In vista del primo Abruzzo Pride annunciato ad Avezzano nel 2025, previsto tra giugno e luglio, l’attivista transgender marsicana Francesca Riccitelli invita le associazioni, il mondo LGBT e chiunque abbia a cuore il dibattito su questi temi, a riflettere sul recente appello lanciato da Paola Concia ed Alessio De Giorgi dalle pagine de Il Foglio, per un nuovo riformismo e contro il rischio di massimalismi ideologici.
“Sicuramente l’evento rappresenta una novità assoluta nel panorama marsicano, destinato a generare un dibattito anche aspro tra linee di pensiero diverse. Dalla lettura dei documenti politici degli anni passati, percepisco una chiara tendenza alla radicalizzazione delle istanze, spesso portate avanti utilizzando un linguaggio che potrebbe essere reso più comprensibile, facendo ricorso sistematico, ad esempio, all’utilizzo del femminile sovraesteso, il quale, pur rappresentando una scelta potenzialmente incisiva da un punto di vista politico, rende sicuramente più difficile la comunicazione con chi è distante dalla realtà LGBT o dalla linea femminista”, afferma Francesca.
“Forse occorrerebbe essere più pragmatici e concreti. Noto una tendenza a soffermarsi su punti che potrebbero essere percepiti come controversi e/o non direttamente attinenti alle problematiche quotidiane che riguardano le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender, mi riferisco ad esempio a temi come l’anticapitalismo, l’antispecismo, la questione palestinese, la non monogamia, la gestazione per altri, la possibilità di cambiare genere con una semplice autodichiarazione o la richiesta di accesso ai bloccanti della pubertà da parte di persone minorenni. A mio parere sono tematiche troppo grandi, complesse e divisive, spesso ancora oggetto di approfondimento scientifico e su cui non vi è una visione comune nemmeno nel mondo LGBT”, continua la giovane.
Francesca, impegnata da anni sul territorio marsicano, ci tiene a rimarcare il proprio legame con esso: “Ho una connessione emotiva molto forte con la Marsica e con Avezzano, essendo nata, cresciuta e vivendo qui. A seguito del mio coming out e della sentenza di rettificazione anagrafica, ho ricevuto un sostegno ed un calore umano che mai avrei immaginato e di questo sono molto grata. Penso che oggi la società italiana sia più aperta che in passato a discutere di determinate tematiche, ma ciò andrebbe fatto nel modo giusto, sgomberando il campo da argomenti divisivi e portando avanti istanze ragionevoli, comprensibili, con un linguaggio che possa risultare più chiaro ed accessibile alle persone comuni.
Anche la politica, che solitamente dovrebbe essere lo specchio della società, si sta interessando sempre più a questi temi. Il dialogo non va temuto, anzi esso andrebbe favorito sempre, anche laddove appaia più difficile. Le nostre vite non possono e non devono divenire terreno di scontro tra opposte ideologie”.
Francesca conclude poi affermando: “Sono sempre pronta a dare il mio contributo per la lotta alle discriminazioni e per sensibilizzare all’inclusione sociale. Tuttavia spero vivamente che, in un futuro non troppo lontano, non si avverta più il bisogno di organizzare dei Pride, e che possa aprirsi una riflessione anche su modalità diverse di portare avanti la sacrosanta battaglia per i diritti civili. Dovremmo abbattere i muri della discriminazione, anziché crearne di nuovi”.