Riflessioni di Maria Assunta Oddi sull’attualità pedagogica della Pasqua nella Divina Commedia

Riflessioni di Maria Assunta Oddi sull'attualità pedagogica della Pasqua nella Divina Commedia
Riflessioni di Maria Assunta Oddi sull'attualità pedagogica della Pasqua nella Divina Commedia

Dante rincuora l’umanità nel considerare la vita una congiuntura di astri che se conduce su sentieri pellegrini nel gorgo resuscita con la fede la speranza di vita nuova. L’ordine di questo mondo benché, spesso sconvolto da guerre e disastri naturali, segue l’ordine inerente al movimento dei cieli metafisici. Se questo è vero, accostarci alla Pasqua per i credenti significa essere illuminati dalla luce della divina grazia che dirada le tenebre dell’errore e ci ridona la visione chiara della nostra essenza e del nostro destino.

Tramite la ricerca incoercibile verso l’infinito e l’eterno Dante giungerà all’intuizione centrale della Divina Commedia come giustificazione tramite l’amore misericordioso di Dio del nostro “essere” e del nostro “esserci”.
Il “Poema Allegorico” racconta un viaggio immaginario compiuto da Dante nei tre regni dell’Aldilà durante la Settimana Santa, per raccontare un itinerario personale verso la salvezza spirituale, ma anche per offrire un modello morale rivolto a tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. In tal senso il pensiero dantesco acquista un valore nella contemporaneità tramite l’invito a riflettere sulla necessità, di fronte ad un mondo malato e ferito da conflitti ed ingiustizie, a credere nel sogno della fratellanza in nome di un unico Padre.

Nonostante le difficoltà del dialogo tra i popoli, le disuguaglianze economiche ed ideologiche, oggi allargate dalla pandemia, dal divario digitale, dall’iniqua distribuzione delle risorse, dalle guerre causate dalla recente drammatica questione ucraina, è necessario perseverare nel dialogo pacifico.

Anche Dante era convinto di vivere un’epoca di profonda crisi dove l’Impero e la chiesa lottavano per il potere temporale mentre l’odio tra le fazioni politiche insanguinavano la sua Firenze, eppure indicò all’uomo del Medioevo la dritta via superando lo smarrimento dovuto al sonno della ragione.

Il suo cammino esistenziale come liberazione dal peccato soprattutto oggi, nell’era del frastuono mediatico e della cultura del nichilismo edonistico, rappresenta un “esempio” da seguire lasciandosi sfiorare dalla bellezza formale e contenutistica, come direbbe il critico letterario De Santis, per aprire il cuore e la mente alla solidarietà come condivisione di un unico spirito.

Dante è, a mio avviso, presente e utile alla coscienza moderna perché utilizzando il linguaggio del mito, che ci invita a chiudere gli occhi per immergersi in un’atmosfera onirica, educa alla libertà della creazione.

I giovani che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado sono invitati allo studio delle terzine dantesche si appassionano, proprio come Ulisse, alla conoscenza dei vizi e delle virtù umane per ribadire la dignità di ogni essere vivente nel suo desiderio di crescita nell’ottica della metamorfosi. E’ naturale metaforicamente rappresentare la terzina del folle volo di Ulisse “fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtude e canoscenza” con l’immagine di un bruco che diventa farfalla.

Un capolavoro di retorica e persuasione, come quello della Divina Commedia, in questi giorni preparativi della Pasqua, ci invita a credere nella vita, nella pace, nel perdono e nell’amore fiduciosi dell’abbraccio di un Dio che dalla croce ci ha reso fratelli.
“Dell’amore non sappiamo nulla se non che l’amore è tutto. Ecco perché ne scriviamo tanto. Perché se non scrivessimo di tutto di cos’altro potremmo scrivere?” (Emily Dickinson).
Con questi versi auguro a tutti i lettori una Serena Pasqua nel segno della rinascita.

Metamorfosi.

 Nel tempo delle scelleratezze e dell’indulgenza

Degli ameni inganni e degli arditi voli l’uomo nuovo

E’ angelo ribelle che aspira al cielo come fiore disseccato

Sulla goccia della chiara rugiada dove brilla il sole.

Il nostro cuore è vela navigante nell’azzurro notturno

Che nell’ampia solitudine delle ombre disperato e divino

Si fa vestibolo di rosolacci al canto dell’allodola.

Varia nell’alba folgorante all’ora marcata dal fato

A misura che cambi il luogo del dolore la bussola

Del nostro frenetico andare senza senso.

Eppure è così grande e affascinante l’amore

Che nessun superbo ghiacciaio

Né il grande mare procelloso e terribile

Né il deserto con la sua vastità ardente

Può colmare il suo vasto orizzonte.

Le vette delle alte montagne

Le viscere della terra, gli abissi del mare

E le altezze dell’universo non sono infinite come 

L’amore.

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