Una volta, non molto tempo fa, si potrebbe dire, c’era una volta, nelle nostre povere case si usava il pane e il companatico, quanto era possibile consumarla, la prima colazione e variava da soggetto a soggetto. L’adulto a volte riutilizzava gli avanzi del pasto della sera prima o beveva un fresco uovo, a volte pure gli adolescenti o semplicemente pane e companatico, per Opi “Chembaneje”. Ai piccoli una zuppa di latte e pane.
Al pane sono legate alcuni detti, ne riporto solo alcuni, ancora oggi in uso: “E’ bbone come le pane” oppure: “Pane e cepolla alla casa te” che sta a ricordare la piaga dell’emigrazione o il lavoratore sotto padrone. Io che sono figlio di fornaia e di mulattiere, queste cose da giovane le ho vissute. Il pane assume una grande importanza presso tutte le popolazioni, in sostanza era (ed è) l’alimento essenziale per la cucina dei poveri e dei ricchi.
Anche le famiglie dei benestanti e soprattutto se allargate panificavano anche con farina bianca e rossa, mia madre negli anni che ha fatto la fornaia, cuoceva con il forno a legna, per le famiglie a volte anche, anche tre infornante ed ogni infornata era formata da almeno venticinque “Pagnotte”. Questo pane, oltre ad essere usato a colazione, come detto innanzi, veniva usato anche in campagna nei boschi e lungo il pascolo delle greggi.
I companatici erano: I formaggi, le uova, le verdure, la salsicce, le cipolle, e i derivati del maiale, mentre nei nuclei di famiglie pastorali la prima colazione era costituita dalla “Mpaniccja”. Il pane raffermo invece veniva mescolato con verdure e fagioli e gli ingredienti, fatti cuocere in una “Pegnata di coccio” per poi versarli nella zuppiera di pane raffermo fatto a pezzi, nel periodo estivo con il pane si faceva “La Panzanella”. La pasta veniva fatta in casa e di solito accompagnata da fagioli, ceci e lenticchie, da non dimenticare il ruolo importante della patata che offriva e offre una svariata gamma di piatti.