Lecce Nei Marsi – La passeggiata ecologica con un gruppo di 25 persone è partita dall’antico borgo di Lecce Vecchio, dove spiccano i ruderi del castello del XIII e XIV secolo, un centro medievale ricostruito su filari di pietre che sono di epoca romana, molto simili a quelle basi di fondazioni presenti nel sito di Alba Fucens , costruito dai Marsi nel periodo romano dal IV secolo a.C. fino al XIII e XIV secolo.
Nel percorso si ammirano i casali rinascimentali di Lecce Vecchia con diverse localizzazioni nel tempo, un po’ a causa dei terremoti e un po’ perché la gente si spostava per seguire quelle che erano le attività economiche più importanti come l’agricoltura. Lungo il sentiero, la prima tappa nel bosco è una sorgente naturale che scorre su una pietra rotonda a forma di recipiente denominato “IL POZARELLO”, proseguendo nel percorso, dopo aver attraversato una faggeta e una radura abbastanza acclive si arriva nell’antica cava di “BAUXITE” che in quegli anni veniva estratta e trasportata con i muli fino alla Ferriera di Bisegna, per poi raffinarla e estrarre l’alluminio e ferro utilizzati per le costruzioni.
Più avanti nel sentiero si arriva nel punto identificato dalle tre tabelle dove comincia il Parco Nazionale d’Abruzzo.
Poco più avanti si incontra il “fontanile Le Prata” e poco più avanti inizia l’altipiano “Le Prata” con piccole sorgenti di acqua naturale e mucche al pascolo che esaltano la bellezza dei posti naturalistici del Parco Nazionale d’Abruzzo. In questo luogo tra le tante specie di vegetazione vive una pianta selvatica che produce bacche di ramen di cui l’Orso Marsicano è ghiotto, per questa ragione è divenuto un punto di avvistamento con i binocoli, per osservarlo la mattina presto quando esce dal bosco per mangiare per poi rientrarvi fino all’imbrunire quando esce di nuovo.
Quest’area con un progetto innovativo del Comune di Lecce Nei Marsi con Il Parco Nazionale, con l’ Associazione Cacciatori e la Scuola Agraria di Avezzano unitamente al contributo della di Avezzano è stato costruito un campo alimentare aperto con alberi da frutto, con lo scopo di nutrire l’orso in alta montagna al fine di evitare gli spostamenti per la ricerca di cibo fuori dal Parco Nazionale.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo è il Primo sito dell’UNESCO in Italia per la biodiversità e il primo sito in assoluto in Abruzzo, che si sta cercando di valorizzare al meglio anche sotto l’aspetto turistico per condividere il più possibile tante bellezze.
Si dà merito all’Università della Tuscia col professore Piovesan Gianluca con il suo staff, che si è impegnata a portare avanti uno studio iniziato con un’intuizione del botanico dott. Loreto Grande di Villavallelonga, che si rese conto della particolarità di alcuni faggi così enormi e vecchi collocati in modo discontinuo nelle faggete (un po’ qui un po’ la) con il pregio di aver avuto un ciclo vitale continuo dalla nascita e quindi di essere testimoni del tempo. I faggi che sono stati intercettati dall’università erano quelli più difficili da raggiungere e antieconomici da tagliare a circa 2000 m.s.l.m. e scomodi da trasportare, cosi sono rimasti lì come la natura gli ha creati in quasi 600 ettari di territorio, non sono raggruppati ma sparsi dentro le faggete che di tanto in tanto se ne trova qualcuno.
Solo per comprendere, nel territorio circostante si produceva il carbone, la calce e si estraeva la bauxite, per queste attività occorreva energia che veniva prodotta dalla legna proveniente dai faggi, per questa ragione le faggete venivano tagliate e per questa ragione è difficile trovare faggi che siano rimasti intatti per tanti secoli. L’Università della Tuscia dopo giusto sessant’anni ha accolto la sfida portando avanti gli studi sulle faggete, che hanno portato oggi alla scoperta di questa meraviglia del Parco Nazionale d’Abruzzo, la più antica di tutte le Faggete Vetuste riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità, con molti esemplari di faggi che superano i 600 anni di età, infatti ad oggi è la più antica del mondo.
In questo habitat i Faggi così longevi quando muoiono, nella maggioranza dei casi, è per cause attribuibili ai funghi saprofiti che attaccandosi al tronco, nel tempo, interrompono il passaggio della linfa vitale e pian piano portano alla morte del faggio che li ospita. Quando il faggio muore, il tronco marcio ospita un particolare e rarissimo insetto il cerambice del faggio che è un coleottero della famiglia Cerambycidae, noto per la particolare colorazione nera e blu e per i ciuffi neri presenti sui segmenti delle antenne, è anche tra i più grandi rappresentati dell’ordine dei Coleoptera grazie alla lunghezza del corpo che può arrivare fino a 40 mm.
Ha attirato l’attenzione un faggio che ha inglobato una croce in ferro deposta sulla tomba del brigante Piccione morto durante una battaglia in cui cento briganti persero la vita, da qui il nome della località in “Selva moricento”.
Il Vice Sindaco e Vice Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo Augusto Barile che ha guidato e fatto da Cicerone al gruppo in questa scoperta delle bellezze naturalistiche, ha ringraziato per la partecipazione, il Presidente dei Lions Club di Avezzano Dott.ssa Annunziata Morgani ai soci, a tutti i componenti del FAI e tutti gli altri partecipanti.
Il Vice Sindaco e Vice Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo Augusto Barile ha concluso la magnifica esperienza con queste parole
“ricordatevi questo momento, stiamo camminando sulla meravigliosa vegetazione dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità da circa due anni, adesso ci auspichiamo che si avvii un programma di valorizzazione di questi posti, con l’incentivazione ai percorsi turistici come quello di oggi, una bella passeggiata ecologica di circa 12 km, con la sosta per mangiare al rifugio della “CICERANA “( dove ci sono anche 15 posti letto per chi desidera pernottare) per riavviarci nel pomeriggio verso Lecce Vecchia (il punto di partenza). Un grazie di vero cuore a tutti voi per aver partecipato sperando che la visita sia stata di vostro gradimento e quindi di buon auspicio per il ritorno”.