorno (11 agosto 1938), proveniente da Carsoli, Mussolini giunse in macchina ad Avezzano accolto dalle massime autorità fasciste e da una folla straripante. La sua visita era stata preceduta da una lettera di Pio Marcello Bagnoli indirizzata a «Sua Eccellenza Benito Mussolini Capo del Governo», nella quale si leggeva: «Mentre tutta la Marsica, che per la prima volta ha la singolare ventura di avervi suo Ospite, si stringe compatta intorno a Voi permettendo che il Vescovo di questa terra laboriosa e fedele Vi presenti il proprio rispettoso omaggio» (9).

NOTE

  1. R.Colapietra, cit., p.183. Cfr. O. La Stella, Francesco Ippoliti. Un anarchico abruzzese agli inizi del Novecento, Ianieri edizioni, Pescara 2007; cfr., R.Liberale, La condizione contadina del Fucino in un canto del medico anarchico Francesco Ippoliti, Estratto da «Rivista Abruzzese di Studi Storici dal fascismo alla resistenza», 1985, Anno VI, nn.2-3, pp.269-278.
  2. Il Messaggero, Anno 60° – N.52, Mercoledì 2 Marzo 1938. La Patria in lutto. Cfr. F.Di Tizio, Gabriele d’Annunzio negli anni del tramonto (1° gennaio 1936 – 1° marzo 1938), Ianieri edizioni, Pescara, 2007. Cfr. Il Popolo d’Italia, Anno XXV – N.61, Mercoledì 2 Marzo 1938, Gardone Riviera. Un grande lutto dell’arte e della Patria. D’Annunzio è morto. Cfr. Avanti! Giornale del Partito Socialista Italiano, Anno XLIII – N.8, Milano-Parigi, 3 luglio 1938. Nell’articolo D’Annunzio e il fascismo si legge: «Mussolini ha copiato e copia servilmente le parole e i gesti del poeta, che non ebbe mai un’anima sufficientemente criminale per riuscire a rapirgli, come parve minacciarlo qualche volta, la direzione della grande avventura fascista».
  3. Il Messaggero, Anno 60° – N.85, Sabato 9 Aprile 1938, p.2. Nel cinegiornale si nota il duce che cammina commosso accanto al principe Carlo Torlonia.
  4. Ivi, Anno 60° – N.108, Sabato 7 Maggio 1938. Le manifestazioni militari in onore di Hitler. L’Esercito dell’Italia Imperiale nella grande rassegna sulla Via dei Trionfi.
  5. Ivi, Anno 60° – N.122-123, mercoledì 25 – lunedì 30 maggio 1938.
  6. Ivi, Anno 60° – N.181-182-186, luglio-agosto 1938. Esplicite parole del Duce. Il fascismo e la razza. Idee e pregiudizi. Precisazioni sul razzismo fascista.
  7. Ivi, Anno 60° – N.192, Sabato 13 agosto 1938. I capisaldi della politica razzista nell’indicazione del Segretario del Partito all’Istituto Nazionale di Cultura Fascista.
  8. L’Idea Fascista, Foglio d’ordini delle Federazione dei Fasci di Combattimento di Pisa, Anno XVI, N.46, Le grandi esercitazioni sperimentali dell’anno XVI.
  9. Archivio Diocesano dei Marsi, C, b.97, fasc.2444. Si tratta di una minuta dattiloscritta con alcune annotazioni autografe. Nella lettera, monsignor Bagnoli anticipa alcune importanti questioni riguardanti: l’illegalità delle congreghe di S.Berardo e del SS.mo Rosario di Pescina; come pure la minaccia di un’affermazione protestante e i lavori per ultimare la cattedrale di Avezzano (Diocesi dei Marsi, Un Pastore forte e gentile Mons.Pio Marcello Bagnoli, 1911-2011, Mostra documentaria per il Centenario dell’ingresso in Diocesi, Avezzano, Edizioni Kirke, 3 giugno-25 luglio 2011, pp.52-53).

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