Prima dell’orso e del camoscio: predatori e prede di 10 milioni di anni fa

Opi – Il 3 aprile del 1993 si tenne, a Pescasseroli, capitale del Parco, una conferenza dal tema: “La scoperta del primo giacimento di vertebrati fossili nel Parco”. Per la verità la scoperta fu fatta all’infuori nell’area Parco, nella zona di Scontrone, piccolo centro montano nelle vicinanze di Alfedena, l’antica Aufidena Sannita.

Presero parte al convegno, oltre all’Ente Parco, il Comune di Scontrone, l’allora Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano della Cinquemiglia, la Soprintendenza Archeologica di Chieti e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Che l’Abruzzo sia Regione preistorica lo dimostrarono i molti ritrovamenti di selci paleolitici, avanzi neolitici e avanzi umani che lasciarono credere ad una civiltà cavernicola. Le vestigia dell’età del ferro sono di carattere essenzialmente funebre, così fu detto.

Il territorio del Parco, non è stato, o è stato solo in parte, interessato da programmi di ricerca storico-archeologica, ad esclusione di pochi interventi di scavo effettuati prevalentemente sui limiti della fascia di protezione esterna (grotte di Achille Graziani, il Riparo del Fauno, Amplero, Alfedena, e molte altre zone sono rimaste inesplorate).

La ragione di tale mancanza è da attribuire, fu detto dai convegnisti, a una generale tendenza a considerare il Parco come oasi di bellezze naturali. A favorire questo fenomeno c’è una storiografia, molto spesso, superficiale e fantasiosa.

Al convegno che si tenne a Civitella Alfedena nel maggio 1987, dibattito promosso dalla Pro loco di OPI e organizzato dall’Orsa, vennero fuori molte notizie interessanti circa le popolazioni Italiche. Gli insediamenti, le relative necropoli e la quantità di reperti hanno definitivamente cancellato l’immagine di popolazioni rozze, montanare e dedite solo alla pastorizia. Le genti del Parco emergono ora alla luce della storia con il proprio patrimonio culturale, in attesa di essere conosciuto dall’uomo moderno, così come conosce il Parco, come natura.

Tra le personalità presenti al quel Convegno, oltre naturalmente dell’allora direttore del Parco, Franco Tassi, c’erano il prof. Umberto Crescenti, rettore dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti, il dott. Paul Mazza del Dipartimento di Geologia e Panteologia dell’Università di Firenze, il dott. Giuseppe Aruta dell’Università di Firenze, il dott. Marco Rustioni, anch’esso di Firenze, Giorgio Boscagli del Centro Studi Ecologici del Parco, la prof.ssa Patacca Etta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e la dott.ssa Maria Rita Sanzi, inoltre Rossi e Agostini dell’Università di Chieti.

Concluse la conferenza il prof. Antonio Praturlon della cattedra di Geologia di Roma. Questi alcuni dei testi delle relazioni trattate al convegno: “Il Parco come stimolo e integrazione tra conservazione e ricerca”, “La Geologia per l’Abruzzo”, “Fauna di Scontrone, faune miocene Italiane”, “Caratteri stratigrafici del giacimento di Scontrone”. Alla fine del dibattito si affermò che prima del lupo e del camoscio, abitava queste parti d’Abruzzo il cerbiatto a cinque corna.

Si trattava di 10 milioni di anni fa e concludiamo con le parole di un manoscritto di Leonardo da Vinci: “Tutti gli animali che anno l’ossa dentro alla loro pelle che sono stati coperti da fanghi de’ diluvi de’ fiumi discosti a l’ordinari letti improntati e rinchiusi in tali fanghi…inconsumata la lor carnosità e intestine e sol nel restare l’ossa discomposte nel fondo della cavità…il fangho se risecho dell’umido acquoso e piglia l’umido vissioso e fassi pietra rinchiudendo cose che in lui si trova”.

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