Paradosso sicurezza: al Classico il sindaco e le forze armate parlano di “Città sicura”, alla Stazione una banda di marocchini rapina un 16enne

Avezzano. A un mese dalle elezioni, un convegno all’aula magna del Liceo Classico, per discutere di sicurezza.

“Per una città più sicura, misure di contrasto alla criminalità organizzata” è il tema dell’incontro organizzato ieri dal sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio, a cui hanno partecipato i massimi vertici regionali di polizia, carabinieri e guardia di Finanza.

L’idea del sindaco, che sarà presentata al prefetto dell’Aquila, è quella di dividere Avezzano in quattro aree e ognuna assegnarla a un corpo diverso, così che non si soprapponga il lavoro dei diversi rappresentanti delle forze dell’ordine.

Fatto sta che il caso, ieri pomeriggio, ha voluto che mentre l’amministrazione comunale incontrava gli ufficiali al Classico, un nuovo episodio della criminalità a cui Avezzano è purtroppo abituata, si è verificato a Piazzale Kennedy.

La chiamata di soccorso è arrivata ai carabinieri. Un ragazzino di 16 anni è stato accerchiato da un gruppo di uomini, presumibilmente marocchini, che lo hanno rapinato del cellulare. Un episodio che ha lasciato il 16enne marsicano sgomento. Il telefono aveva un valore di circa 170 euro ma non è questo il problema.

È più grave il fatto che la zona ha delle telecamere di videosorveglianza ma i responsabili dalle immagini non sono riconoscibili, in quanto gli apparecchi non puntano sul preciso luogo dove è accaduto il fatto.

La pattuglia dei carabinieri è arrivata subito ma, come è facile immaginare, i malviventi sono riusciti a dileguarsi nel nulla prima che arrivassero i controlli.

La situazione di piazzale Kennedy, di piazza Matteotti e di tutta l’area della Stazione di Avezzano la conoscono tutti. Un avezzanese ha perso la vita dopo essere stato picchiato selvaggiamente alla Stazione. Sono all’ordine del giorno risse, accoltellamenti e episodi violenti. Una prostituta in piena notte è stata rapinata. Il testimone è stato sfigurato, da un connazionale, con della benzina che gli è stata gettata addosso prima del processo.

Sono intervenute anche le Ferrovie dello Stato che hanno chiuso di notte il sottopasso. Ma non basta. Come non bastano gli uomini delle Forze dell’ordine sulle strade. Perché una pattuglia del nucleo radiomobile che gira un territorio ampio come quello della Marsica, non può contenere episodi che accadono in territori lontani da loro decine e decine di chilometri. Allo stesso modo le stazioni sono invase da decine e decine di denunce quotidiane. Lo stesso vale per il commissariato e per le altre forze in campo.

È vero che il fenomeno dei furti è in calo, presumibilmente anche grazie al buon lavoro che fanno molti rappresentanti delle forze dell’ordine (come sottolineato ieri durante alla conferenza al Classico) ma è pur vero che la percezione del crimine da parte dei cittadini è forte. Come in ogni mestiere c’è chi lavora meglio, chi peggio e chi per niente, ma questo lo si mette in conto.

Ma si chiedono i risultati. Come si chiede da anni che torni il presidio di polizia all’ospedale, dove la gente entra ed esce di notte indisturbata. La vigilanza privata evidentemente non basta. Si chiede certezza della pena per chi delinque e si chiede che il buon lavoro che svolgono gli agenti di polizia e degli altri corpi non venga vanificato nel giro di pochi minuti. È vero: sono le leggi l’anello debole. E allora, chi può, che le cambi queste leggi. Ma non solo con un annuncio sui giornali che lascia il tempo che trova.

Che la politica investa sulla sicurezza. Non solo con le parole, a un mese dalle elezioni, ma anche con i fatti, che rimangono, nel tempo. Il generale dei carabinieri Michele Sirimarco ha ragione su una cosa su tutte: “Un sistema che va aggiornato e tutti dobbiamo fare la nostra parte”.

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