Aielli – Stefano Sisti un giovane imprenditore di Aielli, è l’ideatore di una startup di recente avviata. Sulla Via Tiburtina Valeria, in prossimità del casello autostradale di Celano, ha implementato un sito produttivo di un’innovativa bevanda, Carpe Drink’em.
Lo stesso protagonista dell’invenzione del prodotto e del marchio ci spiega di che si tratta.
IL PROGETTO INIZIALE
“L’idea di Carpe Drink’em è nata, inizialmente, in modo abbastanza casuale, – racconta il giovane imprenditore – anche se, personalmente, ho sempre lavorato in questo ambito. In precedenza, infatti, ho gestito un bar ad Aielli per due anni, tra il 2012 ed il 2014, ho svolto l’attività di cameriere per più di 10 anni ed ho lavorato in giro per l’Italia, negli anni dell’Università a Perugia, anche come bartender e con un catering per grandi eventi.
Grazie anche a queste esperienze, ho realizzato, guardandomi attorno, che il mercato non offriva ancora un cocktail “ready to drink” all’interno di un vero e proprio tumbler da cocktail.
In un mercato che prendeva sempre più piede ed affascinava i consumatori, soprattutto i ragazzi (ma non solo), mancava proprio un ready to drink. Invero, esistevano già dei cocktail pronti da bere, in bustine o in bottigliette di vetro, ma questa tipologia di packaging “costringeva” gli amanti dei cocktail a dover comunque avere un bicchiere in cui versare la miscela per poi poterla bere.
Ho provato così a realizzare un ready to drink a tutti gli effetti, dalla “miscela” al packaging. Il risultato finale è un contenitore apribile con un semplice strappo, pronto per l’uso.
ARRIVA IL FINANZIAMENTO
Per realizzare il progetto, ho dovuto presentare la domanda di finanziamento a Invitalia per il progetto Resto al Sud, che è stato approvato a dicembre del 2020 per l’ammontare di 60 mila Euro, di cui la metà a fondo perduto. L’arrivo dei soldi è stata la condizione imprescindibile per la realizzazione di questo sogno.
Determinante è stata la mia testardaggine a non cambiare mai la mia idea iniziale, nonostante le difficoltà di ogni genere per la realizzazione del prodotto. L’impresa più ardua è stata senza dubbio quella per la costruzione del macchinario “riempitrice” e “tappatrice”, dato che non esisteva inizialmente una macchina che facesse questo specifico lavoro.
Ma le difficoltà erano appena cominciate
UNA BRUTTA SORPRESA!
Dopo l’approvazione del progetto mi sono subito attivato per depositare il marchio Carpe Drink’em, nome e immagine del logo. Con grande sorpresa, però, dopo appena qualche settimana dalla registrazione del marchio, tramite uno studio legale di Torino, mi è stata recapitato a mezzo pec un reclamo che mi contestava la confondibilità del mio marchio con quello di una società appartenente niente di meno che alla potente multinazionale Red Bull. Alla base del reclamo c’era l’assonanza tra Carpe Drink’em e Carpe Diem, marchio con il quale la società austriaca produce bevande analcoliche come la Kombucha. Rischiavo di perdere tutto il finanziamento perché non potevo più registrare il marchio
Mi sono così rivolto all’avvocato Salvatore Braghini, il quale ha contattato lo studio legale torinese e ha escogitato la soluzione vincente, proponendomi di circoscrivere l’originario progetto di un prodotto alcoolico e di uno analcoolico al solo marchio e prodotto alcoolico, inducendo lo studio legale a ritirare il reclamo. In questo modo ho differenziato ulteriormente il prodotto ascrivendolo ad una categoria che eliminava in radice la confondibilità del nome. Ho ripreso a vivere, sono passato dalla disperazione alla speranza! Sarò sempre infinitamente grato all’avvocato Braghini per quanto ha fatto per me!
LA PRODUZIONE IN SERIE
In merito alla produzione dei cocktail, il processo è completamente automatico. Si tratta di una miscela di 8 tipologie di cocktail (gin sour, vodka sour, negroni, cosmopolitan, sex on the beach, whisky sour, daiquiri, pina colada), che viene preparata artigianalmente all’interno di fusti in acciaio inox. In seguito il cocktail viene trasferito nel miscelatore, che lo agita in modo da amalgamare perfettamente tutti gli ingredienti per essere poi trasferito in maniera automatica (attraverso dei tubi di conduzione motorizzati) direttamente nella tramoggia del macchinario, che io chiamo di “Imbicchieramento”.
La confezionatrice dei cocktail è sicuramente il fiore all’occhiello dell’azienda: riempie, tappa ed applica il numero di lotto in maniera completamente automatica alla velocità di 700 cocktail all’ora. Il processo si completa poi con l’etichettatura del bicchiere e con l’applicazione del contrassegno di stato, sicuramente un sigillo di garanzia per la tracciabilità del prodotto.
LE PROSPETTIVE DI CRESCITA
Per quanto riguarda il mercato di riferimento non mi pongo dei paletti: sono aperto ad ogni tipo di collaborazione, anche se per il momento è soprattutto la grande distribuzione ad aver suscitato interesse per i cocktail Carpe Drink’em, tanto da essere già presenti in circa una decina di punti vendita della Carrefour tra il Lazio e l’Abruzzo. Ma guardo con ottimismo al futuro, in quanto altre importanti catene hanno espresso la loro curiosità ed il loro interesse per questo prodotto, che con orgoglio posso dire è senz’altro unico nel suo genere“.