Una giornata di commemorazione ed unione quella che si è svolta ieri, domenica 3 marzo, presso il santuario di San Gabriele in Abruzzo: oltre 10.000 penne nere si sono radunate nel ricordo degli alpini caduti a Selenyj-Jar durante la campagna di Russia nel dicembre del 1942, ricordata anche come la battaglia del “quadrivio insanguinato”, dove caddero tanti alpini abruzzesi.
II 32esimo raduno, organizzato dall’associazione nazionale alpini (A.N.A.), sezione Abruzzi, e dal Gruppo di Isola del Gran Sasso, ha visto la partecipazione di migliaia di ex alpini provenienti sia dall’Abruzzo sia da altre regioni italiane e delegazioni dall’estero: il lunghissimo corteo, che ha avuto inizio da Isola del Gran Sasso fino ad arrivare al santuario di San Gabriele, ha emozionato i tanti presenti accorsi per non perdersi una manifestazione che da anni rende onore al corpo degli alpini di tutto il mondo.
Alle ore 12 Padre Raffaele De Fulvio ha officiato la messa in suffragio dei caduti della campagna di Russia del 1942, ponendo l’accento sull’importanza della coesione di questo corpo, vanto dell’intera nazione: un momento toccante della cerimonia è stata la lettura della preghiera dell’alpino da parte di Tonino Di Carlo, consigliere nazionale dell’associazione alpini, che ha portato i saluti anche del presidente nazionale Sebastiano Favero, non presente per impegni.
“Perché i figli conoscano e tramandino ai nipoti le gesta dei padri”: la battaglia di Selenyi Jar è un episodio di eroismo, coraggio e dovere che gli alpini hanno scritto nel tragico libro della Campagna di Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Solo 150 alpini dei 1.600 partiti rividero le montagne d’Abruzzo. Dei tre ufficiali del Battaglione L’Aquila solo Prisco, Fossati e Vitalesta tornarono a casa.
Foto: Conti Manuel / Martina Nicolai
