Tagliacozzo – Un racconto triste e commovente il post su Facebook di Alfonso Gargano che, ieri, ha vissuto un’esperienza che gli rimarrà impressa nella mente per tutta la vita.
Mentre Gargano percorreva l’Autostrada dei Parchi per recarsi a Roma ha visto, nel centro della carreggiata, una macchina distrutta dopo un incidente all’altezza dello svincolo di Tivoli.
E’ subito sceso dalla macchina, mettendo le quattro frecce e il triangolo catarifrangente pensando che dentro quell’abitacolo, quasi totalmente distrutto, ci potesse essere qualcuno che aveva bisogno di essere soccorso. C’era Bruno, un uomo semincosciente e incastrato tra le lamiere della sua macchina.
Fino a quel momento nessuno si era fermato, anzi le macchine continuavano a sfrecciare a destra e a sinistra con una certa noncuranza ma Gargano non ci ha pensato due volte a scendere dalla sua macchina e ad avvicinarsi a quella incidentata sfidando la sorte vista la pericolosità della situazione. Ha chiamato subito i soccorsi per quell’uomo cercando nel frattempo di fare tutto il possibile per salvarlo.
Gargano racconta nel suo post: “Le portiere non si aprivano, ne forzo una, sempre da solo, l’uomo era bloccato sotto il volante non respirava e battito zero. Gli libero la bocca dai vestiti, abbasso il sedile ed inizio un massaggio cardiaco, dopo dieci minuti si sveglia e mi dice che si chiama Bruno, vuole la mia mano, io gli prendo la sua. Cerco di tenerlo cosciente, gli parlo, lo tranquillizzo, mi dice grazie accennando un sorriso. Niente da fare si addormenta di nuovo. Intanto ero sempre solo, nessuno si è fermato ad aiutarci. Dopo un po’ arriva la Stradale che mette in sicurezza la viabilità, poi il 118 ed i vigili del fuoco che provano a fare di tutto. Quando l’ho lasciato gli ho detto, Bruno non ti conosco ma ti porterò sempre nel cuore. Sono andato via ed al ritorno ho chiamato il collega per avere notizie. Niente da fare mi ha risposto, non c’è l’ha fatta.”
Gargano fa poi una riflessione: “Questo racconto non per osannarmi, ma semplicemente perché mi domando come è stato possibile che fino all’arrivo dei soccorsi a nessuno è venuto in mente di fermarsi. Lì dentro quella macchina poteva esserci nostra madre, un padre, un fratello, un bambino, un amico o più semplicemente un essere umano che aveva bisogno di aiuto. Forse siamo tutti troppo presi da una vita frenetica che non ci permette più di affrontare situazioni simili.”
Una storia che fa molto riflettere sulla vita frenetica che oggi tutti noi conduciamo e che non ci permette a volte di soffermarci su quello che ci accade intorno e, come in questo caso, sull’importanza di aiutare il prossimo.