Avezzano – Data la notizia del primo incontro tra realtà associative che si terrà domenica 9 marzo alla sede della Pro Loco di Avezzano, desidero esprimere alcune riflessioni in merito al percorso verso il Pride 2025 ad Avezzano. Le mie perplessità su manifestazioni come i Pride sono già note: dunque, anche la mia partecipazione non è scontata, ma dipenderà dagli sviluppi della discussione, dai contenuti della stessa e dalla capacità di instaurare un dialogo serio con tutte le forze politiche e sociali, di qualsiasi schieramento.
Ho avuto nei giorni scorsi una prima interlocuzione con Nello Simonelli, consigliere comunale di Avezzano, a seguito della quale entrambi abbiamo concordato sull’importanza di evitare eccessi definitori, che potrebbero limitare la comprensione reciproca. Spero che le interlocuzioni possano allargarsi anche ad altri attori sociali e politici. Prima di auto etichettarci o essere etichettati come eterosessuali, gay, trans, di destra, di sinistra, di centro o altro, siamo persone che vivono nel contesto marsicano, ciascuno con una propria dignità. Questo principio, insieme al comune senso di appartenenza al territorio, dovrebbe guidare le azioni di tutti noi e l’impegno di ciascuno per una società ancor più equa, rispettosa delle individualità e delle regole della convivenza civile, in raccordo con le istituzioni locali e superando etichette limitanti.
È importante riconoscere che vi sono degli estremismi anche all’interno del movimento LGBT, che ho toccato con mano anch’io in prima persona, in grado di ostacolare il dialogo e l’inclusione. Personalmente, respingo con forza l’approccio culturale woke, nato nei campus americani, basato su un moralismo coercitivo e sull’essenzialismo identitario, ossia sulla tendenza a categorizzare le persone esclusivamente in base al proprio orientamento/identità sessuale, e quindi in base all’appartenenza a gruppi sociali giudicati, a seconda dei casi, come oppressi o privilegiati.
L’identità e l’orientamento sessuale rappresentano solo degli aspetti, non sono sufficienti di per sé a definire una persona. Tale approccio, oltre ad essere superficiale, è foriero di inutili divisioni: per questo motivo, occorrerebbe evitare di inserire nel manifesto del Pride richieste ideologiche ed irricevibili, che potrebbero mettere a rischio i rapporti istituzionali ed i progressi finora ottenuti. Partiamo da qui, per provare a costruire un consenso trasversale intorno a poche ma ben chiare istanze universali, a cominciare dal rispetto integrale della persona in quanto tale e dal contrasto ad ogni forma di discriminazione, qualunque ne sia l’origine.
Nella Marsica, non possiamo fare a meno di ricordare il coraggio di una figura come quella di Tatiana Borsa, scomparsa più di 10 anni fa, tra le prime persone in assoluto in Italia ad aver intrapreso un percorso di transizione, ancora oggi amata e ricordata con affetto da tutta la comunità avezzanese e marsicana. Credo sia doveroso organizzare degli eventi in sua memoria, dato che, in tempi molto più difficili degli attuali, è riuscita a farsi apprezzare da tutta la comunità locale, al di là dei pregiudizi.