Il Giappone, con il suo straordinario fascino derivato da un mix unico di antica tradizione e modernità all’avanguardia, è da sempre una calamita per i turisti di tutto il mondo. Negli ultimi anni però, il numero di visitatori è cresciuto a livelli senza precedenti, arrivando a quell’overtourism che rischia di compromettere proprio l’autenticità e la bellezza che hanno reso questo paese così attraente.
Le statistiche parlano chiaro: nel 2023, dopo la riapertura delle frontiere internazionali post-pandemia, il turismo in Giappone ha avuto un’impennata sostanziale di visite tra visitatori fai da te e viaggi organizzati (a tal proposito suggeriamo di dare uno sguardo alle proposte di Stograntour.com per i viaggi di gruppo in Giappone) con circa 25 milioni di turisti stranieri. E le proiezioni per il 2024 sono ancora più impressionanti: l’obiettivo è di raggiungere i 60 milioni di visitatori. Un aumento esponenziale che affonda le radici nelle politiche di promozione turistica avviate durante il premierato di Abe Shinzo, volte ad attrarre sempre più turisti asiatici e occidentali.
Ma non sono solo i numeri a raccontare la storia dell’overtourism. Sono soprattutto le sue conseguenze tangibili. Basta passeggiare per le strade di Tokyo, Kyoto o Osaka per toccare con mano il sovraffollamento e la congestione causati dalla massa di turisti. Stazioni ferroviarie e metropolitane stipate all’inverosimile, monumenti iconici come il Fushimi Inari o il Kinkaku-ji presi d’assalto, quartieri tradizionali come Gion a Kyoto trasformati in set a cielo aperto per selfie e Instagram.
L’impatto di questo overtourism non è solo estetico o di comfort. C’è un prezzo da pagare anche in termini ambientali e sociali. Un esempio significativo (ben prima dell’emergenza pandemica) è il caso dei cervi sacri di Nara morti per aver ingerito rifiuti plastici lasciati incautamente dai visitatori. Il sovraffollamento turistico incide anche sull’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti e dei generi di prima necessità, rendendo la vita sempre più difficile per i residenti locali. A questo si aggiunge il senso di marginalizzazione e di perdita di identità che può colpire intere comunità, costrette a vivere in città che sembrano sempre più costruite per il turista e sempre meno per i suoi abitanti.
Ma forse l’aspetto più preoccupante è il rischio che l’overtourism mini alle fondamenta proprio ciò che rende il Giappone così speciale: la sua cultura millenaria, le sue tradizioni uniche, la sua raffinata arte dell’ospitalità. Il turismo di massa porta inevitabilmente con sé comportamenti inappropriati, mancanza di rispetto per i costumi locali e una standardizzazione che annacqua l’autenticità dell’esperienza. Quando le geishe diventano attrazioni da fotografare e i templi luoghi di ressa, è chiaro che si è andati oltre il semplice turismo.
Luoghi simbolo come il castello di Himeji o il quartiere delle geishe di Gion hanno già dovuto correre ai ripari, aumentando i prezzi d’ingresso per i turisti stranieri o vietando l’accesso ai vicoli privati. Ma queste sono solo soluzioni tampone. La vera sfida è trovare un equilibrio sostenibile tra la giusta valorizzazione del patrimonio turistico e il rispetto per l’ambiente, la cultura e la qualità della vita dei giapponesi.
Una strada percorribile è quella di promuovere destinazioni meno battute, piccoli borghi rurali o isole remote ancora immuni all’overtourism. Questi luoghi, oltre a rappresentare una soluzione concreta al sovraffollamento, possono offrire un’esperienza più intima e autentica ai visitatori. Tuttavia, non è sufficiente spostare il flusso turistico: è necessario anche un impegno educativo. Le istituzioni e gli operatori turistici dovrebbero promuovere una maggiore consapevolezza nei visitatori, sensibilizzandoli al rispetto delle regole e delle tradizioni locali.
Un esempio interessante è rappresentato dalle campagne di sensibilizzazione condotte nei pressi di Gion a Kyoto, dove sono stati introdotti segnali e avvisi multilingue che invitano i turisti a non disturbare le geishe o a non scattare foto senza permesso. Allo stesso modo, i gestori delle piattaforme di affitto turistico come Airbnb hanno iniziato a collaborare con le autorità locali per garantire il rispetto delle normative e il controllo degli alloggi disponibili.
Il Giappone merita di essere scoperto e amato in tutta la sua meravigliosa complessità. Ma perché questo amore duri nel tempo, dovrà essere un amore gentile, attento, rispettoso. Solo così l’incanto del Sol Levante potrà continuare a brillare, senza essere offuscato dalle ombre dell’overtourism.