Marsica – Nella giornata di oggi, 3 novembre, ricorre la celebrazione di San Berardo, patrono della Marsica e vescovo dei Marsi.
Nato a Colli di Monte Bove nel 1079, a 30 anni, nel 1109, venne nominato vescovo dei Marsi.
Resse la diocesi fino alla morte, avvenuta il 3 novembre 1130, e papa Pio VII ne confermò il culto come beato il 10 maggio 1802.
San Berardo viene ricordato per aver ottenuto nel 1115 tramite Papa Pasquale II la definizione dei confini della diocesi marsicana, ponendo così fine ai numerosi tentativi di autonomia delle chiese locali.
È celebre inoltre il suo testamento, con cui invita a vivere nella fede e nella speranza, rifuggendo i vizi e la materialità, per scegliere l’amore e l’armonia.
“Fratelli miei, mia gloria ed onore, e, dopo il Signore e i suoi Santi, speranza e premio dell’anima mia, vi prego e, per tutto quello che vi debbo, vi esorto e vi ammonisco a conservare fra di voi la carità che è la più grande fra le virtù. Vivete d’accordo e uniti nella fede, nella speranza, nell’umiltà, nella pietà, nella pazienza, nella comprensione, nella castità, nella sobrietà; fuggite i vizi, di cui la superbia è la radice di ogni male, soffocatela ed estirpatela con l’umiltà. Opponete alla bestemmia la devozione, l’accordo alla discordia; la pazienza all’irascibilità, la disponibilità delle vostre cose all’avarizia, la castità alla lussuria, la sobrietà all’ingordigia; superate ogni difetto con la preghiera, la mortificazione, con l’essere vigilanti e con l’aiutare gli altri. Per quello che potete, cercate di essere ammirati per il vostro comportamento e non per il vestito o per altre futili vanità. Studiatevi di piacere a Dio; rimanete fedeli alla vita comune, andando d’accordo in chiesa, a refettorio, nel coro, nell’osservanza dei doveri quotidiani. Abbiate un solo cuore, una sola mente, una sola volontà, comportandovi in tutto all’unanimità. E’ meglio essere nel bisogno che possedere il superfluo; è necessaria più la santità che la vanità. Niente ci sia in voi che possa dare scandalo o suscitare meraviglia. Se anche dovesse sorgere fra di voi qualche motivo di disaccordo, fate che in giornata torni l’armonia, che il sole non tramonti sulla vostra ira. L’odio non trovi motivo di alimento; e non siate causa di danno alle anime trasformando in trave la festuca. Così, fratelli, se resterete in sincero amore fra di voi, otterrete infallibilmente il frutto dell’amore, che è la vita eterna”.